Diario Nyarlatotep Teo's campagna: differenze tra le versioni
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Manda a chiamare uno studioso che si dimostra interessato ma dice che questa "divinità" non è presente nella tradizione cinese. Dopo altre spiegazioni maggiormente dettagliate da parte nostra dice che forse ha sentito parlare di qualcosa del genere, in particolare dal direttore del museo Mu Hsien, che però è occupatissimo con i suoi studi. Lui ha soltanto sentito parlare proprio dal suo superiore di una cultura ancestrale tipica delle comunità piratesche. Il popolo Fu Kien era conosciuto come dei feroci pirati che si riconoscevano in un'entità malvagia e grassa. Non sa altro. Gli mostriamo anche il pugnale con la scimmia e lo riconosce: è un simbolo noto nel nord della Cina dei Mandarini e si riferiva a una certa regione: Kwei-Lin. | Manda a chiamare uno studioso che si dimostra interessato ma dice che questa "divinità" non è presente nella tradizione cinese. Dopo altre spiegazioni maggiormente dettagliate da parte nostra dice che forse ha sentito parlare di qualcosa del genere, in particolare dal direttore del museo Mu Hsien, che però è occupatissimo con i suoi studi. Lui ha soltanto sentito parlare proprio dal suo superiore di una cultura ancestrale tipica delle comunità piratesche. Il popolo Fu Kien era conosciuto come dei feroci pirati che si riconoscevano in un'entità malvagia e grassa. Non sa altro. Gli mostriamo anche il pugnale con la scimmia e lo riconosce: è un simbolo noto nel nord della Cina dei Mandarini e si riferiva a una certa regione: Kwei-Lin. | ||
Congediamo lo studioso con molti ringraziamenti e chiediamo a Mao un appuntamento con Mu Hsien. Questi dice che farà il possibile ma che ha bisogno di spunti da parte nostra per dimostrare l'importanza della nostra ricerca, che dovrebbe essere molto grande per distoglierlo dai suoi studi. Così gli raccontiamo una parte significativa della nostra storia tralasciando soltanto alcune cose, fra cui i nomi. Mao si mostra molto interessato anche se - commenta - tutta la faccenda sembra incredibile. Come ulteriore prova Alain gli mostra l'Ankh che ha appeso al collo rinvenuto all'interno della Sfinge e l'assistente rimane sbalordito dalla fattura aliena del manufatto. Dice che garantisce il massimo impegno. Intanto convoca i dipendenti ma questi confermano che nessuno ha visto [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Jack Brady|Brady]]. Ci congediamo dandoci appuntamento per il giorno dopo. | Congediamo lo studioso con molti ringraziamenti e chiediamo a Mao un appuntamento con Mu Hsien. Questi dice che farà il possibile ma che ha bisogno di spunti da parte nostra per dimostrare l'importanza della nostra ricerca, che dovrebbe essere molto grande per distoglierlo dai suoi studi. Così gli raccontiamo una parte significativa della nostra storia tralasciando soltanto alcune cose, fra cui i nomi. Mao si mostra molto interessato anche se - commenta - tutta la faccenda sembra incredibile. Come ulteriore prova Alain gli mostra l'Ankh che ha appeso al collo rinvenuto all'interno della Sfinge e l'assistente rimane sbalordito dalla fattura aliena del manufatto. Dice che garantisce il massimo impegno. Intanto convoca i dipendenti ma questi confermano che nessuno ha visto [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Jack Brady|Brady]]. Ci congediamo dandoci appuntamento per il giorno dopo. | ||
− | Arrivati all'appartamento non troviamo la nostra giuda all'esterno come invece avevamo concordato. Pensando a un semplice ritardo o contrattempo saliamo e una volta dentro vediamo [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Li Wen-Cheng|Cheng]] legato a una sedia imbavagliato, tremante e in lacrime. Chiudiamo la porta e sentiamo una voce alle nostre spalle che ci da la buonasera... è un giapponese che si presenta come Isoge Taro. | + | Arrivati all'appartamento non troviamo la nostra giuda all'esterno come invece avevamo concordato. Pensando a un semplice ritardo o contrattempo saliamo e una volta dentro vediamo [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Li Wen-Cheng|Cheng]] legato a una sedia imbavagliato, tremante e in lacrime. Chiudiamo la porta e sentiamo una voce alle nostre spalle che ci da la buonasera... è un giapponese che si presenta come [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Isoge Taro|Isoge Taro]]. |
Per prima cosa si inchina davanti a noi chiedendo scusa per l'intrusione: voleva parlarci in privato e il nostro assistente cinese si era rifiutato di farlo entrare, quindi è stato costretto a immobilizzarlo. Lo libera e ci chiede di congedare il ragazzo, che si getta ai piedi di Alain implorando per mantenere il lavoro e se ne va felice quando Angela lo convoca per la mattina successiva regalandogli cinque dollari extra per lo spavento. | Per prima cosa si inchina davanti a noi chiedendo scusa per l'intrusione: voleva parlarci in privato e il nostro assistente cinese si era rifiutato di farlo entrare, quindi è stato costretto a immobilizzarlo. Lo libera e ci chiede di congedare il ragazzo, che si getta ai piedi di Alain implorando per mantenere il lavoro e se ne va felice quando Angela lo convoca per la mattina successiva regalandogli cinque dollari extra per lo spavento. | ||
− | Una volta soli Isoge Taro dice di sapere che stiamo cercando [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Jack Brady|Brady]], ci ha visto fare domande al bar della Tigre Ubriaca. Rivela di averci seguito perché lui stesso sta cercando la stessa persona, ma resta molto vago sul motivo parlando di interessi superiori che potrebbero salvare molte vite. Dice che hanno setacciato gli alberghi ma non hanno trovato tracce. Ci prega, nel caso lo trovassimo, di spiegargli che lo vuole incontrare nel luogo e alle condizioni che riterrà migliori. Ci conferma quello che sospettavamo, non siamo i soli a cercarlo. Armand cerca di sondare il terreno iniziando a rivelare qualcosa delle nostre vicende e dei nostri scopi, supponendo che coincidano con quelli del giapponese, ma questi rimane fin da subito abbastanza stupito e mostra incredulità, quindi Lussac non insiste. Taro dice di essere interessato a quello che sta facendo ora [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Jack Brady|Brady]], non a quello che può aver fatto in passato. Ci spiega che uno dei soggetti che ci stava seguendo l'ha fatto eliminare lui. Dietro tutto questo ci sarebbe una donna. Gli affidiamo il coltello con la scimmia perché lo faccia esaminare a una persona di sua conoscenza, e lo preghiamo di mettere qualcuno a sorvegliare gli spostamenti del nostro interprete [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Li Wen-Cheng|Cheng]]. Ci congediamo dandoci appuntamento dopo tre giorni. Per contattarlo ci basterà lasciare una lettera a Chi Ghian Thao, il gestore di una bettola in Lantern Street. | + | Una volta soli [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Isoge Taro|Isoge Taro]] dice di sapere che stiamo cercando [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Jack Brady|Brady]], ci ha visto fare domande al bar della Tigre Ubriaca. Rivela di averci seguito perché lui stesso sta cercando la stessa persona, ma resta molto vago sul motivo parlando di interessi superiori che potrebbero salvare molte vite. Dice che hanno setacciato gli alberghi ma non hanno trovato tracce. Ci prega, nel caso lo trovassimo, di spiegargli che lo vuole incontrare nel luogo e alle condizioni che riterrà migliori. Ci conferma quello che sospettavamo, non siamo i soli a cercarlo. Armand cerca di sondare il terreno iniziando a rivelare qualcosa delle nostre vicende e dei nostri scopi, supponendo che coincidano con quelli del giapponese, ma questi rimane fin da subito abbastanza stupito e mostra incredulità, quindi Lussac non insiste. [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Isoge Taro|Taro]] dice di essere interessato a quello che sta facendo ora [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Jack Brady|Brady]], non a quello che può aver fatto in passato. Ci spiega che uno dei soggetti che ci stava seguendo l'ha fatto eliminare lui. Dietro tutto questo ci sarebbe una donna. Gli affidiamo il coltello con la scimmia perché lo faccia esaminare a una persona di sua conoscenza, e lo preghiamo di mettere qualcuno a sorvegliare gli spostamenti del nostro interprete [[Npg Nyarlatotep Teo's campagna#Li Wen-Cheng|Cheng]]. Ci congediamo dandoci appuntamento dopo tre giorni. Per contattarlo ci basterà lasciare una lettera a Chi Ghian Thao, il gestore di una bettola in Lantern Street. |
E' il momento di concederci qualche ora di meritato riposo. | E' il momento di concederci qualche ora di meritato riposo. | ||
Versione delle 10:33, 7 apr 2016
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DAY 1
sabato 10 gennaio 1925
Siamo a New York alla consueta cena del sabato sera nel nostro club Rotary. Ad Alain arriva un telegramma da londra di fine NOV-1924 da parte di Jackson Elias che richiede supporto investigativo. Si intuisce che questi abbia indagato sulla spedizione Carlyle.
domenica 11 gennaio 1925
A casa di Henry conosciamo Philip Alloran, di professione investigatore privato. Henry lo assume e lo paga fino al 10-FEB-1925. Il giorno dopo Philip andrà al porto a controllare gli sbarchi dalle navi provenienti da Londra per eventualmente pedinare Jackson Elias.
lunedì 12 gennaio 1925
Alain e Angela vanno alla Prospero Press per parlare con il proprietario e responsabile Jonah Kensington. Non lo trovano. Lasciano un biglietto che li richiami. La segretaria dice che non c'è nessuna missiva da Jackson Elias. Kensington tornerà il 13 o 14.
martedì 13 gennaio 1925
Nessuna novità.
mercoledì 14 gennaio 1925
giovedì 15 gennaio 1925
Alain ha novità: Ha ricevuto una telefonata da un agitatissimo Jackson Elias: è arrivato da qualche giorno (probabilmente da lunedì) e ci vuole stasera nella sua stanza dell'Hotel Chelsea alle 20,00. Dice che deve uscire immediatamente perché vuole cercare l'ultimo tassello. Secondo lui, i membri della spedizione Carlyle sono ancora vivi!
Arriviamo alle 19,55 con Philip e tre tirapiedi. Saliamo alla stanza 410. Philip sfonda la porta. Tre tizi intabarrati freddano i tirapiedi e stendono Philip. Due escono dalla finestra e si calano per le scale d'emergenza. Riescono a scappare su una Hudson nera targata NY484. Secondo il giudizio di Alain Delacroix i tizi sono neri di origine keniota.
Jackson Elias è morto sgozzato e gli hanno fatto un segno sulla fronte (la figura ricorda molto un sole, Alain preleva un calco premendo un fazzoletto sulla faccia del cadavere).
Acquisiamo:
REF 2:
Biglietto da visita "Importazioni Emerson". Sul retro del biglietto è scritto Silas N'Kwane, nome keniota
REF 3:
Lettera nelle tasche di Jackson Elias del 7-nov-1924 da università di Harvard firmata da Miriam Atwright
REF 4:
Nel bagno astuccio con biglietto da visita della fondazione Penhew di Londra, direttore Edward Gavigan
Arriva la polizia, rappresentata dal tenente Martin Pool. Dopo un breve colloquio lo convinciamo della nostra estraneità e buona fede. Chiede la disponibilità alla collaborazione di Alain dopo che ha riconosciuto i tre cultisti come kenioti. Alle 23 ci rilasciano dicendo di tenerci a disposizione.
REF 5:
Biglietto inviato a Carlyle da un certo Faraz Najir dal Cairo, Egitto, il 3 gennaio 1919
Gent.mo Sig. Carlyle,
sono venuto a conoscenza del Suo interesse per alcuni reperti del mio paese e credo di poterLa aiutare. Possiedo alcune singolari curiosità che credo possano interessarLe e che desidero sottoporre alla Sua attenzione; ci accorderemo senz'altro sul prezzo. Si tratta di reperti molto antichi e, naturalmente, mi aspetto una buona offerta. Il mio negozio è nella Strada degli Sciacalli, nella Città Vecchia: potrà farmi contattare dal Suo agente e comunicarmi così le Sue intenzioni. Fino ad allora, il Suo umile servitore Faraz Najir
venerdì 16 gennaio 1925
Alain e Angela vanno alla casa editrice. Jonah Kensington è sconvolto, ma accetta di mostrarci le carte che ha ricevuto da Elias dopo il suo sbarco.
Henry e Robin pianificano di fare un salto alle Importazioni Emerson.
Jonah è arrivato stamattina. Lunedì 12 Jackson Elias gli ha portato documentazione farneticante. Era ossessionato da una data entro l'anno 1926, che non ricorda di preciso.
REF 6:
Fascicolo dalla segretaria datato 8-ago-1924 Nairobi.
Caro Jonah, grosse novità in vista! C'è una seria possibilità che non tutti i membri della spedizione Carlyle siano morti. Ho una traccia. Le autorità continuano a negare il coinvolgimento di un culto, ma gli indigeni la pensano diversamente. Storie da non credere! Ti spedirò presto dei succulenti resoconti! Stavolta possiamo diventare davvero ricchi. Sangue e baci, J. P.S. Avrò bisogno di un anticipo per seguire questa pista. Ti farò sapere.
REF 7:
Le note di Jackson Elias - arrivate da Londra alla Prospero Press nell'ottobre del 1924
Secondo Jonah Kensington, direttore della Prospero Press, Elias era ossessionato da una data "fatidica" ma non ricorda quale, solo che era del 1926
I fogli sono incollati e legati in modo da formare un volumetto; ci sono numerose pagine bianche qua e là. Talvolta, per pagine e pagine, viene ripetuta all'infinito la stessa parola. La maggior parte delle note sono scritte con calligrafia frenetica ed agitata, quasi illeggibile: la scrittura, però, è senza dubbio quella di Elias. Le frasi che seguono sono praticamente tutto quello che è possibile decifrare:
Molti nomi, molti aspetti, ma è sempre lo stesso e tende al medesimo fine... Ho bisogno di aiuto... Troppo grande, troppo spaventoso. E questi sogni... gli stessi di Carlyle? Devo controllare le note di quello strizzacervelli... Sono sopravvissuti tutti! Ed apriranno la porta! Perché?... quindi il potere ed il pericolo sono reali. Essi... molte minacce che cominciano a... I libri sono nella cassaforte di Carlyle... Viene a cercarmi. Sarà sufficiente l'Oceano a proteggermi? Forza, non è questo il momento di arrendersi. Devo scriverlo, e fare in modo che i lettori mi credano. Devo gridare io solo per tutti loro? No, grideremo tutti insieme...
REF 8: GLI APPUNTI DI NAIROBI DI Jackson Elias
IMPRESSIONI GENERALI: le note sono ben organizzate, e per certi aspetti sembrano complete. Mancano tuttavia conclusioni, collegamenti, nomi, sospetti e temi ben definiti. La calligrafia è marcata e il tratto deciso.
- Il primo gruppo di note da Nairobi parla degli uffici, dei funzionari e delle tribù visitate da Jackson Elias in cerca di notizie sui culti ed i loro rituali. Non ha scoperto nulla di decisivo, ma scarta risolutamente la versione ufficiale del massacro della spedizione Carlyle.
- Il secondo gruppo descrive il viaggio sul luogo del massacro. Qui si sottolinea, in particolare, che il territorio è incolto e desolato, e che tutte le tribù della regione se ne tengono bene alla larga: dicono infatti che questi luoghi sono maledetti dal Dio del Vento Nero, che dimora sulla vetta dell’omonima montagna.
- Il terzo gruppo è un’intervista con un certo Johnstone Kenyatta, che sostiene che il massacro della spedizione Carlyle può essere stato commesso dal culto della Lingua Scarlatta, che ha sede sulla Montagna del Vento Nero, all’interno della quale dimora la Gran Sacerdotessa (forse si tratta di M'Weru)?. Elias si dimostra gentilmente scettico, ma Kenyatta insiste nelle sue affermazioni. Lo scrittore ha annotato a margine che le tribù della regione temono ed odiano la Lingua Scarlatta, contro la quale le magie tribali sono inefficaci e che la divinità adorata dal culto non è di origini africane.
- Il quarto gruppo contiene il seguito dell’intervista a Kenyatta. Elias ha avuto conferma dell’esistenza della Lingua Scarlatta da ottime fonti, ma non ha ancora messo le mani su prove dirette e decisive. Pare che alcuni bambini siano stati rapiti per essere immolati, e c’è chi parla di mostri con grandi ali scesi dalla Montagna del Vento Nero per rapire la gente. Il culto venera una divinità ignota agli studiosi di folklore locale, estranea comunque alle tipiche tradizioni. Elias cita anche un certo “Sam Mariga, rr-sta”.
- Il quinto gruppo è un foglio singolo che ricorda ad Elias che la parte Egiziana dell’itinerario di Carlyle deve essere controllata con molta attenzione. Elias crede che il viaggio in Kenya di Carlyle sia stato spinto da qualcuno o da qualcosa accaduto in Egitto.
- Il sesto gruppo è una lunga intervista al tenente Mark Selkirk, che era a capo del gruppo che ha scoperto i resti della spedizione Carlyle e che risiede in Kenya fin dalla Grande Guerra. Selkirk, particolare molto importante, dice che i cadaveri erano straordinariamente ben conservati, in relazione al tempo trascorso all’aperto: “…come se la putrefazione stessa si fosse tenuta alla larga da quel luogo”. I corpi, inoltre, erano stati dilaniati, ma egli non era riuscito ad identificare l’animale responsabile. “Inimmaginabile!”, afferma il tenente. Selkirk è convinto che i Nandi abbiano a che fare con questa sporca faccenda, ma teme che le accuse ai capi della tribù siano gonfiate ad arte. “Non sarebbe la prima volta”, afferma, con una punta di cinismo. Infine, il militare conferma che tra i cadaveri non venne trovato nessun bianco: sulla pianura desolata giacevano solo i miseri resti dei portatori kenioti.
- Il settimo gruppo è un foglio singolo. Elias ha incontrato Nails Nelson al Victoria Bar di Nairobi (Nelson ha combattuto come mercenario al soldo degli italiani al confine fra Somalia ed Abissinia, e si è rifugiato in Kenya dopo che si è scoperto che faceva il doppio gioco). Nelson sostiene che Jack Brady è vivo, e di averlo incontrato ad Hong Kong nel marzo del 1923, meno di due anni prima. Brady si era comportato in modo cordiale, ma era guardingo e riservato e perciò Nelson non aveva fatto troppe domande. Elias ne trae la conclusione che forse anche gli altri bianchi della spedizione Carlyle sono ancora vivi.
- L’ottavo gruppo sintetizza la possibile struttura del libro sulla spedizione Carlyle, ma è vago ed incompleto, con numerose annotazioni sul tipo: “poi raccontare quello che è successo”, “spiegare il perché”, e così via.
Henry e Robin vanno con tre gorilla alle Importazioni Emerson. Viene fuori che Jackson Elais ha chiesto informazioni sulle importazioni dal centro Africa, l'unico esportatore dal centro Africa verso gli Usa è Ahja Singh. L'unico cliente è la Juju house di Silas N'Kwane. L'ultimo arrivo è di questo lunedì 12.
Alain e Angela alla reception dell'hotel Chelsea chiedono che chiamate ha fatto Jackson Elias. Scoprono che ha telefonato verso la zona vicino ad Harlem (forse alla Juju House?). Prendiamo il numero che ha fatto... è effettivamente la Juju House.
Ha chiesto di lui un tizio dall'accento del sud, alto e pallido, smilzo, vestito distintamente ma con poco gusto. Disse che sarebbe ripassato.
Alain e Angela vanno alla polizia da Martin Pool. Ci stavano per chiamare per un confronto all'americana. Deve necessariamente ripassare Henry perché loro due, non essendo stati presenti nella stanza al momento dell'irruzione, non hanno visto niente.
Alain e Angela vanno alla società di taxi e con un notevole colpo di fortuna riescono a trovare lo stesso tassista che ha chiamato Jackson Elias. Dice che lo portò vicino Harlem e lo riportò indietro.
sabato 17 gennaio 1925
Henry va alla polizia ma non riconosce nessuno nell'incontro all'americana.
Il praticante messo al lavoro da Angela al giornale per recuperare il maggior numero possibile di articoli riguardanti Carlyle, la famiglia e la spedizione ci presenta nel pomeriggio quello che è riuscito a trovare. Ci dà anche numero di ufficio pubbliche relazioni di Erica la sorella di Carlyle.
REF 9:
Pettegolezzi dalla grande mela
Roger Carlyle, il playboy a tutti noto (e di cui tutti sanno qualcosa) partirà domani senza fanfare per esplorare le tombe del favoloso Egitto! Avete visto che razza di pupe è riuscito a scovare nei locali notturni della città: volete scommettere che troverà bellezze simili anche tra le sabbie egiziane?
NEW YORK PILLAR - 4 aprile 1919
REF 10:
La spedizione Carlyle salpata per l'Inghilterra
La spedizione organizzata dal ricco playboy Roger Carlyle (24 anni) è salpata stamane alla volta di Southampton, a bordo del vaporetto britannico Imperial Standard. Contrariamente alle precedenti indiscrezioni, la spedizione si fermerà a Londra per quasi un mese, per svolgere alcune ricerche preliminari sotto gli auspici della Fondazione Penhew; in seguito proseguirà per Il Cairo. I lettori certamente ricorderanno il grandioso ricevimento offerto da Carlyle al Waldorf Astoria Hotel di New York. Da allora, il suo nome è stato accompagnato da scandali e ambiguità, ma l'affetto dei cittadini di Manhattan non gli è mai venuto meno. I membri del gruppo sono stati piuttosto reticenti a rivelare lo scopo della spedizione in Egitto. Altri membri della spedizione sono: Sir Aubrey Penhew, famoso egittologo, vice capo del gruppo e responsabile degli scavi; Dr.Robert Houston, psicologo freudiano a la mode, partecipa al viaggio per condurre alcune ricerche comparate sulle antiche scritture pittografiche; Hypatia Masters, il cui nome è stato spesso accostato a quello di Carlyle, ha il compito di fotografa ed archivista; Jack Brady, amico intimo di Roger, è il factotum della spedizione.
NEW YORK PILLAR - 5 aprile 1919
REF 11:
CARLYLE LASCIA L'EGITTO
IL CAIRO - Lunedì scorso Sir Sir Aubrey Penhew, portavoce della spedizione Carlyle, ha riferito che il gruppo salperà per l'Africa Orientale per "un periodo di meritato riposo". Ha poi smentito le voci secondo le quali la spedizione avrebbe scoperto le leggendarie miniere di Re Salomone. Il gruppo, secondo quanto afferma lo studioso, organizzerà un safari "per dimenticare per un po' la sabbia e la polvere". Roger Carlyle, il ricco playboy di New York, a capo della spedizione, non è reperibile: è ancora convalescente per un colpo di sole. Gli esperti locali, parlando del suo malessere, hanno dichiarato che in questo periodo dell'anno l'Egitto è troppo caldo per gli anglosassoni, ed hanno ventilato l'ipotesi che il giovane sia stato tradito dall'entusiasmo democratico che, secondo le indiscrezioni, lo avrebbe addirittura spinto a lavorare di persona con pala e piccone!
NEW YORK PILLAR - 3 luglio 1919
REF 12:
CHE FINE HA FATTO LA SPEDIZIONE CARLYLE?
MOMBASA (Reuter) - La polizia coloniale ha diramato una richiesta di aiuto per rintracciare la spedizione Carlyle, della quale mancano notizie ormai da due mesi.
Del gruppo fanno parte il ricco playboy Roger Carlyle ed altri tre americani, oltre al noto egittologo britannico Sir Aubrey Penhew.
La spedizione è partita da Nairobi il 3 agosto, ufficialmente per un safari fotografico: alcune indiscrezioni sostengono però che era alla ricerca di leggendari tesori biblici.
Secondo quanto viene riferito, Carlyle ed i compagni intendevano esplorare alcune zone della Valle del Gran Crepaccio, a nord-est di Nairobi.
