Diario Nyarlatotep Teo's campagna
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DAY 1:
10-JAN-1925 SAB:
siamo a NY nel nostro club ROTARY. Ad Alain è arrivato telegramma da londra di fine NOV-2014 da parte di JACKSON ELIAS che richiede supporto investigativo. Si intuisce che abbia indagato su SPEDIZIONE CARLYLE.
11-JAN-1925 DOM:
a casa di Henry conosciamo Philip. Lo paga fino al 10-FEB-1925. Il giorno dopo Philip andrà a vedere navi da Londra e pedinare JACKSON ELIAS.
12-JAN-1925 LUN:
Alain + Angela vanno alla PROSPERO PRESS per parlare con JONAH KENSINGTON. Non lo trovano. Lasciano biglietto che li richiami. Segretaria dice nessuna missiva da JACKSON ELIAS. KENSINGTON torna il 13 o 14.
13-JAN-1925 MAR:
niente
14-JAN-1925 MER:
niente
15-JAN-1925 GIO:
Alain ha novità: Ha ricevuto una telefonata da un agitatissimo JACKSON ELIAS: è arrivato da qualche giorno (probabilmente da lunedì) e ci vuole stasera nella sua stanza dell'HOTEL CHELSEA alle 20,00. Dice che deve uscire immediatamente perché vuole cercare l'ultimo tassello. Secondo lui, i membri della spedizione CARLYLE sono ancora vivi!!
Arriviamo alle 19,55 con Philip e 3 tirapiedi. Stanza 410. Philip sfonda la porta. 3 tizi che freddano i tirapiedi e stendono Philip. 2 scappano su HUDSON NERA targa NY484. I tizi sono neri di origine keniota.
JACKSON ELIAS è morto sgozzato e gli hanno fatto un segno sulla fronte (tipo un sole, Alain fa calco su fazzoletto).
Acquisiamo:
REF 2: biglietto da visita "IMPORTAZIONI EMERSON". Sul retro del biglietto è scritto SILAS N'KWANE, nome keniota
REF 3: lettera nelle tasche di JACKSON ELIAS del 7-nov-1924 da università di Harvard firmata da Miriam Atwright
REF 4: nel bagno astuccio con biglietto da visita della fondazione PENHEW di Londra, direttore Edward Gavigan
Arriva la polizia, tenente MARTIN POOL. Lo convinciamo della nostra estraneità e buona fede. Chiede la disponibilità alla collaborazione di Alain dopo che ha riconosciuto i tre cultisti come kenioti. Alle 23 ci rilasciano dicendo di tenerci a disposizione.
16-JAN-1925 GIO:
Alain + Angela vanno alla casa editrice. Jonah è sconvolto, ma accetta di mostrarci le carte che ha ricevuto da Elias dopo il suo sbarco.
Henry + x a REF 2.
JONA è arrivato stamattina. Lunedì 12 JACKSON ELIAS gli ha portato documentazione farneticante. Era ossessionato da una data: OTTOBRE 1924
REF 6: fascicolo dalla segretaria datato 8-ago-1924 NAIROBI.
REF7: note. ELIAS scrive in modo frenetico. Parla di libri nella cassaforte di CARLYLE. "devo controllare le note di quello strizzacervelli".
REF8: GLI APPUNTI DI NAIROBI DI JACKSON ELIAS
IMPRESSIONI GENERALI: le note sono ben organizzate, e per certi aspetti sembrano complete. Mancano tuttavia conclusioni, collegamenti, nomi, sospetti e temi ben definiti. La calligrafia è marcata e il tratto deciso. Il primo gruppo di note da Nairobi parla degli uffici, dei funzionari e delle tribù visitate da Elias in cerca di notizie sui culti ed i loro rituali. Non ha scoperto nulla di decisivo, ma scarta risolutamente la versione ufficiale del massacro della spedizione Carlyle. Il secondo gruppo descrive il viaggio sul luogo del massacro. Qui si sottolinea, in particolare, che il territorio è incolto e desolato, e che tutte le tribù della regione se ne tengono bene alla larga: dicono infatti che questi luoghi sono maledetti dal Dio del Vento Nero, che dimora sulla vetta dell’omonima montagna. Il terzo gruppo è un’intervista con un certo Johnstone Kenyatta, che sostiene che il massacro della spedizione Carlyle può essere stato commesso dal culto della Lingua Scarlatta, che ha sede sulla Montagna del Vento Nero, all’interno della quale dimora la Gran Sacerdotessa. Elias si dimostra gentilmente scettico, ma Kenyatta insiste nelle sue affermazioni. Lo scrittore ha annotato a margine che le tribù della regione temono ed odiano la Lingua Scarlatta, contro la quale le magie tribali sono inefficaci e che la divinità adorata dal culto non è di origini africane. Il quarto gruppo contiene il seguito dell’intervista a Kenyatta. Elias ha avuto conferma dell’esistenza della Lingua Scarlatta da ottime fonti, ma non ha ancora messo le mani su prove dirette e decisive. Pare che alcuni bambini siano stati rapiti per essere immolati, e c’è chi parla di mostri con grandi ali scesi dalla Montagna del Vento Nero per rapire la gente. Il culto venera una divinità ignota agli studiosi di folklore locale, estranea comunque alle tipiche tradizioni. Elias cita anche un certo “Sam Mariga, rr-sta”. Il quinto gruppo è un foglio singolo che ricorda ad Elias che la parte Egiziana dell’itinerario di Carlyle deve essere controllata con molta attenzione. Elias crede che il viaggio in Kenya di Carlyle sia stato spinto da qualcuno o da qualcosa accaduto in Egitto. Il sesto gruppo è una lunga intervista al tenente Mark Selkirk, che era a capo del gruppo che ha scoperto i resti della spedizione Carlyle e che risiede in Kenya fin dalla Grande Guerra. Selkirk, particolare molto importante, dice che i cadaveri erano straordinariamente ben conservati, in relazione al tempo trascorso all’aperto: “…come se la putrefazione stessa si fosse tenuta alla larga da quel luogo”. I corpi, inoltre, erano stati dilaniati, ma egli non era riuscito ad identificare l’animale responsabile. “Inimmaginabile!”, afferma il tenente. Selrirk è convinto che i Nandi abbiano a che fare con questa sporca faccenda, ma teme che le accuse ai capi della tribù siano gonfiate ad arte. “Non sarebbe la prima volta”, afferma, con una punta di cinismo. Infine, il militare conferma che tra i cadaveri non venne trovato nessun bianco: sulla pianura desolata giacevano solo i miseri resti dei portatori kenioti. Il settimo gruppo è un foglio singolo. Elias ha incontrato Nails Nelson al Victoria Bar di Nairobi (Nelson ha combattuto come mercenario al soldo degli italiani al confine fra Somalia ed Abissinia, e si è rifugiato in Kenya dopo che si è scoperto che faceva il doppio gioco). Nelson sostiene che Jack Brady è vivo, e di averlo incontrato ad Hong Kong nel marzo del 1923, meno di due anni prima. Brady si era comportato in modo cordiale, ma era guardingo e riservato e perciò Nelson non aveva fatto troppe domande. Elias ne trae la conclusione che forse anche gli altri bianchi della spedizione Carlyle sono ancora vivi. L’ottavo gruppo sintetizza la possibile struttura del libro sulla spedizione Carlyle, ma è vago ed incompleto, con numerose annotazioni sul tipo: “poi raccontare quello che è successo”, “spiegare il perché”, e così via.
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