NEW YORK PILLAR - 15 ottobre 1919
REF 13:
ERICA CARLYLE IN AFRICA
MOMBASA (Reuter) - Erica Carlyle, sorella di Roger, capo della spedizione scomparsa, è sbarcata oggi a Mombasa dal battello Fount of Life, battente bandiera egiziana. Recentemente, alcuni indigeni Kikuyu hanno riferito di un presunto massacro di bianchi vicino alla foresta di Aberdare. Erica ha dichiarato di voler ritrovare il fratello a tutti i costi, ed ha condotto in Kenya il nucleo di una nutrita spedizione di soccorso. Miss Carlyle partirà domani per Nairobi; alcuni suoi agenti rimarranno a Mombasa per provvedere ai rifornimenti ed ai contatti con le autorità coloniali. Miss Victoria Post, compagna di Erica, parlando delle traversie del viaggio sulla nave egiziana, ha indirettamente sottolineato la determinazione della ragazza.
NEW YORK PILLAR - 11 marzo 1920
REF 14:
CONFERMATO IL MASSACRO CARLYLE!
NAIROBI (Reuter) - La polizia coloniale ha confermato il massacro della spedizione Carlyle, di cui si erano perse le tracce da tempo. Roger Carlyle, ricco playboy di New York, è tra gli scomparsi. Le autorità ritengono responsabili dell'efferato delitto alcuni indigeni nandi. I resti di una ventina di portatori della spedizione sono stati rinvenuti in alcune fosse comuni. Erica Carlyle, sorella di Roger e probabile erede del suo patrimonio, ha guidato di persona le pericolose battute di ricerca; la notizia del massacro è stata diffusa da alcuni indigeni kikuyu, ma il luogo esatto è stato localizzato dalla polizia. Tra gli altri membri della spedizione, di cui si ignora la sorte, ricordiamo il famoso egittologo Sir Aubrey Penhew, la fotografa newyorkese Hypatia Masters ed il dottor Robert Houston. Sono stati uccisi anche molti portatori di colore.
NEW YORK PILLAR - 24 maggio 1920
Henry e Alain vanno alla Juju House. Ci sono maschere e mazze con chiodo (l'autista resta in macchina , i tre gorilla fuori). Il venditore è un uomo di colore con accento keniota. Tutto è polveroso e stantio. La stanza è piccola. Henry si finge un collezionista. Entrano due neri: rimangono perplessi. Entra un altro nero, mormora qualcosa e va via. Henry prende per 200 dollari un martello chiodato (serve per sacrifici, feste di nascita o matrimoni). Il venditore dice che quello che ha è in quel locale, non ha altro.
Henry chiede ad un investigatore, Steve Hawkins, di spiare chi entra e chi esce. Martedì mattina ci riferirà.
domenica 18 gennaio 1925
Funerale di Jackson Elias. Ci siamo tutti noi più Jonah Kensington. Alain prova a chiamare numero di ufficio relazioni di Erica Carlyle: ovviamente non risponde nessuno.
lunedì 19 gennaio 1925
Robin telefona per conto di Henry. Erica non può rispondere al momento: chiede un nostro contatto per richiamarci appena possibile.
Alain e Angela vanno all'università: chiedono di Atwright, la referente contattata dal nostro amico scrittore. La incontrano. Jackson Elias veniva spesso alla biblioteca. La sua ultima richiesta non era stato possibile esaudirla. Cercava un libro in arrivo da Londra trafugato poi due mesi fa. Se ne sono resi conto durante la richiesta di Jackson Elias. Libro: OSCURE SETTE AFRICANE edizione di due anni prima. Ricopiamo la scheda del libro.
La sera ci contatta l'investigatore privato. La popolazione del quartiere è reticente. Il proprietario della Juju è considerato una brava persona. Ha visto domenica un gran via vai di persone (una ventina circa) che è continuato a lungo (circa due ore). Hanno portato due grandi casse all'interno. Ma il posto era angusto, no??
martedì 20 gennaio 1925
Henry e Robin vanno alla camera di commercio per raccogliere informazioni. La Juju House è di proprietà di Silas N'Kwane da una decina d'anni. Paga regolarmente le imposte. Viene incaricato Steve Hawkins di tenere d'occhio il proprietario della Juju per vedere che fa e dove va, inoltre se si ritrova l'auto targata NY484. Angela e Alain intanto vanno al catasto e scoprono che l'immobile dove è situata la Juju House appartiene a Silas, ed è costituito da un unico vano. L'edificio adiacente è ritenuto pericolante e disabitato. L'investigatore riferisce che Silas abita vicino alla Juju nella 129sima strada, mezz'ora circa a piedi dal negozio. Di solito chiude bottega alle 19, poi N'Kwane va a mangiare in una bettola vicino.
mercoledì 21 gennaio 1925
Proviamo a contattare Erica Carlyle, sorella del miliardario che aveva intrapreso la tragica spedizione in Africa. E' molto occupata e si fa lasciare il numero di telefono. Alain rivela di conoscere Sir Aubrey Penhew, l'archeologo scomparso membro della spedizione Carlyle. Alain riprova a contattare Erica rivelando di avere nuove notizie sulla spedizione del fratello ma rimanendo abbastanza evasivo e lasciando il numero alla segretaria. Proviamo a cercare il libro "Oscure sette africane" scomparso da Harvard. Andiamo dall'editore che ricorda qualcosa, dice che è stato stampato in poche copie e non ha avuto molta fortuna. Era una raccolta di scritti di vari autori raccolti da un curatore di cui non ricordano il nome. Non sono in grado di farcene avere una copia, ci contatteranno se avranno notizie. Alain e Angela scoprono tramite il professore universitario che è succeduto a Delacroix dopo il suo pensionamento che il libro è scomparso anche dalla biblioteca dell'università di NY. Anche da qua aspettiamo notizie. Ci ritroviamo al Club per la cena e Alain viene contattato dalla segretaria di Erica che fissa un incontro per le 11 del mattino successivo a villa Carlyle.
giovedì 22 gennaio 1925
Henry torna alla polizia per avere notizie ma non riesce ad apprendere niente di nuovo. Alain e Angela vanno all'appuntamento con Erica, in un'abitazione sfarzosissima ma arredata con estremo gusto. Erica ha meno di 30 anni ed è molto bella. Riveliamo che secondo nostre fonti le notizie sulla spedizione Carlyle non sono esatte, potrebbero essere tutti ancora vivi. Diciamo di essere intenzionati ad intraprendere una nuova spedizione e chiediamo di poter consultare gli appunti del fratello conservati nella cassaforte. Noi siamo disposti a fornire copia di ciò che abbiamo. Lei non sembra avere una grande opinione del fratello, scapestrato e dalla mente debole. "E' addirittura peggiorato dopo aver conosciuto una donna di colore. Lei ha iniziato a raccontargli storie di cui lui si era invaghito ed è stata lei a convincerlo a organizzare la spedizione. Non dormiva la notte, sentiva l'urgenza di partire". Erica non sa come avesse conosciuto quella donna qui a New York. Le carte del fratello sono deliranti, con resoconti macabri, e nessuna preghiera da parte nostra riesce a convincerla a mostrarceli. Dice di aver paura che se divenissero di dominio pubblico la memoria del fratello sarebbe definitivamente screditata. Ci congeda invitandoci alla festa a casa sua che si terrà domenica 25. La sera Alain viene contattato dal suo ex assistente ora professore universitario: è sicuro che l'università ha il libro "Oscure sette africane" ma, guarda caso, è inspiegabilmente scomparso. Non risulta essere stato prenotato o preso in consultazione. L'ultimo studente che lo ha consultato lo ha restituito, ma resta il fatto che il libro non si trova.
venerdì 23 gennaio 1925
Alle 4 del mattino, con sei sgherri al nostro seguito e due autisti, andiamo a far visita alla Juju House. Arriviamo all'incrocio col vicolo che porta al negozio ma notiamo un furgone davanti all'entrata. Stanno scaricando qualcosa. Rapiamo uno dei facchini, afroamericano di nome Mark, e Henry lo interroga. Dice di fare consegne una volta alla settimana alla Juju House, scaricano casse di cui non conosce il contenuto, sempre di notte. Vengono contattati da un certo Mukunga. A Questo punto viene liberato e andiamo a dormire. Al risveglio contattiamo Steve che riferisce di aver notato nella giornata un gran via vai alla Juju, che creda chiuda alle 18. Decidiamo di tornare la notte successiva.
Ci svegliamo tardi. Nel pomeriggio Henry interroga il detective chiedendo dove viene tenuta la merce della Juju. Non è molto chiaro. Il negozio chiude alle 18, c'è un gran via vai.
sabato 24 gennaio 1925
Alle 4 del mattino torniamo alla Juju House, stessa formazione del giorno precedente. Alain e Angela attendono in auto con i due autisti, Henry scende con il resto degli scagnozzi ed entra nel negozio. La luce è accesa, apparentemente è vuoto, ma si sentono dei tamburi in lontananza, tamburi nell'oscurità. Dopo una breve perquisizione, troviamo una botola che porta in basso, proprio dietro al bancone. Henry e la sua squadra scendono nel budello dove si trovano strani dipinti alle pareti, finché non giungono alla fonte del rumore, una stanza illuminata piena zeppa di neri che ballano col bigolo all'aria al ritmo parossistico dei tamburi. Intanto all'esterno Alain e Angela in auto vedono arrivare altri neri, presi dalla pericolosità della situazione, decidono di investirli con le auto e eliminano il problema. Nel sotterraneo Henry ordina l'irruzione con fuoco a volontà annesso, e nota al centro della stanza due uomini di colore legati a dei pali con la testa ciondolante, davanti a una grande botola. Da una stanza laterale coperta da un tendaggio esce un nero molto alto con un mantello e alle braccia artigli da tigre che tendendo la mano strappa a distanza letteralmente il cuore dal petto al capo degli sgherri, mentre due suoi scherani con le interiora all'aria aperta che se fossimo giocatori di ruolo oseremmo definire "Undead" si gettano nella mischia. Molti neri cadono sotto il fuoco di Henry, che spara col suo ferro al capo degli invasati senza effetto apparente. Nel bel mezzo della mattanza viene aperta la grande botola dalla quale escono suoni sgradevoli, sibili e infine dei tentacoli che mordono e afferrano i due al palo: il proprietario è un essere informe dai mille volti. E' troppo. Henry fugge da quel luogo di orrore senza curarsi della sorte dei suoi compagni. Raggiunge le auto all'esterno e i tre decidono di avvertire la polizia con numerose e mirate segnalazioni telefoniche di sparatorie fra bande dovute al contrabbando di alcool all'indirizzo della Juju. Andiamo a letto e dormiamo fino al primo pomeriggio, poi andiamo alla polizia e il tenente Martin Pool ci accoglie frettolosamente: è occupato per un certo regolamento di conti. Torniamo alla Juju, c'è ressa e gli abitanti di Harlem si lamentano: "ci stanno uccidendo tutti". Tutto è recintato, ci sono poliziotti e giornalisti.
Andiamo alla Prospero Press dove raccontiamo l'accaduto a Kensington che si offre di tornare con noi sul posto per scattare delle foto sensazionali del luogo del delitto del mese. Decidiamo di andare. Entriamo e ci guardiamo intorno. Fra gli altri oggetti troviamo una grande maschera intagliata che incute timore e che secondo Alain è originale e di grande valore, Henry la rompe, dimostrando quanto peso dia al denaro la sua famiglia. Il budello che porta in basso è pieno di dipinti che ricordano la suddetta maschera. Arriviamo alla stanza che è piena di tamburi e di sangue, al centro la botola azionata dall'argano è aperta su un profondo pozzo oscuro. Mentre perquisiamo Kensington fotografa. Kensington ed Henry si calano nel pozzo, prosegue in un corridoio con grate che porta alle fogne. Altre foto. Henry trova il libro che cercavamo: Oscure sette africane... ha il timbro di Harward: chissà come sarà finito nelle fogne? Nota che qualcosa è stato trascinato. Intanto Alain e Angela sentono arrivare un'auto e scendono a loro volta nelle fogne. Da sotto sentiamo entrare due persone che parlano fra loro, ma non capiamo cosa dicono. Perquisiscono per l'ennesima volta la stanza. Si affacciano nel posso e notiamo che sono di colore. Ci inoltriamo nelle fogne, sentiamo qualcosa di grosso che entra in acqua e Angela vede un volto deformato pronto a morderla. Sentiamo un lamento agghiacciante e di lì a poco veniamo assaliti su due fronti, da una parte due esseri con le budella di fuori come quelli notati la notte precedente da Henry con la fronte decorata dal segno che trovammo sul cadavere del povero Elias, e dall'altra l'essere inconcepibile dai mille volti, fra cui quelli degli sgherri abbandonati da Henry durante la pugna. Ci armiamo di pale e picconi mentre Henry sistema due taniche di cherosene ai lati del corridoio e si prepara a far fuoco. Henry spara sulle taniche e arrostisce ben bene il mostro, mentre noi facciamo fuori gli zombi con qualche difficoltà. Henry è scosso, Angela e Kensington vengono feriti dagli zombi... corriamo per trovare un tombino di uscita eliminando altri zombi e in una stanza troviamo gli artigli da tigre del sacerdote, una veste tigrata e una piccola maschera simile a quella del negozio. Finalmente, allo stremo delle forze fisiche e psichiche, troviamo un tombino fognario e attraverso di esso usciamo a riveder le stelle.
Henry dorme malissimo, sogna Mukunga che gli impedisce di riposare, il suo cuore batte a mille e rischia l'infarto. Silas è morto, è uno degli uomini di colore investiti precedentemente fuori dalla Juju dalle nostre auto. Decidiamo così di approfittare della situazione per andare a casa sua a dare un'occhiata: è una vuota catapecchia ma troviamo degli artefatti di fattura completamente diversa da quelli del negozio, presumibilmente sono opera di Silas stesso. Raffigurano soggetti disturbanti. Li prendiamo e torniamo a casa. Henry va a letto con qualche preoccupazione sulla qualità del suo sonno.
domenica 25 gennaio 1925
Come volevasi dimostrare la notte è ormai un incubo nel vero senso della parola per Henry: torna in sogno alla Juju dove vive esperienze terrificanti e non riesce a riposare minimamente. Si sveglia con un urlo ferale.
Al mattino arriva alla villa di Henry il sarto col vestito nuovo confezionato appositamente per la festa a cui siamo invitati a Villa Carlyle da Erica. Ci vanno Henry ed Alain mentre Angela è ancora ricoverata in ospedale con Kensington (chissà come passano il tempo?). Ci sono molti invitati fra cui una megera chiamata madama Ross che millanta di saper leggere il futuro sul volto delle persone. Alain si avvicina e lei chiede un incontro in privato. L'anziana signora sostiene che nello sguardo di Alain si annidi la morte, o la sua o di altri. Vede che Alain andrà lontano e più volte incontrerà la Nera Signora, consiglia di lasciar perdere. Lei conosceva Carlyle, chiede se lo vogliamo seguire e se si, per vendetta o per conoscenza? Dice di fare attenzione, che gli amici potrebbero non essere tali, e che i nemici apparenti potrebbero essere importanti risorse... prima di congedare Alain madama Ross gli mostra un ritratto con i volti di tutti i componenti della spedizione Carlyle, dove è compresa la donna di colore di cui aveva parlato Erica. Nel frattempo, di sotto, Henry scorge in lontananza la figura di Mukunga, ben vestito e con un ricco turbante calcato sulla testa. Colpito dalla visione Henry si sente male e si accascia al suolo. Ha bisogno di riposare, di dormire. Viene portato in una stanza tranquilla e adagiato su un sofà, intanto viene chiamato Alain che accorre e lo sorveglia durante il sonno, che purtroppo si rivela popolato ancora una volta dai suoi amici colorati. Alain intanto fa un giro fra i presenti e trova un nero che corrisponde alla descrizione fatta da Henry, solo che il tipo si presenta come M'Beru, principe ereditario di una zona del Kenya, in visita a New York e alloggiato all'Hotel Continental. Alain attacca discorso parlando di manufatti africani e M'Beru, che sembra interessato, chiede al professore di essere accompagnato alla Juju House. Alain accompagna Henry a casa e resta a vegliarlo durante la notte. Henry sogna ancora Mukunga in turbante e inizia ad agitarsi finché non viene svegliato da Alain. Si riaddormenta dopo aver chiesto di non essere svegliato e stavolta sogna una donna. Alla fine del sogno si agita ancora di più, diviene paonazzo e in un lago di sudore viene svegliato di nuovo da un Alain molto preoccupato per la salute mentale dell'amico.
lunedì 26 gennaio 1925
Henry al risveglio contatta Phil, finalmente rimessosi dopo la permanenza forzata in ospedale. Lo incarica di reperire tutte le informazioni possibili su M'Beru, concordando di rivedersi il giorno successivo per fare il punto della situazione. Alain intanto compra i giornali del mattino e va a trovare Angela e Kensington in ospedale. Rassicura il direttore della Prospero Press che le foto delle fogne, scattate così a caro prezzo, sono state sviluppate. Poi sale su un taxi e torna alla Juju, ma i sigilli sono stati infranti e all'interno è stato portato via tutto. Dopo aver contattato il praticante di Angela per ottenere ulteriori informazioni su M'Beru, torna a casa con Henry per vegliarlo per la notte. Per passare in maniera proficua il tempo porta con se anche il libro "Oscure sette africane", ma si rende conto che si tratta di una lettura complessa che richiederà tutta la sua attenzione (e buona parte della sua sanità mentale). Henry sogna di nuovo, e i suoi sogni sono neri: alla fine del sogno si mette la maschera, si sveglia urlando. Alain rompe gli indugi e lo porta immediatamente all'ospedale.
martedì 27 gennaio 1925
Henry viene ricoverato in ospedale in seguito a uno shock tremendo, ovviamente vista la gravità delle condizioni del giovane vengono allertati anche i genitori. Phil naturalmente non riesce a contattarlo. Il praticante di Angela si incontra con Alain: M'Beru è un principe keniota erede di un clan, ha studiato a Londra e adesso sta facendo il giro del mondo per prepararsi a subentrare al ruolo di suo padre. Alain fa spedire le foto sviluppate alla Prospero Press, tranne una un cui si intravede una figura umana con occhi di luce nel buio, giudicandola troppo disturbante per essere pubblicata. Poi chiama l'Hotel Continental chiedendo di M'Beru, che però è assente. Lascia come recapito il telefono della Prospero Press per essere ricontattato al ritorno del sedicente "principe".
mercoledì 28 gennaio 1925
Alain telefona a Angela e Jonah per sapere come procede la convalescenza. Henry, su indicazione dei genitori preoccupatissimi per la salute del primogenito di famiglia, è stato trasferito in una clinica privata di lusso fuori città dove visto il quadro clinico la sua permanenza è prevista per almeno una quindicina di giorni. Alain si dedica così alla lettura approfondita del libro "Oscure sette africane". Quel tomo misterioso si rivela più lugubre e insano del previsto. Forse anche per questo motivo la sua mente si rifiuta di accettare tali sconcezze e non riesce a capirlo appieno. A sera M'Beru lo ricontatta telefonicamente per una colazione assieme da farsi il venerdì 30 al Continental.
giovedì 29 gennaio 1925
Alain prosegue nella lettura del libro...
venerdì 30 gennaio 1925
Alain va al Continental a incontrare M'Beru per la colazione fissata due giorni prima. Conversando con il suo ospite durante il pasto gli rivela che purtroppo la Juju è chiusa dopo un sanguinoso incidente pertanto non potrà accompagnarcelo. Il principe keniota lo invita a passare la serata con lui e i suoi amici, Alain accetta e passano la nottata in un locale fra alcool proibito e prostitute. A conti fatti ad Alain M'Beru non sembra proprio corrispondere all'identikit tracciato da Henry del tenebroso e sanguinario Mukunga.
sabato 31 gennaio 1925
domenica 01 febbraio 1925
lunedì 02 febbraio 1925
martedì 03 febbraio 1925
mercoledì 04 febbraio 1925
giovedì 05 febbraio 1925
venerdì 06 febbraio 1925
sabato 07 febbraio 1925
domenica 08 febbraio 1925
lunedì 09 febbraio 1925
martedì 10 febbraio 1925
mercoledì 11 febbraio 1925
Finalmente Henry ed Angela vengono dimessi, dopo aver ricevuto le cure necessarie stanno molto meglio, e incontrano Alain al Club per fare il punto della situazione. Phil contatta Henry riferendogli che M'Beru secondo le sue fonti corrisponde più alla figura tratteggiata da Alain che al tenebroso Mukunga. M'Beru partirà da New York per il Canada il giorno successivo, nonostante i nostri tentativi telefonici non riusciamo a contattarlo e lui si scusa tramite biglietto. Alain va alle Importazioni Emerson per avere eventuali notizie di nuovi arrivi per la Juju dall'Africa. Ci faranno sapere loro se arriverà qualcosa. Henry fissa un appuntamento per il giorno successivo con Erica Carlyle. Alain chiama la fondazione Sir Aubrey Penhew a Londra, parla con il direttore Edward Gavigan e fissa una visita non appena arrivati in città. Henry la notte, dopo un periodo di quiete passato in clinica, sogna nuovamente sogni NERI!
giovedì 12 febbraio 1925
Henry fa colazione con Erica ma ancora una volta nonostante tutti i nostri tentativi e le nostre suppliche non riusciamo a convincerla a mostrarci le carte del fratello conservate nella sua cassaforte di famiglia.
venerdì 13 febbraio 1925
Nonostante la grande stanchezza per le notti insonni passate in allegra compagnia di neri assortiti, Henry va con Phil alla stazione alle 8 del mattino per incontrare M'Beru, in partenza da New York per il Canada. Il principe arriva dopo circa un'ora, attorniato da guardie del corpo. Henry lo guarda ma non riesce a capire se lui e Mukunga siano la stessa persona oppure no. Alain porta ad esaminare da un collega i reperti prelevati a casa di Silas... niente di nuovo. Cerchiamo qualcosa sulla vita di tutti i componenti della spedizione, Alain trova qualcosa su Houston lo psicologo all'università. Era molto in voga nell'alta società, morto da anni, al posto dello studio oggi c'è un appartamento. Henry sogna ancora... indovinate che cosa?
sabato 14 febbraio 1925
San Valentino: qualcuno si ricorderà di portare fiori alle nostre donzelle Angela e Robin? Naturalmente no! Alain contatta l'associazione degli strizzacervelli, dove è stato inviato tutto il materiale dello psicologo Houston, per avere il materiale. La segretaria prende tempo. Viene contattato successivamente dal presidente, il dottor Green, con cui fissa un appuntamento. Henry intanto viene visitato da Robin che non capisce il suo problema ma consiglia un cambiamento d'aria. Intanto Angela e Alain vanno allo studio di Green, che si rifiuta di consegnare il materiale di Houston riguardante Carlyle senza una richiesta scritta della sorella Erica, successivamente portano Henry a far visitare e gli viene consigliata una settimana di riposo assoluto nella clinica extralusso fuori città e un successivo viaggio all'estero. Viene così deciso di "prendere in prestito" il materiale facendo un'incursione notturna con l'aiuto di un amico "mani di velluto" di Phil. Robin, Phil e Mani di velluto si introducono dopo l'orario lavorativo nella sede dell'associazione degli strizzacervelli e sottraggono la cartella di Roger Carlyle sostituendo l'interno con fogli qualsiasi. Si calano dalla scala antincendio. Angela, visto che nessuno se la fila, passa la notte di San Valentino a leggere gli appunti. Erica ha affetto e astio per il fratello Roger, che ha fatto la prima seduta nel 1918. Ha problemi col sonno, come qualcuno che conosciamo bene. Sogna un uomo nero, una piramide, una croce ad anello. Il tipo, che Carlyle trova benigno, gli sussurra "vieni a me, vivi come un Dio". Il 18 dicembre 1918 ha incontrato Anastasia M'Weru, sua sacerdotessa. Alain accompagna Henry alla clinica e passa la notte ad aspettare sue notizie.
domenica 15 febbraio 1925
lunedì 16 febbraio 1925
Ci ritroviamo al Club: Henry è stato finalmente dimesso, ha dormito male ma senza sognare neri... è comunque molto provato. Ci presenta il fratello minore John che per precauzione da oggi lo accompagnerà per volontà della famiglia. Alain invece presenta Deborah Lee, laureanda in antropologia assegnata dal suo ex assistente in vista del viaggio a Londra e poi in Africa. Ad Angela qualcosa degli appunti di Robert Houston su Carlyle non torna... ci avevano detto che lo psicologo si era unito alla spedizione di sua spontanea volontà, invece risulta sia stato ricattato. Alain viene contattato da Kensington e fissano un appuntamento per il giorno successivo.
martedì 17 febbraio 1925
Angela, Alain e Deborah vanno da Kensington alla Prospero Press: concordano di tenersi in contatto e aggiornati su eventuali novità significative. Ci scrive una lettera di presentazione per un suo amico editore londinese: Mickey Mahoney. Nel frattempo John cerca di contattare Erica per l'ennesimo tentativo di consultazione delle sue carte conservate in cassaforte, ma per l'ennesima volta rimbalziamo.
mercoledì 18 febbraio 1925
Finalmente arriva il giorno della partenza: ci imbarchiamo su un transatlantico di lusso con biglietti prima classe gentilmente offerti da Henry. Andiamo tutti, all'apparenza nessuno ci ha seguito. Angela, Alain e Deborah leggono il libro ma non riescono a penetrarne i segreti più oscuri, ne restano comunque turbati. Lo stesso libro viene negato ad Henry, a causa della sua debolezza mentale del momento. Per il resto viaggio tranquillo, rapido e piacevole.
giovedì 19 febbraio 1925
venerdì 20 febbraio 1925
sabato 21 febbraio 1925
domenica 22 febbraio 1925
lunedì 23 febbraio 1925
martedì 24 febbraio 1925
Arriviamo a Londra! Il libro "Oscure sette africane" viene messo in cassaforte nella camera dell'Hotel da Alain. La giornata è umida e piovosa, la metropoli, tanto più vasta di New York, ci colpisce. I fratelli Henry e John prendono una camera doppia, gli altri si sistemano in una camera singola del Continental.
mercoledì 25 febbraio 1925
Dopo una buona colazione "inglese" telefoniamo alla fondazione Sir Aubrey Penhew e parliamo con il direttore Edward Gavigan, col quale fissiamo un appuntamento nel pomeriggio: la sede della fondazione si trova vicino al British Museum. Angela, John e Deborah escono e vanno alla sede dello "Scoop" in Conflict street, nel quartiere della City, per incontrare l'editore Mickey Mahoney, contatto lasciatoci da Kensington. Mahoney si dimostra cordiale e rimane sorpreso e scosso dalla notizia della morte di Jackson Elias, che era passato anche da lui. Il nostro amico quando l'aveva visto diversi mesi prima gli era sembrato scosso, impaurito, frettoloso, tutto preso a trovare le prove di una non meglio identificata cospirazione mondiale da cui era ossessionato. Alla sede dello "Scoop" aveva cercato degli articoli su una serie di omicidi a Londra, e l'editore ci aiuta a rintracciarli. Uno parlava di egiziani spariti e poi trovati trucidati. Risalgono a circa cinque mesi prima. (Ref 16, 17, 18).
Nel pomeriggio Alain, Deborah, Henry e Robin vanno all'appuntamento con Edward Gavigan che gli accoglie in uno studio lindo e sobrio. Dice di aver preparato lui i visti della spedizione Carlyle, che stava scavando a est delle piramidi reperti della terza dinastia, un periodo oscuro di cui si sa poco. Descrive la donna di colore (M'Weru?) compagna di Carlyle come audace e falsa, essendo sparita con i fondi della spedizione una volta giunti in Egitto. Adesso nello stesso sito sta lavorando la spedizione Clive ed esclude che noi si possa operare in collaborazione o nei paraggi. Si offre di far esaminare i reperti della spedizione Carlyle in suo possesso (gli altri sono al museo del Cairo) da Deborah, che ne è entusiasta. Si parla di una certa entità potente che aveva sovrastato il faraone, e veniva descritta come oscuro, nero. Lui ci propone un altro sito per gli scavi, a monte del Nilo di circa 1000 km. Nominiamo Elias e Edward Gavigan dice che effettivamente era venuto da lui per chiedere conferme su una sua teoria su una entità malvagia definita come il "Faraone nero", ma era rimasto deluso quando gli aveva detto che per lui erano solo miti e non c'era niente di fondato. Erica invece non è mai passata da qui. Gradualmente il nostro interlocutore si fa più frettoloso e dice di essere molto occupato. Ce ne andiamo, Deborah resta a studiare i reperti. Una volta usciti Robin ci fa notare come l'atteggiamento di Edward Gavigan sia cambiato dopo che abbiamo citato Elias, fin quasi a divenire sbrigativo e ostile quanto prima era stato cordiale e collaborativo. A sera Deborah torna all'Hotel e ci riferisce di aver notato nel retro della fondazione tutto un via vai di asiatici che caricavano e scaricavano casse: la cosa ci puzza in quanto ci ricorda stranamente quello che avveniva alla Juju House a New York con protagonisti di colore al posto dei gialli...
giovedì 26 febbraio 1925
Alain passa la giornata al British Museum per cercare qualcosa che lo colpisca sulla terza dinastia, ma non trova nulla di particolare. Henry e John prendono contatto col rotary di Londra, mentre Angela e Deborah tornano alla fondazione Penhew per studiare i reperti e esaminare la libreria, ma anche loro non trovano niente di particolare. Notano che oggi non ci sono più le operazioni di carico e scarico sul retro come il giorno prima. Alle 18,30 vedono Edward Gavigan che dopo aver confabulato con la donna delle pulizie esce: decidono di seguirlo. Lo pedinano finché non entra in un negozietto: "Bazar di Tewfik". Dopo pochi minuti esce con un signore egiziano di una certa età, ben vestito. Angela e Deborah continuano a pedinare entrambi finché non giungono a un locale frequentato da egiziani chiamato "La piramide blu". A questo punto decidono di essere prudenti e tornare in albergo.
venerdì 27 febbraio 1925
Angela, Deborah e Alain tornano alla fondazione Penhew ma non riescono a trovare niente di particolare. I fratelli Henry e John invece vanno insieme a Robin nella via dove presumono abitare il pittore Miles Shipley, e chiedendo informazioni in giro, soprattutto da un barbiere, riescono a rintracciare l'indirizzo. Apre loro una vecchietta che scoprono essere la madre Bertha. Il pittore già a prima vista sembra un tipo particolarmente strano e dopo un preambolo in cui dimostra appieno la sua debolezza mentale Miles imbocca delle scale e porta tutti al piano superiore nella stanza dei dipinti, dove tiene le sue opere. Le tele sono disturbanti, la tecnica è buona ma la mente che ha partorito tali oscenità è sicuramente malata. I soggetti sono assurdi: un enorme verme che stritola una donna, una palude con persone terrorizzate che non sanno dove si trovano, una donna che partorisce su un altare in una zona esotica, un groviglio di serpenti dotati di mani che si attorcigliano, un autoritratto molto somigliante con una montagna in lontananza molto disturbante e infine un ritratto della madre con un ghigno orripilante. John resiste bene o male alla visione, ma il fratello e Robin accusano il colpo e svengono. Avranno senza dubbio bisogno di cure mentali. Philip viene incaricato di pedinare Miles per scoprire chi sia il suo misterioso committente nominato dalla madre del pittore mentecatto. Alla sera i superstiti si ritrovano a cena col Rotary londinese, in tutto un centinaio di persone fra cui l'ispettore Barrington, con cui Alain attacca cautamente bottone per parlare di omicidi rituali. L'ispettore è intento a minimizzare l'accaduto quando un suo collega viene a portargli la notizia di un altro fatto di sangue...
sabato 28 febbraio 1925
Philip passa la giornata a pedinare il pittore Miles, in tarda serata invece andrà alla Piramide Blu per controllare l'ambiente. Robin al'ospedale delira e borbotta frasi sconnesse quali: "ci porterà nel suo mondo, ci cattura". Alle 10 Deborah e John vanno al Bazar, è pieno di paccottiglia egizia, nulla di originale come conferma Deborah. Il titolare si chiama Tewfik Al Sayed. Prima di uscire, per non destare sospetti, comprano un narghilè completo di essenze. Angela e Alain comprano i giornali e vanno alla redazione dello Scoop: la sera precedente c'è stato un nuovo omicidio "rituale" di un magrebino ai docks, in riva al Tamigi. Si fanno accompagnare sul posto da Mickey Mahoney, la zona si chiama Lime House, è pieno di magazzini. Mahoney racconta che il predecessore di Barrington è scomparso proprio in seguito alle indagini sui primi omicidi, due anni e mezzo fa. Mentre diamo un'occhiata in giro notiamo una nave, "Vento d'avorio", con numerosi scaricatori orientali e africani. Stanno trasferendo delle casse, anche voluminose, dalla stiva a un magazzino. Non ci sembra sicuro avvicinarsi più di tanto... torneremo in un altro momento e meglio equipaggiati.
Deborah e John, usciti dal bazar, tornano alla fondazione Penhew, e mentre la prima si dedica ad analizzare i reperti continuando il suo lavoro, il secondo chiede di parlare col direttore. Comunica a Edward Gavigan la volontà di finanziare la spedizione nel Darshur, un centinaio di chilometri a sud della spedizione Clive. Si inizia a parlare della logistica e si arriva a ipotizzare una possibile partenza in autunno. Edward Gavigan, forse rabbonito dalla prospettiva dei futuri introiti, accetta di rispondere ad alcune domande su Jackson Elias: secondo il direttore dell'istituto era in contatto con qualcuno della polizia ed era molto interessato ai casi degli omicidi rituali. Nel frattempo Deborah, girovagando per il piano terra della fondazione, vede degli arabi che stanno trasportando furtivamente uno strano tubo di ferro, e fanno di tutto per non farsi vedere. Poi sorprende la donna delle pulizie con in mano una statuetta a prima vista antica, e questa rimane sorpresa nel farsi notare da Deborah. Quasi contemporaneamente (verso le 17,30 del pomeriggio) Alain e Angela vanno nella strada sul retro della Fondazione e notano un gran via vai di manovalanza araba che sta caricando casse su due camion anonimi: gli operai parlano di trasportare la merce al porto, su una nave. Alain e Angela vedono anche un luccichio prodotto da qualcosa di metallico, o forse da uno specchio. Ci ritroviamo tutti insieme e decidiamo di fare irruzione al porto, ma non riuscendo a trovare Phil fino alla mezzanotte alla Piramide blu optiamo per un cambio di programma: se non riusciremo a ingaggiare in tempo utile un consistente numero di sicari andremo alla Fondazione. Phil è al locale, ci conferma che a quest'ora potremmo trovare soltanto un abile scassinatore, e decidiamo per il piano di riserva, visiteremo nottetempo la fondazione. Mentre parliamo ci avvicina una danzatrice del ventre, si presenta come Yalesha e chiede un colloquio con noi quando staccherà alle 6 del mattino: dice di avere rivelazioni da farci riguardo agli omicidi rituali. Fissato l'appuntamento andiamo con Phil a prendere lo scassinatore, Steve Hawkins, e Deborah, poi filiamo diritti alla fondazione. Phil e Steve entrano dal retro e mettono a nanna senza troppi problemi il guardiano notturno, poi vengono a chiamarci. Nella stanza di Edward Gavigan non troviamo niente di interessante tranne la cassaforte, ma non è possibile aprirla su due piedi. Quando stiamo per desistere Deborah scopre una stanza segreta dietro la biblioteca e all'interno rimaniamo sbalorditi nel trovarci di fronte a un sarcofago originale. Deborah ha una nuova intuizione e scopre un meccanismo sul coperchio che permette di spostare il pesantissimo reperto. Questo ruota su se stesso e rivela un passaggio con delle scale che conducono in basso...
Il cunicolo conduce a una stanza ingombra di casse, tutte vuote tranne una, contrassegnate dalla dicitura "Importazioni Ho Fong, Shanghai, 15 Kao Jang". Alle pareti ci sono pezzi di intonaco con affreschi così antichi che neanche i nostri studiosi riescono a datare esattamente, mentre in fondo c'è un'intera parete adibita a biblioteca. Apriamo la cassa piena e all'interno troviamo una statua di ottone molto pesante, raffigurante un essere alieno dalle molte braccia la cui sola vista ci disturba. Gli affreschi raffigurano esseri umanoidi, creature orribili e, cosa ancor più inquietante, secondo i nostri esperti sono senza ombra di dubbio originali. La biblioteca viene esaminata molto attentamente e ne rinveniamo anche alcune pergamene, occultate in un cassetto segreto nascosto. In tutto preleviamo due documenti in arabo, due in geroglifico, un libro in inglese ed uno in francese antico. Decidiamo di prenderli e felici per esserci ancora una volta guadagnati la giornata ce ne andiamo a letto.
domenica 01 marzo 1925
Andiamo tutti a riposare e dormiamo fino a tardi tranne Phil che ha appuntamento con Yalesha, la danzatrice del ventre, alla Piramide blu. Quest'ultima rivela che le sparizioni di egiziani sono dovute a una misteriosa confraternita, e anche il suo fidanzato, che lavorava nel locale, è sparito così. Un paio di volte al mese ci sono spedizioni di casse dalla Piramide blu a fuori Londra, i camion arrivano nelle notti senza luna verso le 22, prima dell'apertura, e caricano casse e persone. Nel pomeriggio ci mettiamo a studiare i libri e le pergamene: Alain apprende un sortilegio che permette di entrare in forma di incubo nei sogni degli altri, Deborah il procedimento per realizzare la "Polvere di Ibn Ghazi", che rende visibile ciò che è invisibile e viceversa. Angela legge un libro in inglese che parla di un trovatore che girava l'europa cantando storie di grandi antichi e che finì sul rogo. Henry nel frattempo va al porto, ma nella zona del magazzino che teniamo sotto controllo nessuno sta lavorando. La sera Deborah sperimenta la polvere di Ibn Ghazi: funziona. Sul tardi va con Phil, John e Hawkins al magazzino ai docks, ma Steve fa rumore e sono costretti a tornare indietro per non dare nell'occhio.
lunedì 02 marzo 1925
Al mattino, sopo colazione, Deborah esce per comprare nuovi ingredienti necessari per riprodurre la polvere di Ibn Ghazi. Andiamo all'appuntamento con Edward Gavigan per concordare la possibile nostra spedizione: non sembra sospettare di noi per l'incursione e non ne fa accenno alcuno. Ci spara una cifra enorme, rispondiamo che ci penseremo dopo aver avuto un preventivo dettagliato. Ci congediamo rimanendo d'accordo che ci incontreremo di nuovo per riparlarne fra due settimane. Alain va a Oxford per indagare su Henry Clive: si è effettivamente laureato ma è uno sconosciuto dal punto di vista archeologico. Angela fa ricerche alla redazione dello Scoop su Edward Gavigan e Henry Clive: il primo è apprezzato, il secondo sconosciuto. Steve e Phil alla sera vanno a fare un sopralluogo alla Piramide Blu e nottetempo seguono un camion fuori città fino a una villa in un isolotto sul mare.
Nei dintorni c'è molta nebbia e un silenzio innaturale.
martedì 03 marzo 1925
Alain torna a Londra. Alle 22 partiamo tutti per la villa sull'isolotto, accompagnati da un bel gruppo di bravi ragazzi assoldati per l'occasione. Siamo tutti armati. Arriviamo verso mezzanotte e parcheggiamo fuori vista dal cancello. Arrivano alcuni camion, ci sono guardie al cancello, sia fuori che dentro. Scavalchiamo il muro in un punto fuori vista. Dopo qualche minuto arriva un altro mezzo e tutti, anche i guardiani del cancello, si dirigono verso il ponte che porta alla villa. Mandiamo in avanscoperta Steve che dopo qualche minuto torna a chiamarci. Oltrepassiamo il ponte, la nebbia si infittisce e percepiamo un silenzio innaturale. All'altro lato del ponte troviamo un meccanismo con alcuni pulsanti ma nonostante ripetuti tentativi nessuno riesce a capirne il funzionamento. Steve riferisce che davanti all'ingresso della villa, che ha le luci accese, ci sono alcuni uomini di guardia. Hawkins divide i suoi uomini in tre gruppi per esplorare il periplo della villa e lui stesso si mette a capo di uno dei tre. Concordiamo di rivederci dopo quaranta minuti: il primo gruppo che torna riferisce di aver trovato un piccolo molo con delle imbarcazioni ancorate, una a motore. Verso le 1.20 iniziamo a sentire dei tamburi, tamburi nell'oscurità... chissà perché abbiamo la sensazione di vivere un deja vu. Steve finalmente torna ma capiamo subito che qualcosa è andato storto: è in ritardo e da solo. Dice che c'è una folla innumerevole che si agita intorno ad un obelisco, e il cielo è solcato da fulmini. Sembra molto scosso e rifiuta di "tornare laggiù".
Henry improvvisamente parte di corsa dicendo di voler andare a affondare le barche. Noi decidiamo di entrare nella villa il cui aspetto interno si rivela fatiscente a differenza dell'esterno. Alain esplora il primo piano ma trova soltanto una serie di porte che conducono a stanze chiaramente in disuso da anni. Deborah trova un passaggio dietro al camino ma risulta portare a una stanza vuota. Alain scende al piano terra e continua a esplorare: trova la cucina e accanto delle scale che portano alla cantina, anche questa in disuso da tempo, come pare tutta l'abitazione. Dopo una serie di tentativi a vuoto notiamo che lo spazio del piano terra sembra essere maggiore di quello degli scantinati che abbiamo trovato e così ci rimettiamo a cercare passaggi. Dopo alcuni fallimenti troviamo un mattone semovente che aziona un passaggio: scendiamo le scale celate e arriviamo alla parte segreta dello scantinato. Ci sono delle celle con dentro tre individui, due donne e un uomo, che si lamentano e sembrano sconvolti e in preda all'orrore. Proprio prima di andarcene Alain decide di aprire l'ultima porta della cantina e penetriamo in un magazzino ricolmo di oggetti che ricordano quelli rinvenuti nello scantinato della fondazione Penhew. Ci sono una gran quantità di tuniche, reperti e gioielli, una biblioteca e un grande tavolo coperto di registri e carte. Alain preleva un grande registro e nota che vi sono annotate varie spedizioni. Gli altri raccolgono alcuni libri e, visto che ci sono, prelevano anche alcuni gioielli. Fra tutti i reperti spicca il busto di un Faraone nero con sembianze mostruose. Il tempo stringe, fuggiamo con un camion tagliando le gomme agli altri mezzi. Henry non è ancora tornato, e neanche i due ragazzi che erano andati in esplorazione con Steve. Recuperiamo Angela all'esterno e ci lasciamo alle spalle la villa, illuminata da uno squarcio di luce enorme nel cielo. Una volta fuori pericolo abbandoniamo il camion prelevandone però i documenti.
mercoledì 04 marzo 1925
Ci svegliamo ed esaminiamo con più attenzione e a mente fredda i documenti che abbiamo prelevato alla villa. Fra di essi c'è una lettera che fra l'altro dice: "Caro Sir Aubrey Penhew, Elias ha avuto il fatto suo a New York. Devi fermare Brady. E' stupefacente che sia sfuggito così a lungo. Quell'uomo può diventare un ostacolo per il nostro Signore". Il portiere ha un messaggio per noi: la grafia è la stessa della lettera. "I vostri amici sono nostri ospiti. Proporrei uno scambio. Il libro e gli appunti per la loro vita. Se siete d'accordo niente polizia e chiamate questo numero 333 - 8171. Riceverete istruzioni". Henry incontra l'ispettore Barrington e denuncia il ritrovamento dei tre individui che la notte precedente abbiamo liberato e lasciato in stato confusionale presso la clinica dove si trova Robin. Intanto decidiamo di cambiare hotel e partire lasciando una falsa pista. Alain la mattina ha esaminato il registro e trovato annotate una serie di spedizioni (tutte dopo il '21) da New York, Mombasa, e tante altre località. Lasciamo tutti l'albergo e Phil rimane all'esterno per controllare che non entri gente sospetta. Si conferma un fagiano (come tutti noi): quando Alain rientra il portiere dice che è tornato l'uomo in nero del mattino e ha consegnato un altro messaggio che questa volta è un foglio bianco. Saliamo in camera con un brutto presentimento e infatti la porta è stata forzata e mancano il registro e il messaggio. Telefoniamo al numero sul bigliettino, ci risponde un tipo e ci dice di richiamare il giorno successivo. Scopriamo che il numero appartiene a un locale nella zona Limehouse, quella dei doks, dove vive gentaglia e dove abbiamo appurato essere ormeggiata la "Vento d'avorio". Mahoney non è in redazione e Shipley il pittore non ci offre altri spunti. Andiamo a dormire al nuovo albergo e rimandiamo tutto a domani.
giovedì 05 marzo 1925
Steve ci contatta di primo mattino e ci riporta gli spostamenti della sera precedente di Edward Gavigan: è uscito dalla fondazione verso le 20 per andare in un negozietto di esoterismo (che ben conosciamo). E' uscito con un tipo egiziano (crediamo di conoscere anche lui) e dopo aver cenato in un ristorante sono tornati insieme alla fondazione, senza più uscire. Ci organizziamo con una decina di ragazzi per incursione con all'occorrenza annesso eventuale rapimento. Telefoniamo al numero in Limehouse e ci viene risposto di recarci fra due giorni, massimo in tre, a Lambert Street per lo scambio: evidentemente non sanno che la merce ci è stata sottratta. La sera la spedizione "rapitiva" va in scena: i nostri tranne Alain, Deborah e Angela si appostano con i bravi ragazzi fuori dalla fondazione. Vedono arrivare dei furgoni, almeno quattro. La vigilanza è stata potenziata, all'interno le luci sono accese. Non esce nessuno fino a mezz'ora dopo la mezzanotte, poi i quattro camion escono e si recano alla Piramide Blu. Secondo John la maggior parte della gente è rimasta alla fondazione. Decidiamo di fare irruzione al negozietto di esoterismo: forziamo la porta ed entriamo verso le 2 di notte, salendo le scale fino a giungere nell'abitazione dove sono stipati un gran numero di reperti. Statue, mappe e altro. Si decide di chiamare anche gli esperti Alain, Deborah e Angela, che accorrono sul luogo. Dopo una lunga e sofferta perquisizione riusciamo a trovare un cassetto segreto nella scrivania dove rinveniamo un ankh, un papiro con geroglifici egizi, una veste, una calotta di seta nera e due bastoncini metallici: uno con un uncino e uno con un ankh capovolto. Inoltre delle boccette con un liquido sciropposo e dei cristalli. Ad Angela questo materiale non convince e anche la catenella è fatta di un metallo sconosciuto, leggero ma duro, che anche al tatto resta sempre freddo... Decidiamo di tornare a letto e di rimandare ogni decisione al giorno dopo.
venerdì 06 marzo 1925
Deborah inizia a studiare seriamente il papiro trafugato la notte precedente: capisce che si tratta di un incantesimo che permette di trasformare le persone in qualcosa di diverso. Cerca di dissuadere John dal rapire Edward Gavigan, ma non ci riesce. John dice di volere vendetta per suo fratello scomparso alla villa sul mare e conferma una nuova spedizione per la sera. Alain e Phil vanno nei paraggi del negozietto di anticaglie e lo trovano chiuso, controllato da un cordone di polizia. Alla sera Angela e Deborah rimangono in albergo. Alain e Phil vanno dopo cena alla Piramide Blu e si appostano all'esterno attendendo l'arrivo di Yalesha la ballerina. Lei finge di non conoscerli, ma passando sussurra a Phil di andare via. Alain e Phil vengono seguiti, Alain prosegue a piedi e Phil si apposta dietro un vicolo... l'inseguimento si interrompe e Phil sente rumori di assi e barili spostati (forse gli sgherri sono entrati in qualche scantinato). Poco dopo arriva un uomo con passo strascicato, Phil si rivela e questi, che nel frattempo ha smesso di zoppicare, gli chiede se conosce una ballerina della Piramide Blu. Phil non fa il nome di Yalesha e quello se ne va. (Forse era un messaggero della ballerina?). Intanto gli altri sono alla Fondazione. Verso le 18 esce il personale ma di Edward Gavigan nessuna traccia. Tutto resta buio. Alle 23,15 Phil e Alain raggiungono gli altri alla Fondazione, prelevano Jo Campbell, Steve Faber e Pete Garret e tornano alla Piramide Blu. Loro restano in auto mentre i tre entrano per cercare di parlare con la ballerina. Dopo qualche tempo torna solo uno, insanguinato: rivela che la ballerina non ha voluto parlare, che sono stati buttati fuori e poi inseguiti da nordafricani che hanno ucciso a bastonate i suoi due compagni. Lui è riuscito a fuggire. Nel frattempo alla Fondazione il portone principale si apre ed esce una guardia che apre tutti i cancelli, guarda nella direzione di John e i suoi e poi lasciando tutto aperto torna dentro, come a volerci sfidare a entrare. John arde di furia ripensando al fratello scomparso ma all'improvviso viene folgorato come Paolo sulla via di Damasco e su due piedi decide che la vendetta non è un sentimento che gli appartiene, che il perdono ha un suo perché, che in fondo Edward Gavigan è una brava persona... insomma se la fa addosso e ordina ai suoi la fuga. Dopo qualche minuto arrivano sul posto Phil e Alain col ragazzo superstite ferito e trovando tutto aperto deducono che John e i suoi abbiano finalmente messo in atto il piano e abbiano fatto irruzione, così decidono di entrare a dar loro man forte. Salgono le scale: all'interno è tutto buio, c'è odore di putrefazione e peli bruciati... Dopo qualche tempo Phil torna in albergo: è in stato confusionale e alle domande degli amici su cosa sia successo e su dove sia il professor Delacroix risponde così: "no, perché l'affare di sotto è attivato... sopra c'era quello col coso in testa... teneva le mani così... c'aveva dei cosini in mano... ho tirato la bomba...".
sabato 07 marzo 1925
Al mattino il professor Delacroix non è ancora tornato. Phil è in stato confusionale, se possibile ancor più del solito. In albergo arriva l'ispettore Barrington che preleva Howard per un'identificazione all'obitorio. Con loro in ospedale vanno anche Angela e Deborah. In obitorio nella sala entra solo John e identifica uno dei ragazzi caduti alla Piramide Blu, i due ragazzi scomparsi alla magione sul mare e infine il cadavere del fratello Henry. Manca il corpo di uno dei due ragazzi fatti fuori alla Piramide Blu. Infine viene riconosciuto anche il cadavere della ballerina Yalesha. Barrington chiede spiegazioni e incalza John, che alla fine decide di vuotare TUTTO il sacco, fin dall'inizio a New York. All'interno della fondazione Penhew sono stati rinvenuti anche due cadaveri carbonizzati e non si hanno notizie del direttore Edward Gavigan. John viene rilasciato: è sconvolto per aver avuto la conferma della dipartita del fratello maggiore e torna all'albergo insieme a Angela e Deborah, prima però viene accompagnato da loro il professor Delacroix: è ancora vivo e si è svegliato pieno di lividi all'ospedale. E' stato portato nella notte da qualcuno, ma è ancora molto agitato e non ricorda da chi. Racconta di essere entrato con Phil e uno dei ragazzi nella fondazione credendo che gli altri fossero all'interno, di essersi trovato a dover affrontare Edward Gavigan trasfigurato e il suo compare egizio e di aver provato a fare il doppio gioco. Dopo il lancio della bomba di Phil ha provato la fuga ma è stato afferrato al piano terra da un essere tentacolato che temeva la luce. In punto di morte è stato salvato da qualcuno, ma è svenuto prima di poter capire da chi. Quando si è svegliato si è trovato all'ospedale, con un foglio nel taschino che ricorda tanto una mappa. Chi lo ha salvato? Torniamo tutti all'albergo.
domenica 08 marzo 1925
Al mattino fuori dall'albergo incontriamo Steve che ci sta aspettando: dice che girano voci di arresti eccellenti. Alain dalla finestra nota che qualcuno sta piantonando l'albergo e John chiama la polizia per avvertire: sono loro e approfittano della chiamata per comunicare al ricco americano che stanno giusto per venire a prelevarlo. Scartiamo l'opzione del tentativo di fuga e John viene fermato con l'accusa per l'omicidio di Edward Gavigan e di un suo assistente. Intanto Alain torna all'ospedale e apprende di esservi stato portato all'esterno da ignoti verso le 4 del mattino.
lunedì 09 marzo 1925
Deborah ha esaminato la mappa trovata addosso a Alain e i geroglifici su di essa sembrano disposti a casaccio. Decide di andare in biblioteca a fare ulteriori ricerche con Delacroix, a cui il nome Bir (oasi, pozzo) Nahid dice qualcosa, un nome legato a un'antica civiltà prefaraonica poi sconfitta dagli egizi, ma al momento non ricorda bene e necessita di ulteriori e approfondite ricerche. Angela torna allo Scoop da Mahoney, che è molto occupato con il caso della fondazione Penhew: fin dal mattino ci sono titoloni su tutti i giornali, "Attacco a Londra", "Distrutta la Fondazione Penhew", "Ucciso il direttore" e così via). John si incontra con l'ambasciatore Usa: apprende che ci sono molti indizi contro di lui ma la buona notizia è che potrà alloggiare all'ambasciata. Purtroppo però, pessima notizia, la famiglia ha temporaneamente revocato tutti i suoi beni finanziari. Più tardi Philip decide di andare insieme a Steve e Deborah nella zona della magione sul mare fuori Londra. A 7 miglia dalla villa c'è il villaggio di Chemsford e i nostri si fermano a pranzo alla taverna del paese, prenotando anche una camera per la notte. Raccolgono delle voci da un operaio che ha lavorato nella villa e dal conestabile (una sorta di sceriffo): la villa è enorme, è stata a lungo disabitata, poi è stata acquistata da un misterioso proprietario di Londra una quindicina di anni prima. Non viene quasi mai, ma c'è un maggiordomo, Edward. Ci sono voci sia abitata da fantasmi. Deborah va all'archivio parrocchiale ma non trova niente di particolare. Decide quindi di passare in Comune per avere visione degli atti di vendita e fa amicizia coll'impiegato Martin, fissando un appuntamento per la sera a casa di amici dove quest'ultimo ci prova e concorda di ritrovarsi il pomeriggio successivo per un giro guidato della zona. Phil acquista una chiave inglese e della fune, poi va con Steve a fare un sopralluogo al porto più vicino. Cena serale tranquilla, durante la quale conversando con i frequentatori della taverna si scopre che alla villa lavora anche un giardiniere.
martedì 10 marzo 1925
Al mattino Deborah torna in Comune: non c'è Martin ma probabilmente su sua richiesta il conestabile ha concesso il permesso di esaminare gli atti della villa. Grazie a questo scopriamo che il proprietario è Edward Gavigan che ha acquistato la magione e l'intero parco dai Perkins nel 1912, insistendo per inserire una clausola che impediva costruzioni nei paraggi del suo terreno. Successivamente ha apportato varie modifiche fino a renderla una vera e propria fortezza inaccessibile, come conferma lo stesso Steve che l'ha esaminata con l'occhio dell'esperto (scassinatore). Infatti si spaccia per l'autista di Deborah e accompagnando lei e Martin nel giro panoramico ha modo di vedere tutto il complesso della villa e del parco circostante dall'alto, in vetta a una antica rocca sulla collina. Tornando al villaggio decidono di percorrere la strada che passa di fronte alla villa e Deborah nota che sul cancello chiuso è incastonata la parola "Misr", che come lei sa bene in antico Egizio significa "Egitto".
mercoledì 11 marzo 1925
Steve passa la mattinata appostato fuori dal cancello della villa, ma nonostante le sue riconosciute capacità di osservazione non nota nessun movimento. Dopo le 14 viene raggiunto da Deborah e Phil: i due uomini scavalcano il cancello mentre Deborah resta in auto con l'accordo di chiamare la polizia nel caso non vedesse tornare nessuno entro le 20.
Steve e Phil si inoltrano nella boscaglia, passano il ponte e si dirigono alla pulsantiera. Qui attivano il meccanismo ma lo bloccano a metà strada, e nel tentativo di risistemarlo lo danneggiano irreparabilmente tagliandosi ogni via di fuga. Nonostante l'iniziale riluttanza di Hawkins si dirigono allora verso lo spiazzo con al centro il monolito dove qualche sera prima la folla di invasati stava officiando una sorta di rituale. Durante il tragitto inciampano nei resti orribilmente sfigurati di uno dei due ragazzi dispersi di Steve, mentre all'obelisco stesso, che notano essere ricoperto di geroglifici, è ancora appesa la metà superiore del cadavere di un uomo. Dopo un iniziale e comprensibilissimo istante di smarrimento i nostri si riprendono e concordano di andare ad esaminare l'interno della villa, che però sembra disabitata. Anche il magazzino sotterraneo è completamente vuoto. Così prendono una torcia e vanno verso il porticciolo, ma non ci sono barche attraccate e anche qui nessuna via d'uscita. Risalendo la scalinata sentono un rumore fra le frasche e seguendolo trovano una caverna: all'interno resti umani semidivorati e cattivo odore, anche animale. Ci sono anche orme di piedi quasi umani ma con unghie enormi. Dopo essere tornati al ponte e aver deciso che tentare l'attraversamento sarebbe troppo rischioso per la loro incolumità fisica Steve e Phil entrano nella villa rassegnati a passarvi la notte fino al mattino quando tenteranno la fuga prima dell'arrivo della polizia, che come concordato sarà chiamata da Deborah quando non vedrà i suoi compagni di ritorno per l'ora prestabilita. Nel frattempo Deborah non vedendo effettivamente tornare nessuno sale in auto e si incammina verso il villaggio, ma purtroppo non dimostra molta abilità alla guida e, complice il buio e lo stato di agitazione per la sorte dei due uomini, finisce con le ruote anteriori in un fossato bloccando l'auto. Non le resta che proseguire a piedi. Nel frattempo i due si sono appena sistemati in una camera al primo piano quando sentono dei passi frettolosi nel corridoio: aprono la porta e sparano al tipo che cade ma fa in tempo ad artigliare quasi a morte Phil. L'essere è umanoide ma con qualcosa di canide. Steve richiude la porta e presta un primo soccorso a Phil che è messo molto male. Si sentono ululati e dalla finestra si scorgono molti altri di questi orribili esseri, che infine giungono alla porta e tentano di forzarla. Steve svuota il caricatore maledicendo la sorte e il momento in cui ha deciso di dar retta al suo compagno quando ha tanto insistito, con una determinazione quasi maniacale, ad armeggiare con i meccanismi del ponte. Alla fine la porta cede e nonostante faccia fuoco a volontà viene sopraffatto dal numero... è la fine per i nostri coraggiosi e sfortunati investigatori.
Deborah intanto arriva in paese verso le 22 e incontrato il conestabile al pub lo convince a fare un sopralluogo con altri due uomini. Scavalcano il cancello allucchettato e giungono fino al ponte, ma trovandolo aperto a metà non riescono a passare. Deborah, insistendo molto e facendo affidamento anche sul suo "charme", convince il conestabile a prendere una barca al porto più vicino e così arrivano dal mare. All'interno della villa trovano una scena di sangue, resti di colluttazione ma nessun cadavere. Se ne vanno decisi a tornare in forze il mattino successivo.
giovedì 12 marzo 1925
Di buon mattino la polizia entra in forze nella villa e trova resti umani nella caverna, all'obelisco e nei paraggi, molto sangue all'interno dell'abitazione, segni di lotta ma nessun altro cadavere. Intanto Deborah e il resto della squadra rimasta a Londra leggono sui giornali che sono stati incolpati due dei ragazzi di Steve per l'eccidio alla fondazione Penhew. John viene così scagionato e lasciato libero ma la famiglia lo rivuole a casa negli Stati Uniti e non vuole sentire ragioni. John decide di disobbedire e restare. Nel frattempo Alain ha passato gli ultimi giorni in biblioteca ricercando notizie sull'oasi Bir Nahid e dopo lunghe ore di ricerca riesce a scoprire l'esatta locazione e recuperare le notizie che cercava. E' un avamposto di una civiltà pre-egiziana, gli Icsos.
venerdì 13 marzo 1925
Dopo aver discusso fra noi e soppesato le varie opzioni, decidiamo tutti insieme di lasciare Londra per recarci in Egitto ripercorrendo le tappe di Jackson Elias e della spedizione Carlyle prima di lui. Prima però sarà necessario tornare a New York per riportare alla famiglia la salma di Henry e partecipare al funerale del nostro amico prematuramente scomparso.
sabato 14 marzo 1925
Il viaggio di ritorno verso New York è tranquillo ma triste: portiamo a casa la salma del nostro amico Henry.
domenica 15 marzo 1925
lunedì 16 marzo 1925
martedì 17 marzo 1925
mercoledì 18 marzo 1925
giovedì 19 marzo 1925
venerdì 20 marzo 1925
Arriviamo a New York dopo un viaggio senza avvenimenti degni di nota. Approfittando del tempo libero abbiamo riordinato le idee e studiato le carte e gli incantesimi in nostro possesso con esiti più o meno felici. Subito dopo essere sbarcati e avere sbrigato le formalità necessarie Deborah, Angela e Alain vanno da Jonah Kensington alla Prospero Press e gli raccontano tutti gli ultimi sviluppi nel dettaglio. Poi tutti a casa a riposare.
sabato 21 marzo 1925
Partecipiamo tutti insieme al funerale di Henry. Ci sentiamo affranti e ognuno di noi si chiede se avrebbe potuto salvarlo. Dopo la funzione John ha una accesa discussione in famiglia ma alla fine, contrariamente alla loro volontà, riesce a convincere i genitori a mandarlo ancora in giro per il mondo a spese loro per un altro po'.
domenica 22 marzo 1925
Giornata dedicata al lutto, alla meditazione e al ricordo.
lunedì 23 marzo 1925
Alain torna in biblioteca e nelle sue ricerche trova altri riferimenti alla civiltà degli Icsos. Trova anche gli appunti di preparazione con tutto il necessario per la logistica di una vecchia spedizione verso il sito di Bir Nahid che poi non fu mai intrapresa: è un colpo di fortuna e un buon punto di partenza per la nostra spedizione. John intanto ingaggia due nuovi investigatori privati: iniziamo a "consumarne" veramente troppi... Siamo comunque pronti per ripartire alla grande! Tutti preparano i bagagli per l'imbarco.
martedì 24 marzo 1925
Di nuovo in mare... cosa ci riserverà questa nuova tappa della nostra avventura?
mercoledì 25 marzo 1925
giovedì 26 marzo 1925
venerdì 27 marzo 1925
sabato 28 marzo 1925
domenica 29 marzo 1925
lunedì 30 marzo 1925
martedì 31 marzo 1925
mercoledì 01 aprile 1925
giovedì 02 aprile 1925
venerdì 03 aprile 1925
sabato 04 aprile 1925
domenica 05 aprile 1925
lunedì 06 aprile 1925
martedì 07 aprile 1925
Sbarchiamo a Marsiglia, luogo di nascita del professor Delacroix. Qui abita e studia suo figlio. Ci fermeremo in città due giorni, poi saliremo sulla nave che partirà per l'Egitto dove arriveremo in quattro giorni di navigazione, facendo scalo a Napoli.
mercoledì 08 aprile 1925
giovedì 09 aprile 1925
Ci imbarchiamo sulla nave per l'Egitto, naturalmente biglietti di prima classe offerti gentilmente da John. Poco dopo esserci staccati dal molo ci avvicina un fotografo tedesco diretto al Cairo per documentare le nuove scoperte archeologiche, dice di chiamarsi Helmut Boch e di essere in viaggio con la moglie Helga Zabresky, che ci presenta. Mentre conversiamo sul ponte vedendo la costa della Francia allontanarsi questi ci rivela di lavorare per il suo governo e per il giornale Die Welt. La moglie a una prima impressione non sembra molto a suo agio. A sera ceniamo con loro per conoscere meglio questi due nuovi compagni di viaggio.
venerdì 10 aprile 1925
Ormai è accertato: Helmut beve come una spugna. Durante la cena, già un po' allegro, insiste per scattarci delle foto, mentre la moglie Helga, che ci ha rivelato essere di origine polacca, entra sembra trovarsi piuttosto bene nel conversare con Angela e si confida con lei. Nel frattempo i nostri due investigatori fanno su ordine di John una visita nella cabina dei due (rompendo maldestramente la serratura) e non trovano nulla di particolare tranne una valigia molto pesante, che però lasciano chiusa per non destare ulteriori sospetti.
sabato 11 aprile 1925
Al mattino c'è trambusto nella nave: è stata scoperta l'effrazione nella cabina della coppia tedesca. Boch non sospetta di noi e ci regala le foto che ci ha scattato la sera precedente: notiamo che in molte di esse c'è un uomo giovane, alto e ben vestito che sembra essere sempre nei paraggi. Indubbiamente ci sta tenendo d'occhio. Dobbiamo scoprire chi è e perché ci sta seguendo. A cena individuiamo il tipo e John ordina ai due investigatori alle sue dipendenze di tenerlo d'occhio. Effettivamente per un motivo o per l'altro è sempre vicino a noi e non parla con nessuno. John propende per l'approccio diretto e decide di attaccare bottone al bar con lui: l'uomo dice di essere Philipp Davou, un commerciante francese diretto in Egitto. Sempre John scopre da una inserviente che il soggetto viaggia da solo e ha un biglietto per Alessandria con opzione per Suez. Rintraccia la cabina e bussa ma Davou, ora palesemente infastidito, lo scaccia. John allora torna alla cabina accompagnato dagli investigatori privati ma una volta aperta la porta Davou lo minaccia puntandogli una pistola al volto e intimando ai nostri di lasciarlo in pace. John torna alla carica con i due investigatori alle una di notte. Forzano la porta della cabina. All'interno non c'è nessuno, tutto vuoto tranne una ventiquattrore. John ordina a uno dei suoi stipendiati di aprirla e da questa esce del gas letale che lo uccide, mentre il secondo, che era rimasto a distanza, resta comunque fortemente intossicato. John lo porta dal dottor Mabus che però peggiora la situazione e lo finisce, guadagnandosi il simpatico nomignolo di "dottor morte".
domenica 12 aprile 1925
Attracchiamo a Napoli ma il personale di bordo non permette di sbarcare a nessuno tranne, dopo molti controlli della polizia, a coloro che dovevano scendere nella città partenopea. Davou, di cui denunciamo la scomparsa, risulta sbarcato. Notiamo che c'è un altro tizio che sembra essere troppo spesso troppo vicino a noi. Lo terremo sotto controllo. Sembra agitato.
lunedì 13 aprile 1925
Mentre a colazione il tipo sospetto ci siede ancora vicino, Alain lascia parlando con gli altri volutamente a voce alta una falsa pista verso la spedizione Clive. Nel frattempo il nostro medico memorizza la cabina del tipo, poi va a visitare Helmut in cabina che non si sente molto bene. Sta lavorando alla camera oscura e sviluppa altre foto della sera prima, dove si vede ancora una volta dietro a noi defilato Davou, che in teoria risulterebbe essere sbarcato a Napoli il mattino precedente.
martedì 14 aprile 1925
Proponiamo a Helmut e signora di aggregarsi a noi per andare a Bir Nahid una volta sbarcati in Egitto... dopo qualche esitazione accettano (lei è meno entusiasta). Il tipo che ci segue naturalmente ha origliato. Angela e il medico dopo cena vanno fuori dalla cabina del suddetto: lei bussa e il tipo la invita a entrare. Si presenta come Vito Armillotta, un rappresentante italiano di liquori e le offre del limoncello per corteggiarla. I due finiscono la serata al bar e non vogliamo sapere cosa succede dopo, durante la lunga nottata.
mercoledì 15 aprile 1925
Sbarchiamo al porto di Alessandria insieme ai due tedeschi. Helmut chiede per cortesia un'ora di tempo per comunicare il cambio di programma al giornale per cui lavora (Die Welt). Armillotta prosegue invece per Suez col ricordo di Angela nella mente, sembra non essere un investigatore o un malintenzionato ingaggiato per spiarci come sospettavamo. Ingaggiamo una guida locale di nome Mohamed e altri quattro bravi ragazzi occidentali... questi quanto dureranno?
giovedì 16 aprile 1925
John decide di provare l'efficacia dell'incantesimo dei sogni contro Davou. Nel frattempo il resto del gruppo si occupa di organizzare la spedizione e provvedere alla logistica e in definitiva a tutto il necessario... per essere più tranquilli incarichiamo gli investigatori di sorvegliare le nostre mosse e identificare eventuali curiosi.
venerdì 17 aprile 1925
Per il momento tutto procede tranquillo.
sabato 18 aprile 1925
Dopo una furiosa litigata Boch e la moglie decidono di separarsi per qualche tempo: lui verrà con noi, lei resterà al villaggio punto di partenza della spedizione nel deserto. Non se la sente di accompagnarlo. Finalmente arriva il momento della partenza: sono previsti due giorni di viaggio lungo la costa e poi tre verso l'interno inoltrandoci nel deserto roccioso.
domenica 19 aprile 1925
Se si eccettua il caldo, tutto procede per il meglio.
lunedì 20 aprile 1925
Un altro giorno di cammino molto duro, soprattutto per i più anziani.
martedì 21 aprile 1925
mercoledì 22 aprile 1925
I primi giorni di viaggio sono andati tutto sommato bene. Soltanto Angela, Alain e l'investigatore di nazionalità belga accusano il caldo e sono molto stanchi.
giovedì 23 aprile 1925
Finalmente, quando gli effetti del gran calore iniziano a farsi sentire un po' per tutti, arriviamo alla depressione di Shakkara. Ci accampiamo e durante la cena decidiamo di seguire il consiglio della guida Mohamed e di svegliarci molto presto il giorno successivo per raggiungere la vicina oasi di Bir Nahid muovendoci quando ancora il caldo non è al suo culmine.
venerdì 24 aprile 1925
Come pianificato la sera precedente arriviamo all'oasi di buon'ora. Notiamo immediatamente che l'oasi è situata davanti ad una necropoli scavata nel fianco della montagna adiacente, e riconosciamo il portale della mappa in possesso di Alain. Mohamed ci spiega che il portale è l'ingresso della dimora di Seth, o qualcosa del genere. In lontananza vicino al portale notiamo una persona che sembra guardare nella nostra direzione.
sabato 25 aprile 1925
Durante la notte Deborah e il dottor Mabus hanno un sogno particolare dove la montagna è abitata da un'entità che sprigiona malvagità e che ci minaccia. Al risveglio si rifiutano di accompagnare gli altri verso la necropoli. Noi ci incamminiamo e veniamo accolti dal tipo che avevamo notato il giorno prima: è un arabo anziano che ci invita nella sua grotta e ci offre ristoro. Purtroppo parla solo arabo e Deborah è la sola che conosce la lingua. Alain torna per cercare di convincerla ma senza successo, in compenso di nascosto e contravvenendo agli ordini del padre viene con noi uno dei figli della guida, che parla qualcosa di francese. Facciamo alcune domande e otteniamo alcune risposte, con mille difficoltà di traduzione. L'arabo si chiama Al Fajhid, è una sorta di sacerdote custode del luogo, appartiene al popolo degli Icsos e questo è un antico posto dei loro morti. Non conosce i 4 segni sulla nostra mappa. Non si può entrare nel portale, è un luogo sacro. Dice che è la dimora di Seth, e che molti sono entrati e molti usciti, ma non sappiamo se la doppia traduzione sia giusta.
domenica 26 aprile 1925
Al mattino quasi tutti si svegliano in un bagno di sudore: Angela ha sognato il Faraone nero che l'ha portata nel portale adagiandola su un altare... il resto è vietato ai minori. John ha sognato il fratello squartato come un capretto. Alain il poveraccio a cui aveva tagliato la gola all'interno della fondazione Penhew. Boch un essere mostruoso che incombeva su di noi. Angela e Alain si rifiutano di tornare alla necropoli. I carovanieri vogliono andarsene ma Alain gli convince ad attendere un altro giorno. Finalmente grazie a Deborah riusciamo a parlare col custode. Questi ci dice che nel luogo ci sono i loro avi e il loro dio Seth. Ci sconsiglia di andare oltre certi limiti. Dice che gli Icsos non devono essere ricordati, che il suo popolo ha provato ad affacciarsi nella storia ma che sono sempre stati respinti dal mondo. Avevano in mano un grande regno, ora resta solo una città, dietro alla montagna. Il portale conduce alla camera mortuaria dove i sacerdoti preparano i morti. A questo punto Deborah mostra la mappa e il custode risponde: "Ora capisco, fra voi ci sono persone malvagie! Andatevene, la mappa è stata tratta da un antico rotolo che ci fu rubato, sento un'aura malvagia che proviene da qualcuno del vostro gruppo, ma non posso aiutarvi. Noi seppelliamo qui i nostri morti perché la montagna rende più chiari i nostri pensieri a Seth. Deborah racconta di Edward Gavigan e del resto, ma lui non ci può aiutare. Ci augura buon rientro. Tornati all'accampamento riferisce una parte della conversazione a tutti e l'intera (compresa la parte della malvagità all'interno del gruppo) a noi più intimi. Helmut si sente offeso. Decidiamo di farcene una ragione e ci prepariamo per la notte. Deborah e Angela dormono in tende singole e separate, Alain col dottore, Boch con John, anche se il tedesco predilige l'aria aperta come l'americano, che lascia in tenda il belga. Gli altri due stipendiati da John, entrambi inglesi, infine dormono insieme.
lunedì 27 aprile 1925
Ci svegliamo tutti in cattive condizioni, infatti durante la notte abbiamo avuto di nuovo incubi. Di buon mattino la guida parte con i figli lasciandoci l'equipaggiamento e concordando di tornare a prenderci fra due giorni. Nel frattempo Angela si fa visitare dal dottore che riscontra una violenza carnale: sostiene di essere stata drogata e stuprata. John dice di essere stato nottetempo all'esterno della sua tenda sentendola mugghiare, ma che la giornalista era da sola all'interno. Scioccati dalla rivelazione ci incamminiamo verso il portale e notiamo che l'ingresso è pervaso da un buio innaturale. Concordiamo di tornare la notte a venire. Dopo aver passato il pomeriggio riposando entriamo all'interno e ci troviamo in una grande stanza con un altare e dietro una enorme parete zeppa di geroglifici. Deborah ci assegna un settore a testa per trovare i 4 simboli che abbiamo sulla mappa. Alla fine ci riusciamo con l'aiuto di Deborah, che si viene a sapere aveva già esplorato la stanza la notte precedente con Boch. L'intera parete è come una grande tastiera e i simboli sono in rilievo. Premiamo i 4 della mappa nell'ordine e sentiamo un rumore di meccanismi in azione, dopodiché la parete si apre. Entriamo in un'altra serie di stanze con geroglifici alle pareti, sono tutti di cultura egizia e non Icsos. Boch fotografa tutto e Deborah traduce. Vi figurano divinità egizie fra cui Seth e un faraone nero. Nell'ultima stanza, veramente enorme, ci sono statue ciclopiche e su tutte domina l'occhio di Ra. C'è anche una bilancia con una piuma su un piatto: è la scena del giudizio finale. L'americano sale sull'altro piatto dopo essersi presentato al cospetto delle altre statue ai cui piedi si trova un meccanismo e scompare cadendo in una botola. Nello stesso istante si apre un passaggio chiuso da tre colonne di pietra nella parete in fondo, da esso proviene odore di putrefazione. Inizia la ricerca del compagno scomparso, ma senza esito. Dopo un paio di tentativi falliti sulla bilancia da parte di John (a ogni tentativo fallito una delle colonne di pietra si solleva aprendo sempre più il passaggio), Deborah prova a salire usando la polvere di Ibn Ghazi. Il tentativo stavolta ha successo, l'occhio non vede la giovane archeologa e le colonne si riabbassano. A questo punto Deborah, che sembra aver capito più di tutto il resto del gruppo sul sito, convince gli altri a uscire e raggiungere all'esterno il professor Delacroix, astenendosi per il momento da altre azioni.
martedì 28 aprile 1925
Di primo mattino il gruppo si ritrova in un clima teso. Ognuno sospetta degli altri. Alain dice di aver imparato un rituale con cui scoprire la vera identità delle persone, e propone di farlo a tutti. Tutti, più o meno di buona voglia, accettano di sottoporsi alla prova. Era un bluff per scoprire un eventuale traditore. Il malcontento cresce, anche negli accompagnatori. Il carovaniere che era atteso non giunge: una tempesta di sabbia imperversa nei dintorni e impedisce ogni spostamento, non sembra molto naturale. Deborah sogna di nuovo e sente il bisogno di andare a parlare col guardiano della necropoli.
mercoledì 29 aprile 1925
La tempesta di sabbia continua a imperversare, Deborah continua a passare le sue giornate nella grotta confabulando col guardiano della Necropoli.
giovedì 30 aprile 1925
La tempesta di sabbia inizia a farsi meno violenta. I due inglesi e Boch vanno in avanscoperta sul crinale ma appurano che le condizioni della tempesta ancora non permettono di muoversi dall'oasi. Angela, Alain, John e Robin compiono un'ennesima infruttuosa spedizione all'interno del portale, mentre Deborah continua a passare le sue giornate col guardiano nella sua grotta. E' reticente riguardo al contenuto di queste lunghissime conversazioni.
venerdì 01 maggio 1925
Proviamo ad aggirare la tempesta ma ancora una volta senza esito. I due inglesi concordano che sarebbe un suicidio tentare di tornare indietro finché persistono queste condizioni atmosferiche. Le provviste calano e si inizia a pensare alla possibilità di razionare le dosi. Deborah finalmente torna dalla Necropoli con derrate aggiuntive fornite dal guardiano, che però manda a dire di non voler essere più disturbato durante le sue giornate di colloqui con la signorina Lee.
sabato 02 maggio 1925
Al risveglio finalmente una gradita sorpresa: la tempesta di sabbia è finita. Dopo una breve discussione viene deciso di non partire e attendere per tre giorni, il limite delle provviste calcolando anche il ritorno, l'arrivo della carovana. Deborah continua a passare le giornate alla Necropoli.
domenica 03 maggio 1925
Niente da segnalare, tutto procede come il giorno precedente. Una domenica di attesa sulle spine.
lunedì 04 maggio 1925
Finalmente arriva la carovana, tutto sommato aspettarla è stata la scelta giusta, nonostante il rischio. Altra novità: Deborah sembra aver terminato i suoi interminabili colloqui. Partiamo anche se ci rendiamo conto che all'appello manca il belga: ha tentato di tornare da solo oppure era lui il traditore di cui sospettavamo?
martedì 05 maggio 1925
mercoledì 06 maggio 1925
giovedì 07 maggio 1925
venerdì 08 maggio 1925
Dopo un viaggio tranquillo raggiungiamo la cittadina costiera da cui avevamo preso la pista nel deserto. Qui ci attendeva la moglie di Boch. Dopo un'ultima foto di gruppo i due coniugi tedeschi se ne vanno per conto loro: ormai la fiducia reciproca è venuta a mancare nel deserto e non avrebbe senso continuare insieme.
sabato 09 maggio 1925
domenica 10 maggio 1925
lunedì 11 maggio 1925
martedì 12 maggio 1925
Il gruppo giunge ad Alessandria dopo un viaggio tranquillo. Vengono acquistati i biglietti del treno per raggiungere Il Cairo. I due inglesi Percival Cox e John Dorian accettano di continuare il viaggio alle dipendenze di John.
mercoledì 13 maggio 1925
Il gruppo giunge al Cairo e si sistema in un Hotel di lusso, lo Shepheard's.
Appena usciti veniamo abbordati da un paio di persone che si offrono di farci da guida e la scelta cade su un ragazzino di nome Ma'muhd. Alain si fa accompagnare alla città vecchia, per seguire la pista della lettera in cui un certo Faraz Najir offriva oggetti definiti "interessanti" a Carlyle tramite un intermediario. Alain dopo una breve ricerca nota che nella via manca un edificio e scopre che per l'appunto è proprio il negozio che cercava, distrutto in un incendio "accidentale" sei anni prima, dopo l'arrivo in città della spedizione Carlyle. Dopo aver memorizzato l'indirizzo del nuovo negozio di Najir, il professore torna all'albergo per godersi il meritato riposo. Alla sera tutti meno Angela vanno al ricevimento offerto dall'ambasciatore americano. Deborah viene abbordata da un signore con baffetti, Nigel Wassif, giornalista e direttore del Cairo Bulletin, che parlando menziona il noto egittologo professor Kafour. Intanto John parla con l'ambasciatore della spedizione Carlyle e viene a sapere che alcuni membri si sentirono male subito dopo l'inizio degli scavi nel Darfur, nello specifico Hypatia Masters e Roger Carlyle stesso. Promette di darci ulteriori informazioni incaricando alcuni collaboratori di raccogliere notizie nei giorni successivi. Nel frattempo Nigel presenta a Deborah alcune personalità e rivela che Jackson Elias si recò al giornale mettendo sottosopra l'archivio durante le sue ricerche.
giovedì 14 maggio 1925
Il professor Delacroix insieme al dottor Mabus e a John si fa accompagnare dal piccolo Ma'muhd al nuovo negozio di Faraz Najir. Finalmente riescono a incontrare la persona che stanno cercando, rimanendo scossi dal suo aspetto. L'uomo è orribilmente sfigurato da ustioni e si fa fatica a guardarlo in faccia. Dopo aver parlato un po' del più e del meno, al solo sentir nominare Carlyle va su tutte le furie e scaccia tutti in malo modo, maledicendo e imprecando in lingua araba. Alain non demorde e decide di fargli pervenire un messaggio offrendo una ricca ricompensa nel caso ci ripensasse e decidesse di parlare anche alle sue condizioni, in piena sicurezza.
venerdì 15 maggio 1925
Daborah, Angela, Robin e John vanno al Cairo Bulletin per condurre alcune ricerche nell'archivio e trovano conferma delle notizie che avevano raccolto a New York, (Ref 10 e Ref 11). Trovano anche le foto di repertorio dei membri della spedizione Carlyle. Raccolgono anche altre voci: Carlyle fece tappa all'ambasciata per una grande festa dove spiccarono le figure di Hypatia e M'Weru. Inoltre il gruppo di Carlyle iniziò una spedizione nel Darshur, circa 25 km a sud di Giza (all'incirca dove Edward Gavigan ci proponeva di organizzare la nostra). Vi rimase solo una ventina di giorni e si sentì parlare di una piramide "romboidale". Infine gli scavi vennero abbandonati ufficialmente per problemi di salute di Hypatia e dello stesso Carlyle. Nel frattempo Alain si era fatto scrivere da Deborah una lettera in arabo da consegnare a Faraz Najir tramite la piccola guida Ma'muhd. In essa si chiede all'egiziano sfigurato un incontro in tempo e luogo di sua scelta promettendo una forte somma di denaro in cambio di informazioni su Carlyle e la sua spedizione. Alla sera Ma'muhd torna con la risposta: Faraz finalmente ha accettato di incontrarci. L'appuntamento è fissato per l'indomani all'ora di pranzo alla moschea El Hussein.
sabato 16 maggio 1925
Di primo mattino, dopo una buona colazione, Angela va al ministero con Robin e il dottor Mabus. Riescono a ingraziarsi un funzionario e scoprono che in questo momento nel Darshur ufficialmente non ci sono scavi in corso d'opera. La spedizione Clive si trova a Menphis e la spedizione Carlyle non ha denunciato il ritrovamento di nessun reperto: del resto a loro non risulta neanche abbiano iniziato a scavare visto che è durata una ventina di giorni circa. All'ora di pranzo Alain si presenta all'appuntamento alla moschea con John e Deborah. Faraz Najir è presente e conduce i nostri all'interno in un dedalo di corridoi fino a raggiungere una stanza dove offre loro il tè. Dopo un breve tira e molla accetta di parlare in cambio del denaro necessario per comprarsi un piccolo ostello ad Alessandria. Rivela quanto segue: la lettera di cui siamo in possesso l'aveva scritta lui stesso a Carlyle. Infatti comunicava al ricco americano di essere "entrato in possesso" di alcuni manufatti e che gli avrebbe consegnati a Warren Besart, un faccendiere agente dello stesso Carlyle. Faraz aveva commissionato il furto ad alcuni uomini esperti che avevano prelevato il tutto dalla collezione nella casa di un uomo di prestigio al Cairo, un certo Omar Shakti, che ad Alain non sembra un nome sconosciuto. Faraz ha una folle e irragionevole paura di Shakti, e lo reputa responsabile dell'incendio del suo negozio dove si è salvato per il rotto della cuffia. Dice che sulla sua casa "è piovuto fuoco, ho pestato i piedi a chi non dovevo, per colpa dell'innominato (Carlyle) sono andato troppo oltre". Gli oggetti trafugati a Shakti e consegnati a Besart per Carlyle sono un papiro proveniente dalla spedizione Clive che indica l'ingresso nella piramide per la tomba del Faraone nero. Il busto del Faraone nero (che abbiamo visto nei sotterranei della villa di Edward Gavigan nella periferia di Londra). Infine una fascia di zirconi che era la corona del Faraone e un grosso tamburo. Prima di lasciarci Najir rivela che la confraternita che adora il Faraone nero sta cercando qualcosa nella moschea di Ibn Tulun, e che ha sentito in giro una voce riguardo alla scomparsa di una mummia dagli scavi della spedizione Clive.
domenica 17 maggio 1925
Alain, Deborah, Angela e John si fanno accompagnare da Ma'muhd al Museo Egizio. Appena entrati, giusto il tempo di dare uno sguardo intorno che Alain ricava immediatamente un'ottima impressione del lavoro del nuovo direttore, trovando l'ambiente e il complesso molto migliorato rispetto alla sua ultima visita anni addietro. Mentre Deborah accompagna gli altri a fare un giro del museo, cercando invano reperti risalenti alla terza dinastia, il professor Delacroix si preoccupa di "ungere" opportunamente con qualche dollaro il segretario per ottenere un appuntamento con il direttore professor Kafour, lasciando credenziali e biglietto da visita con relativo recapito.
Nel pomeriggio, sotto un caldo torrido che mette a dura prova soprattutto i "vecchietti" Angela e Alain, il gruppo si trasferisce all'università per una visita in biblioteca. Qui, grazie alla conoscenza dell'arabo di Deborah, riescono a trovare alcune informazioni riguardo alla moschea di Ibn Tulun: é la scuola coranica più antica del Cairo e si trova a ovest della città. E' il centro di studi più importante di tutto l'Egitto. Non riescono invece a trovare nessuna notizia riguardo alla terza dinastia. Tornati in albergo Alain e Angela non si sentono molto bene a causa del calore della giornata. Alla reception Alain riceve un biglietto dove viene convocato a un appuntamento col direttore del museo egizio professor Kafour l'indomani mattina alle 11.
lunedì 18 maggio 1925
Angela rimane a letto, ancora provata dal colpo di sole del giorno precedente. Robin e il dottore vanno da Faraz Najir a saldare il conto e chiedere notizie del faccendiere Warren. Nonostante le sue condizioni fisiche precarie Alain si fa forza e va all'appuntamento al museo con Deborah e John. Sulle prime il professor Kafour si mostra cordiale ma abbastanza distaccato. Nella prima parte della discussione si viene a sapere che la spedizione Clive scava da circa 20 anni per conto della fondazione Penhew, che non sono particolarmente ben visti dal direttore del museo perché spocchiosi, non vogliono ispezioni da parte dei sovrintendenti e che spesso nel campo ci sono incidenti sul lavoro. L'ultima volta che Kafour ha avuto modo di parlare col professor Penhew l'ha trovato strano rispetto al suo solito, sia dal punto di vista del comportamento (era reticente e freddo) che del fisico (sembrava ringiovanito). Conferma la denuncia da parte della spedizione Clive della scomparsa della mummia di una regina della sesta dinastia. Ricorda John perché Edward Gavigan da Londra lo aveva contattato riguardo a una possibile spedizione da lui finanziata per ottenere i permessi necessari. Kafour si insospettisce in seguito a tutta la serie di domande che gli vengono fatte riguardo alla spedizione Carlyle e alla Clive e dopo aver chiesto spiegazioni senza ottenere soddisfazione prova a congedarsi adducendo impegni pressanti. A questo punto il professor Delacroix fa un'ultima domanda riguardo al "Faraone Nero" e della relativa "setta" e l'atteggiamento del direttore del museo cambia completamente. Invita tutti e tre suo ufficio e chiede cosa sappiano al riguardo. Alain risponde sinceramente limitandosi però alla faccenda del Faraone Nero e tralasciando il resto. Kafour inizia a raccontare: spiega che la terza dinastia viene dalla città di Irem dalle mille colonne. Nefren-Ka, conosciuto anche come il Faraone Nero, era un individuo di grande potere che destituì il precedente faraone Zoser e sostituì il culto del pantheon di divinità classiche egizie con il suo. Il Faraone Nero era una divinità non proveniente da questa terra, così come il pantheon a cui apparteneva. Il capo di questi dei e creatore del caos era Azatoh. Il fondatore della quarta dinastia, Sneferu, riuscì a spodestare Nefren-Ka alias faraone nero sconfiggendolo, ma non si sa come. Si parla di tre piramidi, una costruita per contenerne il corpo che però poi crollò (quindi forse fu traslato nella seconda). La seconda, romboidale, serviva come sigillo e prigione e la terza era nota come la piramide rossa. Il luogo era Medun, a sud del Darshur. Il Faraone Nero era un personaggio malvagio, detto anche "vento mortale", più potente della sfinge. Un'antica profezia narra che 20 secoli dopo l'avvento del grande giusto (Cristo) il Faraone Nero tornerà. Sneferu sconfisse Nefren-Ka in qualche modo e subito dopo tentò di sradicarne il culto (per questo ci sono così poche notizie e reperti della terza dinastia), ma non ebbe successo e una parte degli adepti rimase e si diffuse nel mondo fino ad arrivare ai giorni nostri. A questo punto il professor Delacroix, convinto della buona fede del suo interlocutore, gli rivela tutta la storia soffermandosi in particolar modo sul ruolo giocato dalla fondazione Penhew e dal suo direttore Edward Gavigan. Kafour sbianca e si preoccupa ancora di più: la mummia scomparsa alla spedizione Clive è quella della regina Nitokris, diabolica seguace della setta del Faraone Nero, tradita e seppellita viva in un sarcofago colmo di scarabei e scorpioni. Il sospetto è che l'abbiano in realtà imboscata per scopi oscuri. Riguardo alla moschea di Ibn Tulun non ne sa niente, occorre rivolgersi al direttore Nasir. Si congeda promettendo collaborazione e aiuto: darà al gruppo pieni poteri per un'ispezione accurata alla spedizione Clive, che da due decenni sta trafugando reperti in terra egizia per i suoi loschi e terribili fini. I saluti sono improntati alla massima fiducia e cordialità anche se venati di preoccupazione. L'appuntamento è per due giorni dopo quando saranno pronti i permessi e tutte le informazioni riguardo alla spedizione. La giornata sembra essere stata estremamente proficua ma al ritorno in hotel c'è una nuova sorpresa: Ma'muhd, con faccia triste e avvilita, consegna una lettera al professor Delacroix dicendo di temere chi gliel'ha consegnata. All'interno c'è un biglietto con occhi felini su sfondo nero e la scritta, tradotta da Deborah dall'arabo :"Via dei templi perduti, città dei morti".
martedì 19 maggio 1925
John si reca di buon mattino all'ambasciata per ottenere le informazioni che gli erano state promesse. Viene a conoscenza di una notizia sorprendente: la spedizione Carlyle è stata finanziata da Omar Shakti. John incarica Mohamed, il nuovo occhio privato locale appena ingaggiato, di svolgere una ricerca per trovare informazioni su Warren Besart. A metà mattina Alain, Angela, Deborah e il dottore vanno alla biblioteca dell'università ma ancora una volta non riescono a trovare nessuna notizia sulla fantomatica "piramide romboidale". Il gruppo decide di dividersi per l'appuntamento con la Signora dei gatti: Angela e Robin rimangono all'albergo.
All'imbrunire gli altri chiamano due taxi e insieme a un terrorizzato Ma'muhd e alle due rimanenti guardie del corpo si fanno accompagnare alla Città dei morti. Lasciano i tassisti con Ma'muhd e i due ragazzi ad attenderli e si incamminano lungo la zona chiamata via dei templi perduti, finché non notano una figura incappucciata che fa loro il cenno di entrare in un edificio. All'interno c'è un buonissimo odore e iniziano a scendere delle scale finché non giungono in una stanza con un gatto nero su un trono e altri due gatti ai suoi fianchi. All'improvviso c'è una esplosione di fumo e quando si dissolve al posto dei gatti ci sono tre giovani donne. La Signora dei gatti, sacerdotessa di Bastet, batte le mani e offre un rinfresco agli ospiti, mentre la guida si toglie il cappuccio e si rivela come un'altra giovane donna che funge da traduttrice dall'arabo. "Vi ho convocato - dice - perché ho saputo che state facendo delle ricerche. Tanto tempo fa ho sognato la venuta di un occidentale che rompeva i sigilli interrompendo il sonno e liberando un grande male. Ricomponete i sigilli altrimenti il male dilagherà sulla terra. Vedo che ci sarà un furto che porterà l'inizio della catastrofe, vedo tunnel in profondità, che portano alla morte ma anche alla soluzione. Vedo infine il grande oceano. Altro non posso fare. Fate presto". Scossi dalle conferme ai loro sospetti, gli investigatori tornano in albergo.
mercoledì 20 maggio 1925
Al mattino Mohamed torna da John con le notizie che ha raccolto su Warren Besart: secondo lui potrebbe aver abbandonato il paese perché non ha trovato niente se si eccettua un articolo sul giornale che parla di un furto di reperti archeologici. John chiede allora all'ambasciata, ma anche qui non ottiene molto, così incarica Mohamed di scoprire in quale hotel era alloggiata la spedizione Carlyle. Verso metà mattina il gruppo si reca al Museo egizio all'appuntamento con il direttore Kafour. Quest'ultimo ha preparato i permessi per permetterci di ispezionare in sua vece gli scavi Clive. Rivela anche che circa due settimane prima c'è stato un tentativo di furto alla moschea di Ibn Tulun e si congeda rimanendo d'accordo di restare in contatto epistolare giornaliero. Al ritorno dell'ispezione farà trovare ad Alain, come da sua richiesta, tutto il materiale che ha a disposizione sui glifi e sigilli, oltre a fare ulteriori ricerche sul faraone nero. Nel primo pomeriggio gli investigatori decidono di non perdere tempo e di recarsi subito alla moschea, in compagnia di Mohamed e Ma'muhd. Mohamed fungerà all'occorrenza da traduttore dall'arabo, vista l'assenza forzata di Deborah. La laureanda e Angela infatti in quanto donne non sarebbero ammesse all'interno della moschea. Vanno così alla ricerca di ulteriori informazioni su Besart al Cairo Bulletin, sfruttando l'ascendente di Deborah sul direttore Wassif. Con il suo aiuto trovano l'indirizzo del vecchio ufficio del faccendiere francese a porta rossa in via degli scorpioni nella città vecchia.
Intanto dopo alcune ore di anticamera gli altri vengono ammessi alla presenza di Ahmed Zeabi, Wazir della moschea di Ibn Tulun, il quale ammette che c'è stato un tentativo di furto, ma dice di aver preso tutte le precauzioni necessarie per far sì che la cosa non si ripeta. E' molto diffidente e restio a rispondere alle domande e sollecitazioni di John, e quando gli viene rivelata la fonte delle notizie come un ricettatore è sul punto di congedare bruscamente i suoi ospiti. John passa così la parola a Alain che tenta di blandirlo senza molto successo. L'archeologo tenta un'ultima carta: chiede al saggio se nei libri più antichi conservati nella moschea ci sia qualche accenno al nome di Nefren-Ka o al Faraone Nero. All'udire questi nomi il suo interlocutore sbianca e dopo essere precipitosamente uscito dalla stanza vi torna con un altro uomo, sussurrando al professore e ai suoi compagni di seguirlo... Zeabi porta gli investigatori in una stanza senza finestre, con scaffali colmi di tomi. Entra nella stanza l'individuo più saggio della moschea, un anziano colosso armato di una enorme scimitarra, che tramite traduttore chiede di nuovo informazioni sul Faraone Nero, ma non si dimostra molto amichevole e l'incontro nonostante le insistenze di Alain e John si risolve in un nulla di fatto. Nel frattempo Angela, Deborah e Robin si recano alla biblioteca dell'università per raccogliere informazioni e stavolta hanno successo: la piramide "romboidale" si trova a Saqqara, poco lontano dal Darshur, e si chiama così a causa dell'angolo di curvatura che cambia bruscamente a metà della costruzione. E' la seconda delle tre costruite da Sneferu, capostipite della quarta dinastia e avo di Chefren. La sua mummia non è mai stata trovata. La prima piramide, costruita a Meidum, è crollata. La terza è nota come la piramide "rossa". A sera Deborah va a cena col direttore del Cairo Bulletin Nigel Wassif.
giovedì 21 maggio 1925
Al mattino Deborah, Angela ed Alain vanno al museo per cercare eventuali indizi nella biblioteca. Trovano notizie su Nitokris, regina della sesta dinastia che introdusse un culto osceno che faceva uso anche di sacrifici umani. Questo indusse una sollevazione popolare contro di lei: fu chiusa viva in un sarcofago sigillato pieno di scorpioni e scarafaggi nella zona di Giza. Non trovano invece niente su Nefren-ka. John, Robin e il dottor Mabus si fanno invece accompagnare da Mohamed e dal piccolo Ma'muhd alla zona della porta rossa alla ricerca di Warren Besart. Dopo alcuni minuti senza nessun risultato apparente notano un individuo cencioso che, a differenza di tutti gli altri arabi scalzi o in ciabatte presenti, indossa dei mocassini, ma nella calca non riescono a fermarlo prima che entri in un edificio. Attendono le ore più calde del giorno, quando le strade si svuotano, per entrare. All'interno del tugurio c'è un arabo che spergiura di non aver visto entrare nessuno, ma durante un'ispezione più accurata il tipo cencioso in mocassini salta fuori da un angolo buio e tenta invano la fuga. Una volta fermato si scopre che si tratta di Besart, ma è ridotto malissimo e la sua mente vacilla. "Voglio dimenticare – dice – e l'unico modo è fumare oppio. Lavoravo per Carlyle, mi occupavo di trovare dei manufatti per suo conto e spedirli a Londra alla fondazione Penhew. Mi contattava un tale Lorenz, del Cairo. Volevano andare a trovare cose sotto terra. Tutto il gruppo Carlyle fece un viaggio e scomparvero tutti tranne il tizio alto dal nome di liquore (Brady) in una piramide dalla forma strana. Erano entrati tutti e non uscivano. Tornarono soltanto il mattino dopo, eccitati da una scoperta. Erano tutti riservati e tutti apparivano cambiati. Quella notte – continua a raccontare Besart tra un tiro al narghilè e l'altro – venne da me una vecchia: suo figlio che lavorava con la spedizione era fuggito, sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, di malvagio. Tutte le anime che avevano messo piede all'interno erano perdute, non Brady che si era defilato. Mi disse che se volevo delle prove sarei dovuto andare alla piramide crollata la notte precedente al novilunio. E, maledetto me, ci andai: presi un camion e mi diressi circa 40 km a sud e una volta giunto mi nascosi come aveva detto la vecchia. A mezzanotte vidi arrivare i quattro della spedizione che si agitavano in modo folle, poi arrivarono centinaia di persone che salmodiavano strane parole e il deserto prese vita. Le pietre si trasformarono in un essere scheletrico con gli occhi sporgenti e altri esseri indescrivibili uscirono dalle sabbie che si misero a sgozzare gli uomini che non ballavano. Rimasero in cinque, i quattro e un uomo alto e imponente con un mantello. Quindi uscì dalle sabbie un essere grande come un elefante e si mangiò tutti i presenti tranne i cinque. All'alba vidi centinaia di sfingi pronte a divorare. Fuggii e svenni. Fui ritrovato in condizioni miserevoli da un nomade che mi salvò portandomi a un vicino luogo abitato. In seguito rividi la vecchia, che viveva nel villaggio di Ek Basta, si sentiva in colpa e mi disse che avevo fatto male a andare a vedere". Robin dopo aver fumato insieme al suo interlocutore e al dottor Mabus, si congeda da un Besart sempre più scosso in buoni rapporti.
venerdì 22 maggio 1925
Il gruppo parte per l'ispezione al campo della spedizione Clive. Sul treno, durante il viaggio, apprendiamo leggendo il giornale che il giorno precedente c'è stata una tragedia alla moschea di Ibn Tulun: il soffitto è crollato e l'anziano e saggio Nefti, col quale avevamo da poco parlato senza costrutto, risulta scomparso. Durante la colazione in carrozza John presenta agli altri il nuovo acquisto del gruppo: ha assunto Walter Green, un giovane chimico americano con l'hobby della fotografia che provvederà a documentare il resto del viaggio.
Dopo colazione il treno è costretto a fermarsi per poco più di un'ora: Mohamed scopre che è a causa di alcuni dromedari che stavano attraversando la ferrovia. L'arrivo a Menphis è così alle 14: alla stazione un carovaniere attende il gruppo per condurlo al luogo degli scavi. Durante il viaggio, che dura circa tre ore, molti si sentono male a causa del caldo. All'arrivo al campo verso le 17 si presenta ad accogliere il gruppo Martin Winfield, che dopo i salamelecchi di rito e qualche simpaticissimo sfottò sull'incapacità di sopportare il clima dell'Egitto si qualifica come braccio destro del professor Clive e invita tutti alla cena che si terrà due ore dopo. Alain e uno degli investigatori privati inglesi, i soli che non hanno risentito del caldo, ne approfittano per tentare di andare agli scavi che distano circa cinquecento metri, ma vengono bloccati da alcuni energumeni della sicurezza del campo e accompagnati brutalmente in una tenda, dove vengono lasciati ad attendere finché l'imbrunire rende problematico gli spostamenti dal campo. Dopo qualche tempo Winfield viene a giustificarsi, chiedendo scusa a nome del personale che non era stato avvertito della presenza dei nuovi ospiti. Spergiura che non capiterà più e rinnova l'appuntamento per poco dopo. Alla cena il gruppo, completo degli accompagnatori Mohamed, Jessie Pinkermann e Walter White, viene accolto dal professor Henry Clive che insieme a Winfield presenta l'anziana giornalista Agatha Broadmoor, il giovane archeologo sir James Gardener e l'esperto in geroglifici Johannes Sprech. Il discorso scivola rapidamente sui furti subiti dalla spedizione e in particolare quello della mummia - che Clive sostiene essere senza nome e attribuzione - rinvenuta a Giza in una camera della piramide di Micerino, dove il gruppo stava scavando fino al mese precedente. Il sarcofago è sparito insieme alle due guardie e visto anche il peso immane questo resta inspiegabile. In passato Clive dice di aver scavato anche nella depressione di Saqqara, mentre qui hanno appena iniziato e ancora non hanno trovato nulla di significativo anche se la zona promette bene. A questo punto Clive adduce stanchezza e si congeda per andare a letto, seguito rapidamente da Gardener e dalla signora Agatha. Alain incarica White di seguirli e dopo qualche minuto si congeda a sua volta con tutti gli altri. Dopo vengono raggiunti in tenda da White che riferisce come la signora Broadmoor prima di rientrare in tenda si sia come bloccata, imbambolata per qualche minuto a fissare il cielo stellato.
sabato 23 maggio 1925
Al mattino tutti si sono ripresi dal colpo di calore. Inizia la visita guidata al campo dove non emerge nulla di interessante tranne la conferma dell'impressione tratta la sera precedente: girare liberamente per gli scavi è un'impresa ardua, per non dire impossibile. Angela si dedica così ad esaminare scrupolosamente i resoconti e le carte della spedizione che le vengono messi a disposizione. Dopo un pranzo frugale tutti tranne Angela che rimane in tenda con le scartoffie si spostano agli scavi dove trovano Clive con gli altri, ma anche qui nulla degno di nota. Walter scatta delle foto al sito e di gruppo, Clive parla ancora della mummia trafugata a Giza ma resta reticente, conferma soltanto che dalla camera sepolcrale è sparito tutto, compreso il contenitore di alabastro pesante alcune tonnellate contenente vasellami, paramenti e uno scrigno con tre papiri. A cena Green scatta altre foto anche con chi era assente agli scavi, poi Angela, Deborah e Alain discutono amabilmente con Agatha che rivela di essere con Clive fin da Giza. Sta scrivendo le bozze di un romanzo avventuroso, dice di voler inserire un omicidio per aggiungere un po' di pepe. Rivela che la mummia scomparsa era della regina Nitocris e che venti minuti dopo aver sentito delle grida dei due uomini di guardia (poi scomparsi) nella camera non era rimasto niente, nemmeno dei segni di rotolamento o sfregamento. In tutto questo - asserisce - c'è qualcosa di antico e imperscrutabile. Aggiunge che Clive aveva fatto delle ricerche ed era sicuro di trovare la mummia di Nitocris dove l'ha effettivamente trovata. John nel frattempo incarica Mohamed di indagare discretamente fra la manovalanza sullo scavo a Giza. Intanto nella precedente conversazione Agatha viene sostituita da Gardener, il giovane archeologo, che racconta la sua esperienza con la spedizione: è arrivato a Giza scelto da Edward Gavigan per conto della fondazione Penhew dove si recava per una sua ricerca. Con la spedizione Clive si è trovato bene anche se la sua teoria sull'esistenza di un altro passaggio nella camera sepolcrale non è stata presa in seria considerazione dai suoi compagni di scavo. Consegna a Delacroix una copia dei suoi manoscritti dove sostiene che sotto Giza ci sarebbe un complesso sistema di passaggi sotterranei comunicanti fra le piramidi e la sfinge, cosa che Alain trova del tutto priva di fondamento scientifico. Prima di congedarsi dando la buonanotte il professor Delacroix raccomanda al professor Sprech di dedicare il mattino successivo una parte del suo tempo a Deborah, per una lezione sulla comprensione dei geroglifici. Questi, pur non col massimo dell'entusiasmo, si vede costretto a fare buon viso a cattivo gioco ed accettare. La giornata si chiude con Angela che raduna tutti nella sua tenda e annuncia di essere molto preoccupata. Si è infatti fatta visitare dal dottore e i suoi più terribili sospetti sono stati confermati a una prima analisi: è incinta. Chi sarà il padre?
domenica 24 maggio 1925
Dopo colazione Mohamed riferisce di aver tentato di parlare con i lavoratori locali ma di averli trovati molto abbottonati, quasi ostili. Alain va a fare visita ad Agatha nella sua tenda. Lei lo accoglie bene, e dalla conversazione emerge che Clive stava cercando la mummia di Nitocris da anni. La giornalista dimostra di conoscere a grandi linee la storia della regina, e rivela che a breve il gruppo archeologico Clive è atteso a Giza per l'inchiesta sulla mummia scomparsa. Deborah intanto incontra Sprech nella tenda dove sono conservati i papiri, chiede di vedere quelli rinvenuti nel sarcofago di Nitocris ma le vengono mostrati alcuni reperti insignificanti. Vista la situazione decide di non insistere oltre. Alain passa il resto della mattina insieme ad Angela ad esaminare i registri della spedizione, ma pur essendo fermamente convinto delle losche attività di Clive e soci non riesce a trovare nessuna irregolarità: i documenti consultabili sono tutti a posto. Ipotizza che i reperti possano essere sottratti successivamente, dopo l'invio alla Sovrintendenza, così si annota alcuni dati a campione per un eventuale riscontro futuro. Nel pomeriggio il professor Delacroix si reca nuovamente agli scavi insieme al dottore e a Robin: Clive annuncia finalmente che a breve dovranno tornare a Giza per testimoniare e spiega con la necessità di continuare i lavori l'insolita disposizione del campo. Alain è convinto che lo spiegamento di forze sia ingiustificato per quello che è venuto alla luce: sospetta che si abbiano notizie più precise su quello che ci si aspetta di trovare oppure che il campo sia una montatura. Tornando al campo a fine giornata nota che alcuni lavoranti invece di tornare indietro si recano verso il fiume Nilo. Durante la cena Clive annuncia di aver fissato la partenza temporanea del gruppo di ricercatori per due giorni dopo verso Giza per andare a deporre alla commissione incaricata di indagare sul furto della mummia. Deborah giunge alla cena all'ultimo minuto: a fine serata è spossata. Successivamente spiega di essere stata a ispezionare la tenda di Clive ma è troppo stanca e rinvia il racconto al giorno successivo. Intanto John invia Mohamed e i due inglesi a investigare sui lavoranti che sono stati visti allontanarsi verso il Nilo a fine giornata.
lunedì 25 maggio 1925
A colazione non si vedono Clive e Winfield: evidentemente sono già al campo. I tre investigatori non sono ancora tornati. Il gruppo decide di andare agli scavi col pretesto di salutare ma in realtà per ritrovare i compagni, ma senza esito. I tre tornano proprio quando la partenza non poteva più essere rimandata, nel pomeriggio. Viene deciso di partire subito e andare a Giza con un giorno di vantaggio rispetto a Clive e ai suoi uomini. Prima di partire Green fotografa i papiri conservati dalla spedizione per mostrarli in seguito a Deborah. Una volta in treno, al sicuro dai malintenzionati, è il momento di fare il punto della situazione. I tre investigatori hanno visto delle fiammelle in lontananza, come se ci fosse un accampamento, ma queste si allontanavano al loro avvicinarsi mantenendo inalterata la distanza. Improvvisamente hanno udito delle voci in arabo, Mohamed le ha riconosciute come appartenenti a dei beduini e dicevano "avevano già trovato qualcuno, ma la serata avrebbe potuto essere ancor più propizia". A quel punto, intimoriti, sono rimasti nascosti e sono tornati indietro di giorno, alternando cammino e riposo sotto il sole canicolare. Deborah invece riferisce di essere entrata nella tenda di Clive grazie alla polvere di Ibn Ghazi, e di avervi trovato un baule con vestiti, documenti, una pistola e una lettera di Edward Gavigan che commissionava a Clive la ricerca della mummia di Nitocris. In una seconda lettera, datata successivamente alla presunta morte del direttore della fondazione Penhew, lo stesso Edward Gavigan si congratulava con Clive per il ritrovamento della salma della sanguinaria regina della sesta dinastia. Nella tenda c'era anche un piccolo scrigno con chiusura a combinazione e il diario della spedizione redatto dal professor Clive, ma per prudenza Deborah dice di aver evitato di forzare il primo e trafugare il secondo.
martedì 26 maggio 1925
Il gruppo arriva a Giza e raggiunge la piramide di Micerino a metà mattina, ma come previsto dal professor Delacroix il sito è presidiato dall'esercito e nonostante alcuni tentativi di convincere i militari l'ingresso al luogo del furto viene negato. Viene deciso di ispezionare la Sfinge: gli unici a entrare non risentendo della claustrofobia sono il professor Delacroix e la laureanda Deborah. Nella camera all'interno trovano un centinaio di tuniche bianche di varie misure piegate e pronte all'uso e fra esse un Ank molto antico e prezioso, fatto di un materiale sconosciuto e con in rilievo miriadi di piccoli Ank e ancora altri su di essi, all'infinito. I due escono portando con se due tuniche e prendendone altre otto. Tre soldati di pattuglia intervengono ma vengono rassicurati e congedati grazie alle credenziali ottenute dal direttore Kafour. Gli altri cercano nei pressi della Sfinge all'esterno, ma non trovano alcun passaggio o stranezza. Deborah legge la stele davanti al monumento: "Onnipotente è il Dio il cui alito è apportatore di morte ed il cui aspetto porta alla follia". Rimane molto scossa. Dopo una rapida ispezione alle piramidi di Cheope e Kefren viene deciso di andare al villaggio più vicino per prendere alloggio alla locanda fino al giorno successivo.
mercoledì 27 maggio 1925
Warren mostra le foto scattate al campo che ha sviluppato la sera precedente. Il treno della spedizione Clive dovrebbe arrivare alle 11 del mattino. All'alba il gruppo torna alla Sfinge, mentre Mohamed viene incaricato di recarsi alla stazione per pedinare Clive e i suoi. Alle 7.30 Deborah è di nuovo di fronte alla stele, legge di nuovo e stavolta si lascia andare: si apre così una sorta di porta dimensionale in cui dopo alcuni attimi di iniziale e comprensibile titubanza si infila tutto il gruppo. Una volta entrati ci troviamo in un cunicolo costruito e il passaggio si richiude lasciando tutti in preda al panico. Seguendo il cunicolo principale il gruppo prosegue, notando che le pareti sono ogni tanto decorate con immagini raccapriccianti e disturbanti e che cunicoli secondari apparentemente naturali e più piccoli si aprono ai due lati a intervalli irregolari. Dopo aver superato una stanza soffusa di luce rossa viene notato un movimento e poco dopo i due investigatori inglesi si danno urlando alla fuga. Tutti indossiamo le tuniche e proseguiamo guardando in basso e lasciando a John il compito di fare strada. Improvvisamente Angela sente l'esigenza di imboccare un tunnel laterale e dopo averlo percorso per qualche metro torna indietro rivelando di avere la sensazione di essere all'interno di un organismo vivente. All'improvviso si odono scalpiccii e ringhi, arrivano i due inglesi trafelati e ancora scossi, ma non c'è tempo per tirare un sospiro di sollievo che il professor Delacroix viene ghermito da due braccia sconosciute. Con la forza della disperazione riesce a divincolarsi e a fuggire senza guardarsi indietro. Subito dopo tocca al dottore che a sua volta si libera dalla presa di quella che la torcia di John rivela essere una donna con volto di gatta. Il cunicolo principale termina nel fondo di un pozzo, dall'alto giunge un refolo d'aria. E' molto alto e ricoperto di viscido muschio e nonostante alcuni appigli precari la scalata si presenta fin da subito quasi impossibile e pericolosissima. Il gruppo decide di tornare indietro e a una delle prime svolte laterali trova alcuni segni in terra dovuti a raschiamento: potrebbero essere stati lasciati dal trascinamento del sarcofago di alabastro che ospitava la mummia di Nitocris. Tutti si addentrano nei cunicoli ma vengono investiti da un fetore insostenibile che costringe la maggior parte al vomito. Al prof sfugge di mano la mappa, ma per fortuna la strada è ben stampata nella memoria. Nel cunicolo risuona una risata colma di malvagità, subito dopo un pezzo di roccia si stacca dal soffitto e ferisce abbastanza gravemente Alain alla testa. Al limite dell'esasperazione, i nostri giungono ad una sala enorme, affacciandosi su di essa da una passarella sopraelevata una quindicina di metri al cui inizio è posta una stele simile a quella posta davanti alla Sfinge. Deborah cerca di decifrarla ma le sue facoltà mentali sono limitate a causa delle condizioni in cui si trova e non ci riesce. Il silenzio è interrotto dall'arrivo di una processione, centinaia di persone vestite con tonache e anche all'occidentale stanno trasportando un sarcofago e alcuni prigionieri che avvicinatisi si scoprono essere il professor Sprech, Agatha Broadmoor e il giovane archeologo sir James Gardener: fra gli aguzzini è riconoscibile il "simpaticone" Winfield col suo inseparabile scudiscio. Altri prigionieri vengono denudati e gettati in una piscina al centro dell'enorme sala per poi essere recuperati ricoperti di sanguisughe. Una volta gonfi di sangue, gli animaletti vengono staccati dai corpi e posti sulla mummia.
Dal fondo dell'antro un ruggito squarcia la scena e sovrasta tutti gli altri suoni e a questo punto Deborah tenta di ripetere la frase incisa sulla stele all'esterno per tentare la fuga, ma senza effetto. Così cosparge John con la polvere di Ibn Ghazi e questi avanza sulla passarella e getta di sotto tre candelotti di dinamite: il primo esplode sulla mummia ma questa rimane inspiegabilmente intatta, il secondo si perde fra la marea di cultisti e il terzo e ultimo grazie ad un lancio incredibilmente preciso e fortunato fa scempio dei tre prigionieri proprio mentre la sensitiva Agatha, in stato di trance, stava iniziando a cantilenare una sorta di incantesimo. Segue una fuga disperata lungo il corridoio principale fino all'ingresso che però resta drammaticamente sigillato. John si incammina con un inglese nel primo camminamento laterale per cercare un'improbabile via d'uscita, mentre gli altri si nascondono finché si imbattono in alcuni cultisti a caccia. Come ultima speranza fanno affidamento sulle loro tuniche e quando viene loro rivolta in arabo la domanda se avessero già esplorato il cunicolo Deborah risponde che non c'è nessuno e ne approfitta per guidare gli altri all'esterno, seguendo la fiumana di invasati che ora sta uscendo dal passaggio che nel frattempo è stato aperto, seguiti poco dopo da John col suo compagno. Appena possibile tutti si defilano, nel frattempo però Deborah capta una frase: "Maledetti, ora saremo costretti ad attendere alcuni secoli". Tornati di fretta all'albergo, viene consegnato un biglietto agli investigatori: è di Kafour che preoccupato per la mancanza di notizie chiede di contattarlo. Mohamed esce per cercare da cena, ma torna molto preoccupato: ci sono tizi che offrono taglie per notizie sugli occidentali. L'idea è darsi appuntamento a cinquecento metri dalla stazione con Mohamed, che nel frattempo dovrebbe procurarsi cammelli. L'arabo non si presenta all'appuntamento, arriva invece un gruppo di tipi incappucciati a dorso di cammello che stanno palesemente cercandoci. Ci nascondiamo nel deserto e questi passano oltre. John con un inglese, Deborah e il dottore si incamminano verso l'accampamento dei militari di presidio alle piramidi e riescono a sottrarre sei cammelli. Tornano e ci incamminiamo verso il Cairo, dove arriviamo stremati verso le cinque del mattino.
giovedì 28 maggio 1925
Appena arrivati in città, stremati abbiamo deciso di prendere alloggio in un altro Hotel. Alain telefona a Kafour che gli da appuntamento alla moschea di Ibn Tulun alle 21. Passiamo la giornata a riposo tranne Deborah che insieme a Green si reca a comprare gli ingredienti che le necessitano per riprodurre la polvere di Ibn Ghazi, ottenendone alla fine del procedimento due dosi. A sera John, Alain, il dottore e Walter vanno alla moschea. Kafour è col nuovo Nazir che rivela come l'oggetto trafugato sia la cintura di Nitocris, che erano incaricati di custodire per evitare entrasse in possesso di entità malefiche. Anche Nessim è scomparso, di lui è rimasta soltanto la sciabola di Akimalah. Alain racconta le loro peripezie e Kafour ne deduce che il rito interrotto a metà comporta che Nitocris sia annientata per sempre e che non ci sia più pericolo di una sua resurrezione. Il direttore del museo del Cairo giura che ostacolerà in ogni modo possibile Clive e la fondazione Penhew, che controllerà i documenti delle loro spedizioni presenti alla soprintendenza e che tenterà di negare loro i permessi necessari ad altri scavi. Poi conferma la presenza di un sigillo al vertice della piramide rossa e si offre di accompagnare il gruppo nell'ispezione alle tre piramidi da compiere prima di proseguire per Nairobi. L'appuntamento per la partenza è fissato per domenica. John, appena usciti dalla moschea, torna al vecchio albergo e recupera i bagagli del gruppo.
venerdì 29 maggio 1925
Passiamo l'intera giornata riposandoci e recuperando le energie fisiche e mentali.
sabato 30 maggio 1925
Ancora un giorno di riposo assoluto.
domenica 31 maggio 1925
Dopo due giorni di riposo arriva finalmente il momento della partenza. Le auto inviate dal professor Kafour giungono puntuali all'albergo per condurci al luogo dell'appuntamento e partiamo con una carovana travestiti da mercanti insieme a quattro elementi tuttofare molto fidati, assunti personalmente dal direttore del museo del Cairo.
lunedì 01 giugno 1925
Per adesso niente da segnalare: il viaggio prosegue nel migliore dei modi.
martedì 02 giugno 1925
Dopo due giorni di tranquillo viaggio nel deserto il gruppo arriva alla piramide rossa all'imbrunire. Non perdiamo tempo e saliamo in cima alla piramide: qui troviamo il sigillo infranto e mancante. All'interno della piramide non rileviamo niente di importante o insolito. Purtroppo neanche il professor Kafour ricorda come fosse fatto il sigillo.
mercoledì 03 giugno 1925
All'alba al campo è arrivata una donna che chiede di essere accompagnata alla piramide romboidale. Vi arriviamo a metà mattina.
Nella camera principale niente da segnalare, mentre notiamo che l'ingresso della camera secondaria è stranamente chiuso con macerie e assi. Decidiamo così di liberare il passaggio e di entrare nel cunicolo fino a giungere a una grande camera con due pilastri appaiati sul lato più lontano. Alain gli esamina e sbianca "qui dietro - dice - ho trovato la scala per l'inferno". In effetti c'è un passaggio con delle scale che salgono, cosa che stupisce Kafour che giura che tutto questo non c'era tutte le altre volte che aveva visitato la piramide. Scosso per la scoperta inconcepibile, il gruppo decide che saliranno in tre: Deborah, John e il dottor Mabus, mentre gli altri aspetteranno in basso finché non saranno chiamati. I tre raggiungono il piano superiore dove trovano una stanza con iscrizioni alle pareti dei due lati e due file di tre altari, mentre in fondo alla parete di fronte si trova un trono nero tempestato di pietre preziose. Nella parete di sinistra c'è una sorta di cartina astronomica e richiami alla Montagna del vento nero, ad una nascita imminente e una data di luglio dell'anno in corso. Nella parete di destra in una cartina geografica spiccano tre gemme rosse: una nell'oceano indiano, una al largo della Cina e l'ultima nel centro dell'Africa, unite da un segno semisferico che divide il mappamondo. John, comunica agli altri due che, vista l'assenza di pericoli, andrà a chiamare gli altri di sotto e così esce. Subito dopo il dottore tocca i sei altari che si illuminano, si sente un rumore di pietre che si muovono e la porta alle loro spalle si chiude tagliandoli fuori dagli altri compagni. Poco dopo sul trono si materializza una figura molto simile al busto del Faraone Nero che il gruppo aveva già visto a Londra. Intorno a lui l'aria "ribolle" e sembra traslucida. Una voce terrificante esce da un sorriso più simile a una smorfia malvagia e dice "Sciocchi, pensate di interrompere gli eventi. Dove pensate di arrivare? Siete dei pazzi! Non otterrete nulla. Non potete fare niente. Volete ripercorrere le orme dei vostri predecessori e vedere cosa è successo?". A questo punto si materializza una scena con dei portatori neri in una giungla che accompagnano i membri della spedizione Carlyle, fra cui spiccano Hypatia dolorante e Sir Aubrey Penhew ringiovanito. Improvvisamente un keniota prende fuoco, mani sorgono dalle viscere della terra e dalla foresta irrompono esseri bipedi tentacolati che smembrano tutta la compagnia. Il Faraone nero riprende la parola: "Avete visto cosa è successo? Che avete intenzione di fare? La vostra lotta è futile, ma vi darò una possibilità...". La parete alla sinistra di Deborah e del dottore, fino a poco prima raffigurante costellazioni, ora mostra una scena dell'antico Egitto e sembra traslucida, come fosse un portale che si potesse attraversare. Deborah e il dottore rifiutano l'offerta di vivere nel passato come divinità, allora il Faraone Nero mostra loro una scena di lotta nella stanza inferiore dove i loro compagni vengono sopraffatti e uccisi da degli esseri mostruosi. L'apparizione spergiura che fermerà tutto questo, che risparmierà tutte quelle vite in cambio di una sola, che sceglieranno i suoi due interlocutori. Questi ultimi rifiutano ancora una volta. Dopo un ultimo avvertimento ("la vostra lotta è futile") la figura scompare, gli altari si spengono e la porta di ingresso si riapre. Intanto nella stanza in basso John raggiunge gli altri solo per udire un forte grido. Angela in preda al terrore avverte tutti che nella stanza stanno entrando degli esseri mostruosi! I due inglesi e John non fanno economia di piombo e fanno fuoco a tutto spiano. Alcuni cadono, ma dopo irrompe nella stanza un rettile gigante che sbrana immediatamente uno dei due e successivamente si dedica all'altro. Kafour si erge disarmato cantilenando una nenia arcana e riesce a limitare i movimenti del mostro per un po', quando infine viene ferito al fianco John riesce eroicamente a piazzare l'ultima palla nella testa dell'obbrobrio e a salvare tutti. Dopo aver soccorso i feriti e pianto i due inglesi morti eroicamente (come numerosi loro colleghi prima di loro) Walter sale le scale e fotografa i tre lati della stanza del trono. Subito dopo lasciamo la piramide per recarci al villaggio di Ekbasta dove si trovava la vecchia che aveva soccorso Besart. Walter sviluppa le tre foto e scopre che quella all'altare è venuta sfocata. Mostra le altre due a Kafour: la prima indica una congiunzione astrale di pianeti e satelliti, probabilmente una eclissi (sarebbe opportuno verificare su un almanacco) che determina una data, la seconda un riferimento geografico. Kafour ci saluta molto cordialmente, concordando di rimanere in contatto e lasciandoci un suo collaboratore.
giovedì 04 giugno 1925
Il villaggio è poverissimo. Dopo alcuni tentativi a vuoto, la nostra guida Sayid riesce infine a trovare la persona giusta. Umba, il figlio della vecchia, e la vecchia stessa sono orribilmente sfigurati da ustioni. Sua madre è in stato catatonico, ma sembra risvegliarsi all'ingresso nella casupola di Deborah accompagnata dal dottor Mabus. Indica al figlio una lastra di pietra e la fa consegnare ai due ospiti. Umba riferisce del suo periodo di lavoro presso la spedizione Carlyle: "Era un ambiente malsano, alcuni compagni non tornarono a casa". Una volta fuori dalla capanna il professor Delacroix esamina il reperto e non ha dubbi: si tratta di metà del sigillo mancante sulla sommità della Piramide Rossa. Dove sarà l'altra metà?
venerdì 05 giugno 1925
Nonostante il cibo cominci a scarseggiare decidiamo di cercare l'altro pezzo di sigillo presso la Piramide Crollata di Meidum. La raggiungiamo il più in fretta possibile e ne esaminiamo l'esterno e per scrupolo anche la camera principale interna, purtroppo senza alcun esito. Dell'altra parte del sigillo mancante nessuna traccia. Ci prepariamo così per passare la notte.
sabato 06 giugno 1925
Al risveglio, a mente fresca tiriamo le somme e viene presa all'unanimità la decisione di lasciare l'Egitto: per noi questo suolo così affascinante e ricco di storia ormai "scotta" in tutti i sensi e considerate le foto scattate all'interno della piramide romboidale il tempo a disposizione sembra essere meno di quello che speravamo. Dopo aver barattato al villaggio vicino un cammello con delle scorte di cibo ci incamminiamo verso una cittadina portuale da cui salpare verso sud. Una volta arrivati probabilmente congederemo Sayid lasciandogli i cammelli e una foto della lastra spezzata a metà che raffigura il sigillo della Piramide Rossa da consegnare al professor Kafour.
domenica 07 giugno 1925
Procediamo determinati verso la costa.
lunedì 08 giugno 1925
Al mattino arriviamo al piccolo porto di pescatori chiamato Zaafarana e subito ci rendiamo conto che qui non attraccano navi più grandi delle piccole barchette dei pescatori locali. Dopo aver raccolto informazioni nel villaggio sulle possibilità di spostamento viene deciso di prendere un postale che partirà due giorni dopo diretto a Suez e cercare laggiù un imbarco in una nave in grado di portarci in Kenya. Prendiamo alloggio presso una famiglia locale e ci sistemiamo per la notte.
martedì 09 giugno 1925
Deborah e Walter passano la mattinata studiando antiche pergamene contenenti rituali occulti senza però riuscire a comprenderle appieno, mentre Alain e John si dedicano all'acquisto di rifornimenti ed equipaggiamento per il viaggio. Verso le 14 il piccolo porto è scosso da un gran trambusto: usciamo dalla casupola dove stavamo pranzando e accorriamo verso il molo per sincerarci di cosa stia succedendo. Al largo è ancorata una grande nave che sta calando una scialuppa. Osserviamo meglio col binocolo: la nave è l'"Intrepid" e nella scialuppa a quattro remi oltre ai rematori ci sono due uomini e una donna occidentali bene vestiti. La coppia è giovane, mentre l'uomo anziano è abbigliato da esploratore. Nel frattempo vengono calate anche altre scialuppe che si incaricano di barattare delle provviste per rifornire la nave. Poco dopo lo sbarco i nuovi venuti notano noi occidentali e seguono le presentazioni: il giovane è Sir Paul Henry Wickman, ricco americano in cerca di avventure ed emozioni forti per scacciare la noia della ricchezza con la bella e svampita fidanzata Valvita Le Brock. A questo scopo ha finanziato la spedizione dell'altro uomo, quello più anziano e coetaneo di Alain, l'antropologo Joseph Sterling, un tipo molto riservato che ha la sensazione (ricambiato) di aver già conosciuto il professor Delacroix. Veniamo invitati a bordo del piroscafo per un drink. Il professor Sterling resta a terra, così come Delacroix che incarica Sayid di seguirlo senza dare troppo nell'occhio. La coppia intanto intrattiene gli altri a bordo e racconta della loro partenza da Napoli attraverso il Mediterraneo passando da Malta, e le successive tappe ad Alessandria, al Cairo e a Giza, da dove sono infine ripartiti diretti a sud. Il professor Sterling sta facendo una ricerca sulle tribù del Kenya, con l'intenzione di proseguire verso il Sud Africa per completare i suoi studi e trovare prove sulla sua teoria che vuole alcune tribù keniote come originarie del Sud Africa e giunte al centro dopo migrazioni. Wickman mette i soldi per la spedizione e in cambio il professor Sterling si è impegnato a condurre il ricco americano e la fidanzata (che vuole assolutamente vedere i cannibali) nei luoghi delle sue ricerche. John chiede la cortesia di aggregarsi pagante nel viaggio verso sud, ma rispondono che tutte le decisioni sono prese dal professor Sterling. I due gruppi si salutano e veniamo invitati a tornare a bordo per la cena. Nel frattempo Sayid riferisce che Sterling ha gironzolato per il villaggio, facendo domande attinenti alla sua ricerca antropologica. A sera prendiamo la scialuppa e andiamo tutti a cena sul piroscafo. La tavola è riccamente apparecchiata, le pietanze di alta classe. Ci sono altri due occidentali, Jade Howe e Jan Sures, i giovani assistenti del professor Sterling che raggiunge i commensali in ritardo, dopo gli antipasti, e vestito come nel pomeriggio scusandosi per aver dovuto riordinare gli appunti raccolti da poco. Valvita è invece elegantissima e tamarrissima. Alain intavola un discorso con Sterling che gli rivela di aver intenzione di compiere ricerche sul campo sulla tribù Kikuyu per dimostrare la sua tesi. Chiede a sua volta lo scopo del nostro viaggio e Alain resta sul vago parlando di un viaggio di piacere, non convincendo il suo interlocutore: ora entrambi sanno che l'altro non dice tutto. Dopodiché l'antropologo accetta di ospitare previo permesso di Wickman il gruppo sul piroscafo fino all'arrivo in Kenya. Wickman accetta di buon grado, rifiutando categoricamente ogni pagamento. Walter non ha mancato l'occasione di immortalare la bella serata in una foto di gruppo sul ponte poco prima del tramonto. Dopo la buonanotte torniamo a terra per recuperare l'equipaggiamento e passare la nottata, la partenza è fissata per il mattino successivo.
mercoledì 10 giugno 1925
Dopo aver salutato Sayid affidandogli la foto della metà della lastra su cui è inciso il sigillo della Piramide rossa, insieme ad una lettera di accompagnamento per il professor Kafour, ci imbarchiamo per partire alla volta del Kenya. Sayid tornerà al Cairo prendendo il postale per Suez. Finalmente si prospettano alcuni giorni di relax...
giovedì 11 giugno 1925
venerdì 12 giugno 1925
sabato 13 giugno 1925
domenica 14 giugno 1925
lunedì 15 giugno 1925
martedì 16 giugno 1925
mercoledì 17 giugno 1925
giovedì 18 giugno 1925
venerdì 19 giugno 1925
sabato 20 giugno 1925
domenica 21 giugno 1925
lunedì 22 giugno 1925
martedì 23 giugno 1925
Il viaggio è stato piacevolissimo e tranquillo, tranne per Deborah assillata ogni minuto dalla petulante e insopportabilmente frivola Valvita. Comunque lo sbarco è previsto per il giorno successivo.
mercoledì 24 giugno 1925
Ritemprati nel corpo e nella mente sbarchiamo a Mombasa alle 14, pronti ad affrontare nuovi enigmi e perigli più determinati che mai.
Durante il viaggio abbiamo raccolto le idee e tocchiamo il suolo keniota con alcuni nomi al centro del nostro mirino: Ahja Singh, esportatore dal nome indiano (come fa notare Delacroix e conferma Sterling) che inviava la sua merce in Usa, in particolare alla JuJu House. Sam Mariga, rr-sta, misteriosamente citato da Jackson Elias nei suoi appunti. Johnstone Kenyatta, intervistato da Elias, che ha fatto oscure rivelazioni su un certo "Culto della Lingua Scarlatta". Mark Selkirk, l'uomo che ha scoperto il massacro della spedizione Carlyle. Nails Nelson, il mercenario che al Victoria Bar di Nairobi giurò a Elias di aver incontrato Brady a Hong Kong. Alcuni di questi nomi potrebbero darci un aiuto preziosissimo, altri celare trame oscure e insidie letali per le nostre persone e il nostro intelletto. Sapremo districarci in questa oscura ragnatela? Qui inizia un nuovo capitolo della nostra guerra contro l'ORRORE!
Sbrigate le solite formalità Warren e John accompagnano gli assistenti del professor Sterling alla stazione ferroviaria per acquistare i biglietti del treno per Nairobi che partirà l'indomani mattina alle 9, con arrivo previsto in circa 18 ore. Nonostante si renda conto che i fondi portatisi dietro comincino a scarseggiare (restano poco più di 5mila dollari) le buone maniere impongono a John di offrire i biglietti in prima classe anche ai suoi ospiti. Nel frattempo Alain, Deborah e Angela vanno all'ufficio doganale e scoprono che l'Import export di Ahja Singh è un magazzino enorme a due passi dal molo. Robin e John si spacciano per Jessica Roxit e Merry Alloran e provano a entrare in contatto col personale andando di persona. Singh, il titolare, è assente per almeno due settimane, parlano con un certo Matthew Kingston, l'unico che parli inglese (gli operai sono tutti kenioti, gli altri indiani). John e Robin dichiarano di voler riaprire negozi a New York, Kingston dice che si può fare ma che devono parlare col titolare e che lui non può dare i nomi dei contatti diretti nell'entroterra. Tutti tornano a bordo per prepararsi al viaggio dell'indomani.
giovedì 25 giugno 1925
Il treno a vapore parte puntuale alle 9 dalla stazione di Mombasa. Il viaggio sembra procedere tranquillo finché dopo cena John e Warren, durante una partita a poker con Wickman e altri due gentiluomini, non sentono odore di bruciato. Aprono il finestrino per controllare cosa stia succedendo e da dove provenga la puzza e vengono investiti da una fiamma che si propaga all'interno della carrozza, e che sembra prediligere proprio i componenti del nostro gruppo. Il treno si ferma e dopo un duro combattimento contro le fiamme, che sembrano senzienti e molto più restie a spegnersi, riusciamo finalmente a soffocare l'incendio. Warren, Robin e John riportano brutte ustioni. Il capotreno annuncia che farà rapporto alla compagnia, si ostina a sostenere che l'incendio sia stato provocato da vizio del fumo di uno di noi. John annuncia controdenunce. Molto provati dall'accaduto e sul chi va là andiamo a letto chiudendo a chiave le cabine: qualcuno ci ha seguito?
venerdì 26 giugno 1925
Dopo una nottata non proprio tranquilla, e in forte ritardo sulla tabella di marcia, alle 13 giungiamo alla stazione di Nairobi!
Il gruppo prende alloggio all'Higlander Hotel. L'antropologo Sterling e il suo gruppo progettano di partire dopo tre giorni. Dopo un pomeriggio di riposo ci ritroviamo a cena all'albergo e apprendiamo dal "Nairobi star" che siamo stati accusati come responsabili dell'incendio sul treno. La direttrice, proprietaria e redattrice del giornale è Nathalie Smithe Forbes. Veniamo ben presto a sapere che il "Victoria bar" ha cambiato nome qualche tempo fa dopo una rissa con vittime: adesso si chiama "The loyal defender". Dopo una buona cena andiamo tutti alla redazione del giornale e conosciamo la signora Nathalie Smithe Forbes, con la quale fissiamo un appuntamento a pranzo per il giorno successivo al nostro hotel. Sarà l'occasione per avere informazioni da lei in cambio della nostra testimonianza sui fatti del treno incendiato. Intanto veniamo a sapere da lei che Kenyatta è un facinoroso locale, il tenente Selkirk è deceduto e Sam Mariga, rr-sta è il giardiniere che lavora alla stazione.
sabato 27 giugno 1925
Ci alziamo e andiamo al quartiere coloured: troviamo la casa di Mariga ma è al lavoro. Lo troviamo alla stazione ma non vuol parlare con noi, sembra spaventato. Ci consiglia di andare alla Kikuyu Central Association. A pranzo incontriamo la Forbes a cui John rilascia l'intervista, ma quando tocca a noi chiedere arriva Valvita di ritorno da un noiosissimo (a suo dire) safari e monopolizza la conversazione con i suoi argomenti da cerebrolesa. Il professor Delacroix fissa così un appuntamento poco prima di cena a casa della redattrice per continuare la conversazione in tutta calma. Nel pomeriggio il dottor Mabus, John e Warren vanno al Loyal Defender che ha appena aperto. E' vuoto e il barista consiglia loro di ripassare dopo cena. I tre seguono la dritta: verso le 21 il locale è pieno zeppo e fra gli avventori c'è uno squattrinato semi alcolizzato che si rivela essere Nails Nelson. Dopo qualche giro alcolico racconta le sue vicissitudini e i suoi viaggi da mercenario e bracconiere. Conferma di aver incontrato Jack Brady a Hong Kong in un bar nella Shil State (la via), precisamente allo "Yellow Lily". Conferma di aver incontrato anche Jackson Elias. Alain intanto cena a casa della Forbes e durante il pasto apprende che Mariga il giardiniere trovò per primo i resti dei membri della spedizione Carlyle di ritorno da una sua visita a dei parenti della sua tribù. Ne fu molto colpito e tornò con i fucilieri guidati dal tenente Selkirk, che morì successivamente in un incidente che si ripropongono di ricercare nell'archivio del giornale. Johnstone Kenyatta è un facinoroso che fa proselitismo per dare più potere alla gente di colore, probabilmente frequenta la Kikuyu Central Association. Dopo la cena Alain e la signora si trasferiscono in archivio e trovano gli articoli riguardanti la spedizione Carlyle: presero alloggio alla Hampton House. Dovevano fare un safari invece andarono nella foresta di Alberdare. Qui si persero le loro tracce e successivamente vennero rinvenute le salme dilaniate dei portatori. Alain esamina le foto e trova un Penhew visibilmente ringiovanito rispetto a quanto ricordasse. Hypatia appare molto in carne, probabilmente in stato di gravidanza e molto abbattuta e triste, come conferma la Forbes. Roger Carlyle invece era molto agitato e, a quanto ricorda, in preda a una sete inestinguibile di bevande alcoliche. Il dottor Robert Houston invece era molto taciturno e chiuso, non le fu possibile strappargli che poche parole. Anche Jack Brady, come lo psicologo, rimase in disparte per tutto il tempo. Riguardo al professor Penhew pare seguisse una sua teoria su una cultura dalla quale scaturì la civiltà egizia. Durante la permanenza in città si intrattenne soprattutto con gente di colore delle tribù e parlava molto con un commerciante di origine orientale, un certo Tandoor Singh.
Durante questa amabile conversazione Alain sente letteralmente odore di bruciato: l'edificio che ospita la casa di Nathalie e la redazione del giornale sta andando a fuoco! Per fortuna la Forbes dimostra un notevole sangue freddo e coordina alla perfezione le operazioni di spegnimento, che hanno successo anche grazie al consiglio di usare la sabbia al posto dell'acqua. "Accidentalmente" le fiamme anche stavolta sembrano prediligere un bersaglio ben preciso, in questo caso Delacroix. Il nostro archeologo se la cava comunque soltanto con qualche ustione alle gambe, un paio di pantaloni pregiati da buttare e un bello spavento. Viene consolato dalla direttrice del giornale che, fra un discorso e l'altro, asserisce di non aver mai sentito parlare di un principe keniota di nome M'Beru. John chiude la serata al pub ingaggiando Nails Nelson per il prosieguo delle nostre ricerche.
domenica 28 giugno 1925
Al mattino, dopo colazione, la spedizione del prof Sterling si avvia a sud verso il monte Kilimangiaro. Delacroix esce per andare ad esaminare attentamente alla luce del giorno l'esterno della redazione da dove dovrebbe essere partito l'incendio e si rende conto che non c'era niente con cui appiccarlo. Le fiamme sembrano essersi dirette subito verso la finestra. Molto insolito. John, Robin, Deborah, Mabus e Angela tornano da Sam Mariga. Questi nega di aver visto i cadaveri della spedizione Carlyle, asserisce di aver soltanto segnalato dove potevano essere. Conferma di non aver mai sentito parlare della Lingua Scarlatta, ma probabilmente non dice tutta la verità, forse per paura. Alain torna all'archivio del giornale per continuare ad esaminarlo con calma. Scopre che il tenente Selkirk è deceduto qualche tempo dopo aver guidato la spedizione che ha rinvenuto i cadaveri dei portatori di Carlyle. La grande tenda comune dove dormiva con i suoi commilitoni prese fuoco e "casualmente" lui fu l'unica vittima dell'incendio. Ha anche la conferma che Erica Carlyle è stata qui a Nairobi ripercorrendo gli spostamenti del fratello e cercando indizi sulla sua misteriosa scomparsa. Nel frattempo gli altri si recano alla Kikuyu Association e dopo qualche resistenza iniziale riescono ad ottenere un appuntamento privato con il famigerato Johnstone Kenyatta, fissato per il mattino successivo. Alle 19 Delacroix va a cena dalla Forbes, tenuto d'occhio da Nails Nelson incaricato di scovare l'incendiario che attenta alle nostre vite. Purtroppo quest'ultimo si rivela ancora una volta più furbo di noi: il professore non ha problemi, l'obiettivo sono gli altri. Un ragazzino di colore si avvicina alla veranda dell'albergo dove stanno cenando e consegna una busta chiusa a John. Questi per precauzione sale in camera con i compagni e una volta aperta la lettera da essa si sprigiona una vampata di fuoco che investe Warren e Mabus ustionandoli in maniera grave. Il fuoco viene spento solo con grande difficoltà.
lunedì 29 giugno 1925
Durante la colazione un cameriere consegna una busta al professor Delacroix, che la legge in privato. Andiamo tutti all'appuntamento con Johnstone Kenyatta e dopo i primi convenevoli decidiamo di fidarci come fece Elias e vuotiamo il sacco. Questi decide di farci incontrare un vecchio saggio, ma dice che dobbiamo essere molto rispettosi con lui. Un suo incaricato ci accompagna in auto attraverso strade sterrate in un villaggio a un'ora circa di distanza da Nairobi. Qui veniamo ricevuti da Okomu, "segretario" del vecchio saggio Bundari, che sulle prime crea mille difficoltà, ma dopo avergli mostrato il sigillo infranto rinvenuto in Egitto accetta di farcelo incontrare. La capanna, decorata con strani simboli, ci conduce attraverso un percorso a chiocciola da Bundari, un uomo minuto e rinsecchito che nella sua immobilità sembra morto. Dopo una lunga ed estenuante attesa di circa dieci ore nel silenzio più assoluto il vecchio saggio si riscuote dalla sua immobilità e si rivolge a noi. "Devo dirvi cose piacevoli o la dura verità? - si rivolge a John - "lei ha avuto un lutto in famiglia" - poi ad Alain - "il tuo cuore non è puro, sei combattuto" - poi alita in faccia a Warren e si rivolge a Deborah - "in te sento un grande potere ma anche l'incapacità di gestirlo. Male e bene" - poi tocca a Angela - "in te sento una grande fonte di male, ma non sei tu" - poi alita in faccia a Robin e conclude col dottor Mabus - "in te sento una gran confusione".
Poi il saggio riprende il discorso: "La vostra missione è delicata e il tempo stringe. La mia gente sparisce nel ventre della montagna. Tanti pregano Ngai, signore del Kerenyaga, che ci protegge. Okomu vi può aiutare nel viaggio ma io posso fare di più". Riprendiamo il sigillo e andiamo in un'altra capanna. Okomu dice che il saggio ha fiducia in noi, che forse noi possiamo essere la cura. "Il figlio del demonio sta per nascere. La Grande Sacerdotessa farà in modo che succeda. Molti bambini, donne, uomini sono stati rapiti, cosa che non è mai successa nel passato. Questo culto sta decimando la nostra gente. I capi non ci danno ascolto. Lasciatemi in custodia il sigillo fino al vostro ritorno". Ci congeda con due regali: a Deborah consegna uno scacciamosche dicendo che servirà per ricercare il male. Al professor Delacroix consegna una gabbietta con dentro un piccolo camaleonte: dice che contiene "Colui che non è ciò che sembra", che ci servirà una sola volta contro nemici fisici, non contro magie. Il nostro unico compito sarà nutrirlo giornalmente con mosche e piccoli insetti. Infine ci indica il cammino per raggiungere la montagna. Prima di lasciarci partire Okomu promette di farci avere degli amuleti di protezione per il fuoco. Decidiamo di tornare a Nairobi per preparare seriamente una spedizione verso la montagna. Durate il viaggio di ritorno memorizziamo la strada. Rivelate le nostre intenzioni a Nails, questi dapprima cerca di dissuaderci ma poi accetta l'incarico di curare l'organizzazione e gli equipaggiamenti. Gli serviranno due giorni per organizzare il tutto.
martedì 30 giugno 1925
Dopo colazione Deborah va da Mariga per avere gli ingredienti di erbe che aveva chiesto: gli ottiene gratuitamente e non rivela a cosa servano. Il vecchio giardiniere dice a Deborah che le foreste sono popolate e anche gli uomini possono essere pericolosi. "Se siete intenzionati a recarvi in zone impervie - dice - vi serve una buona guida. Vi consiglio di tornare da Kenyatta e chiedere consiglio, è molto capace". Torniamo tutti alla Kikuyu Association e per fortuna troviamo il nostro uomo, che ci riceve nella solita stanzetta privata. Gli raccontiamo l'esito della gita nel villaggio e il consiglio di Mariga riguardo al farci accompagnare da qualcuno che conosca il luogo e ci risponde che i locali per paura difficilmente ci aiuterebbero. Johnstone Kenyatta azzarda che Mariga stesso potrebbe farci da guida, secondo lui non c'è uomo che conosca meglio il luogo e le tribù e ci scrive un biglietto di raccomandazione per il giardiniere nel quale lo prega di aiutarci. A questo punto chiediamo se per caso conosca un principe keniota di nome M'Beru, conosciuto anche come Mukunga, ma nonostante la nostra descrizione dice di non averne mai sentito parlare, come la Forbes. Il nome di M'Weru invece gli dice qualcosa: è un nome nefasto, oscuro, che i locali temono molto e consiglia di non nominarlo in loro presenza, anzi di nominarlo il meno possibile. Si raccomanda di non mettere troppo sotto pressione Mariga, di rivelargli i nostri piani soltanto una volta in viaggio, a poco a poco, per dargli il tempo di acquistare fiducia in noi. Infine riguardo a Tandoor Singh rivela che è un commerciante orientale di the che è in contatto e affari con un grosso import export di Mombasa (Ajha Singh?). Una volta congedati, andiamo tutti alla redazione mettendoci a cercare le notizie che ci interessano. Nonostante la Forbes preghi tutti di andarsene ben prima del tempo previsto a causa di un alterco con Alain, i nostri topi di biblioteca riescono comunque a trovare degli spunti interessanti. Nel passato di Tandoor Singh ci sono problemi con la polizia in seguito ad alcuni reati non meglio precisati ed eventualmente da approfondire. Stessa cosa per l'export di Ahja Singh, che è stato implicato in vicende poco chiare. Per quanto riguarda il pub Loyal Defender venne chiuso per un periodo in seguito a una rissa fra arabi e asiatici. Verso le 17,30 torniamo da Mariga ma questi nonostante la lettera di Kenyatta e le nostre valide argomentazioni rifiuta di accompagnarci personalmente alla montagna. Ci congeda dicendo che ci avrebbe pensato, e che se avesse cambiato idea ci avrebbe cercato lui, ma in definitiva ci lascia poche speranze. Torniamo all'albergo e mentre ceniamo in veranda riceviamo ancora una volta una busta da un bimbo. Il biglietto, firmato da Mariga, dice di recarsi da lui il prima possibile. Nonostante la cosa ci puzzi non poco di bruciato, decidiamo di andare, anche con una certa cautela. Nel caso fosse una trappola potrebbe essere l'occasione di cogliere sul fatto il tipo che ci tormenta con il fuoco. Angela decide di rimanere all'albergo, Alain viene trattenuto da una visita chiarificatrice con la Forbes all'ultimo minuto. Gli altri vanno da Mariga, con circospezione. Giungono alla capanna del giardiniere senza notare nulla di strano, ma quando entrano nel cortile e bussano alla porta scatta puntuale la trappola. Mariga apre dopo un certo tempo, chiaramente è stato appena svegliato: neanche il tempo di avere la certezza di essere di nuovo caduti in un tranello che la capanna e il giardino divengono un vero inferno di fiamme. Nella concitazione Mariga riesce a salvare la moglie, molti vengono ustionati e Deborah sviene dopo aver notato un individuo fuori dalla recinzione. John spara ma non riesce a beccare il tipo. Robin cerca di portare in salvo Deborah, ma è troppo pesante, per fortuna viene aiutata da Mariga che dopo aver messo in salvo la moglie torna indietro. Mabus nel frattempo per evitare le fiamme si getta nel pozzo. Warren non è così fortunato: già gravemente ferito viene nuovamente avviluppato dal fuoco e perisce nella fiamma. Gli altri, con ustioni più o meno gravi, riescono a salvarsi: ancora una volta il piromane misterioso ci ha messi nel sacco! Torniamo all'hotel e avvertiamo la polizia: dobbiamo presentarci in caserma l'indomani.
Ci mancherebbe solo che ricevessimo la seguente lettera: "Sono Henry, il fratello di John. In realtà non sono morto a Londra. Ardo dalla voglia di rivedervi. Spero che per voi sia lo stesso. Precipitatevi come il fulmine nel lato più remoto del quartiere coloured, ma mi raccomando, attendete che sia notte... all'illuminazione provvederò io al momento opportuno. Occorre bruciare le tappe, venite da soli e, per non destare sospetti, disarmati. La scintilla della speranza è ancora accesa sotto le braci, provvediamo ad attizzarla e a trasformarla in un grande e possente rogo purificatore". Ps: dimenticavo. Visto che mancano tre ore al tramonto, impiegate proficuamente il tempo che resta cospargendo i vostri abiti con questo liquido protettivo, che per comodità e segretezza ho nascosto e vi invio in una tanica che porta la denominazione "Highly flammable".
Il vostro Henry... (al momento non ricordo il mio cognome, ma sono io)
mercoledì 01 luglio 1925
Al mattino Delacroix viene informato della morte di un amico in un incendio. Raggiunge gli altri all'hotel e poi, non trovandoli, alla polizia. L'ispettore Roger Corrydon, che rappresenta il Regno Unito ci interroga. Non sembra molto sveglio e ragionevole. Dopo un interrogatorio e un dibattito in cui a John e ai suoi compagni viene dato poco credito viene chiamato anche Sam Mariga, che racconta la sua versione. Corrydon ci intima di lasciare la città entro le 24 ore, ci farà attendere da alcuni soldati alla stazione venerdì 3 alle 17,30 per farci scortare a Mombasa. Vuole essere informato di ogni nostro spostamento e non vuole nemmeno ascoltare le nostre ragioni. Appena congedati, Alain torna in albergo per dormire un po', ma appena si addormenta viene tormentato da incubi avvolti dalle fiamme, provocate da un individuo che però una volta sveglio non riesce più ad inquadrare e tutta la scena si perde nella nebbia del sonno. Non riesce a riposare quindi trova un appostamento nell'albergo da dove poter osservare l'esterno senza correre il rischio di essere visto. Da qui dopo qualche minuto di appostamento nota un uomo incappucciato vestito alla maniera indiana che di nascosto tiene d'occhio l'albergo. Questi, dopo qualche tempo, si allontana. Gli altri tornano da Kenyatta il quale rivela che Mariga, in seguito all'incendio della notte appena trascorsa, ha cambiato idea e si è deciso ad accompagnare il gruppo nella sua spedizione. Dovremo recarci al limitare nord del villaggio all'alba, verso le 5,30. Il dottor Mabus e John vanno da Nelson per ordinargli di affrettare i preparativi per la spedizione. Questi ha trovato un gruppo di otto avventurieri bianchi disposti a venire con noi dietro compenso e una decina di portatori di colore. Inoltre ha la possibilità di farci avere anche qualche "mortaretto e fuochi d'artificio". Il pomeriggio si chiude con il funerale del povero Warren. Una volta terminata la funzione John chiede al pastore anglicano di poter visitare gli orfani di colore della parrocchia, ma fra questi non trova i latori delle due letterine "scottanti".
giovedì 02 luglio 1925
Durante la notte Deborah, su indicazione di Alain, si apposta in albergo per controllare l'esterno di nascosto. Proprio nello stesso posto del giorno prima nota l'individuo indiano incappucciato e, agitando verso di lui lo scacciamosche, percepisce un grande male. Il losco individuo se ne va e finalmente Alain riesce a prendere sonno, forse anche grazie all'intervento di John che prova a utilizzare le sue conoscenze dell'incantesimo per suscitare incubi. All'alba ci rechiamo all'appuntamento dopo aver saldato il conto dell'albergo e aver lasciato una lettera per l'ispettore in cui diciamo di allontanarci per una gita dalla parte opposta della nostra vera destinazione, ma che saremo presenti senz'altro all'appuntamento alla stazione (si, credici e aspettaci fiducioso). Insieme a Mariga e alla folla dei nostri nuovi compagni ci addentriamo nel territorio selvaggio per raggiungere innanzitutto il villaggio del vecchio saggio narcolettico Bundari. Arriviamo a N'Dovu, il villaggio di Bundari, verso l'ora di pranzo. Ci accoglie Okomu, molto più amichevole della volta precedente (anche se ci voleva poco), e ci dona gli amuleti di protezione che ci erano stati promessi. Sono collanine e bracciali adornati da riproduzioni in miniatura delle maschere che avevamo visto nella capanna a conchiglia di Bundari. Funzioneranno? Ci accampiamo per la notte. Mariga dice che non c'è necessità di fare turni di guardia, per la felicità dei malviventi trovati da Nails che ci accompagnano e che avevano già iniziato a mugugnare.
venerdì 03 luglio 1925
La marcia procede senza problemi, guidati con sicurezza sulla giusta pista da Mariga. Questi ci propone di accelerare e ridurre al minimo le soste per raggiungere entro la sera il villaggio dei suoi conoscenti, Boyovu, dove effettivamente arriviamo a buio. Ci accampiamo nel perimetro del villaggio. Dagli indigeni veniamo a sapere che mancano 4 o 5 giorni al plenilunio...
sabato 04 luglio 1925
Giunti nei paraggi, proponiamo a Sam di fare una deviazione verso la zona dove furono rinvenuti i cadaveri dei portatori della spedizione Carlyle, evitata dai locali perché ritenuta maledetta. Purtroppo non esiste una pista e per raggiungere il luogo occorre farsi strada a colpi di machete e allungare il tragitto di almeno mezza giornata. Ci chiediamo cosa possa aver spinto Carlyle e i suoi a fare questa deviazione. Man mano che ci avviciniamo, i rumori abituali della foresta calano fino a cessare del tutto, in maniera inversamente proporzionale ai borbottii dei portatori di colore. Del resto anche noi stessi ci sentiamo attanagliati da un'inspiegabile inquietudine che ci angoscia, come se qualcosa di estremamente malvagio fosse in agguato. Semplice suggestione? Dopo un breve conciliabolo decidiamo di non rischiare e di rimandare la perlustrazione del luogo al ritorno dalla montagna del Vento Nero. Dopo aver convinto anche il dottor Mabus, che era disposto anche a procedere da solo con alcuni degli avventurieri prezzolati, facciamo marcia indietro e torniamo a percorrere la pista che ci dovrebbe condurre alla nostra destinazione.
domenica 05 luglio 1925
Grazie alla guida esperta di Sam Mariga procediamo con la marcia senza indugi e intoppi, almeno per adesso.
lunedì 06 luglio 1925
Dopo la colazione ci rimettiamo in marcia, ma dopo poco tempo ci imbattiamo in uno spiazzo nella pista: è occupato da una decina di indigeni che, armati di lance e scudi, ci bloccano il passo. Mentre Mariga cerca senza successo di convincerli a farci passare, il professor Delacroix nota che sono guerrieri della tribù Masai. Sam torna da noi e ci riferisce che non ci faranno passare: dicono che il territorio oltre è proibito per i bianchi. Non ci sarà concesso andare oltre, almeno da questa pista, senza passare sui loro cadaveri. A questo punto Nails Nelson ridacchia ed esclama: "che problema c'è?". Non finisce neanche di parlare che la sua pistola esplode un colpo verso i guerrieri di colore! I suoi degni compari lo imitano e in men che non si dica il terreno della radura beve in sangue dei dieci Masai crivellati di proiettili. Ma non c'è tempo per fare mente locale: dall'intrico di foglie della giungla piovono lance sul nostro gruppo colpendo un portatore e lo stesso Nelson. I suoi compagni si danno alla caccia degli assalitori fissando con noi un appuntamento più avanti, oltre il fiume. Prima di riprendere il cammino verso il luogo fissato il dottor Mabus estrae le lance dai corpi dei feriti: purtroppo il portatore non regge al dolore e anche Nails sembra gravemente ferito e non in grado di camminare. Lo trasportiamo su una lettiga improvvisata. I portatori fuggiti tornano al campo alla spicciolata, tranne uno. Prima di rimetterci in marcia Alain e Robin esplorano i paraggi e il professore trova nove giovani di colore appartenenti alla tribù Kikuyu legati e imbavagliati nel folto della giungla, fuori dal sentiero.
Viene avvisato Mariga che pensa a tranquillizzare i giovani, stravolti dal terrore e dalla fatica. Dopo qualche tempo riescono a camminare e seguirci: il loro villaggio è stato attaccato da alcuni uomini che non sono riusciti a identificare e sono stati lasciati in vita solo i giovani. Loro e un altro gruppo sono stati condotti via e sono passati di mano in mano fino ad essere consegnati ai Masai che si stavano dirigendo presumibilmente alla montagna del Vento Nero (per sacrificarli). Dovevano essere consegnati a una persona. Sentivano parlare in una lingua che non conoscevano, sicuramente non Swaili e nemmeno Bantù. Poi siamo arrivati noi. Ci accampiamo nei pressi del fiume al luogo fissato e passiamo la notte facendo dei turni di guardia.
martedì 07 luglio 1925
L'alba coglie Nails febbricitante: la ferita si è infettata nonostante l'intervento del dottore (o forse proprio a causa di esso). I suoi compagni tornano dalla spedizione punitiva: hanno ucciso alcuni Masai, altri gli sono sfuggiti. Hanno trovato quattro ragazze Kikuyu legate e imbavagliate e le hanno portate al campo. Sospettiamo, visti i soggetti, che abbiano ucciso i ragazzi e violentato le giovani. Gli sgherri, senza il freno di Nails che ormai sembra destinato alla morte, sono sempre meno gestibili. Mariga concorda con John un attacco diversivo al campo per sganciarci dai malviventi. Lo stratagemma funziona: uno viene ucciso da una lancia e gli altri si buttano all'inseguimento. Noi ci muoviamo in fretta e andiamo in un luogo indicatoci da Mariga dove esiste una deviazione nascosta. Siamo costretti ad abbandonare Nelson al suo destino. Preleviamo le pistole , i soldi e l'esplosivo e andiamo. Come da piano, ci ricongiungiamo con Mariga e soltanto uno dei portatori (l'altro che ha partecipato all'attacco non ce l'ha fatta). Gli sgherri sono comunque seminati e possiamo proseguire per la via nascosta. Le ragazze, apprendiamo, erano del villaggio di Thyca. Ci accampiamo per la notte e predisponiamo i turni di guardia, senza accendere nessun fuoco: si prospetta una notte umida.
mercoledì 08 luglio 1925
La notte passa tranquilla ma Angela, Deborah e Robin si svegliano con la febbre. Alle 15 due portantini si separano dal gruppo insieme ai giovani kikuyu, che verranno accompagnati al villaggio dei conoscenti di Mariga. Nel pomeriggio la salute di Deborah e Robin peggiora ulteriormente. L'umidità della notte influisce molto sullo stato di salute di chi non è abituato al clima del luogo. Sam dice che manca mezza giornata procedendo a marce forzate per arrivare alle pendici della montagna del Vento Nero. Deborah, nonostante si senta male, tenta di utilizzare lo scacciamosche e percepisce una presenza malvagia in direzione della montagna, un vento pestilenziale.
Predisponiamo i turni di guardia per la notte. Durante il suo John ode un fruscio di foglie e ha l'impressione di vedere un'ombra sgusciare nel folto della giungla: ancora una volta si tratta soltanto di suggestione?
giovedì 09 luglio 1925
Al mattino amara sorpresa: l'umidità dovuta alla notte senza fuoco ha colpito anche John e lo stesso dottor Mabus. Deborah è addirittura peggiorata e ha la febbre alta. Non riesce a tenersi in piedi. Mabus le somministra un antibiotico. In queste condizioni neanche a parlare di marce forzate: arriviamo a destinazione solo poco prima del tramonto. La montagna si rivela essere un cono vulcanico le cui basi sono brulle, con una parete scoscesa alla cui sommità, cosa molto insolita, c'è un bosco. Ancor più inspiegabile è il verde troppo acceso, quasi fosforescente, che emana dal bosco stesso. La luna, ai nostri occhi inesperti, sembra piena.
venerdì 10 luglio 1925
Al mattino stiamo tutti bene tranne Deborah, che ha ancora febbre alta. Nel pomeriggio sembra migliorare grazie alle cure di Mabus e a un decotto di cui non vogliamo sapere gli ingredienti preparato da Mariga. Forse domani potrà muoversi: il tempo stringe. Predisponiamo i soliti turni di guardia e Delacroix durante il terzo ode dei rumori: dei tamburi rimbombano sul vulcano, mentre più vicino dei parlottii e un lamento provengono a un centinaio di metri nella spianata. Sveglia Mariga, John e Mabus e dopo una prima prudente esplorazione deduciamo che erano alcuni prigionieri portati al luogo del sacrificio. Qualcosa di grosso sta succedendo e dobbiamo intervenire anche se non al meglio: il tempo stringe.
sabato 11 luglio 1925
Non abbiamo scelta: dobbiamo agire. Alle quattro del mattino, lasciando Deborah con Mariga e i portatori ad attenderci all'accampamento con la consegna di proseguire per conto proprio se per noi dovesse andar male, ci incamminiamo verso il cratere sotto la luna piena. La prima parte del cammino è in campo aperto ma per fortuna la notte ci protegge. Verso le sette arriviamo alle pendici del vulcano del Vento Nero, ma è tutto brullo e sulle prime non riusciamo a trovare nessun modo di salire verso la sommità. Dopo qualche ricerca sul lato destro Robin riesce a trovare un sentiero nascosto che con una arrampicata abbastanza breve ci consente di ricongiungerci al sentiero più ampio molto probabilmente adoperato dai cultisti che ci precedono per condurre i prigionieri alla cima. Dopo qualche difficoltà riusciamo a inerpicarci e nonostante la stanchezza proseguiamo sul sentiero con cautela. Guardando col cannocchiale notiamo più in alto uno spiazzo. Sentiamo dei gorgoglii più avanti. Avanziamo con le armi spianate. C'è il cadavere di una giovanissima donna Kikuyu con il cranio sfracellato. Ha sui polsi e le caviglie i segni di corde. Potrebbe essere caduta o stata gettata dallo spiazzo sopra di noi. Giungiamo stremati allo spiazzo verso mezzogiorno, ma il sentiero si interrompe qui. Ancora Robin, con le sue doti di geologa dilettante, riesce a levare le castagne dal fuoco: poco prima dello spiazzo trova un canalone nascosto e molto stretto, che porta a un'apertura che conduce all'interno della montagna. Dopo un breve riposo di alcuni minuti decidiamo di riprendere il cammino e il sentiero sale al buio, finché non raggiungiamo un'apertura sul fianco del vulcano, protetta da un parapetto. Sotto di esso, alle pendici e tutto fino al limitare della foresta, c'è una folla immane di gente di tutte le nazioni, neri, arabi ma anche orientali e indiani: sembrano accampati in attesa di qualcosa. Decidiamo di proseguire per il sentiero che si inerpica di nuovo nelle viscere della roccia e saliamo finché il budello non si apre in una grande grotta molto ampia e alta illuminata con delle torce. Dall'interno provengono gemiti e sussurrii di persone terrorizzate. John avanza di nascosto e trova una fossa nel pavimento dove è rinchiusa con una grata una folla di giovani di colore. Al centro ci sono tre cumuli di ossa, quasi certamente umane. Sulla parete opposta giganteggia una statua enorme alta una decina di metri, con davanti un trono anch'esso molto grande. La statua è oscena, disturbante e non umana, con tre gambe e una lingua al posto della testa e lascia il segno sulla psiche già provata di molti di noi. Non riusciamo a capire (per fortuna?) chi o cosa rappresenti. Sentiamo un ticchettio e individuiamo appoggiata in terra la scatola da cui proviene. All'interno c'è un cronografo marino che segna tre ore indietro rispetto all'ora corrente del luogo. Nel frattempo Delacroix trova un passaggio nella roccia dietro la statua e decidiamo di percorrerlo. Saliamo fino a una nuova caverna, molto più grande della prima e illuminata in modo intermittente da una flora di funghi verdognoli e fosforescenti che proliferano nella volta. Altre sei corridoi oltre a quello da cui siamo giunti di diramano dalla sala. Nell'aria c'è un ronzio simile all'elettricità. All'interno ci sono cumuli di ossa, un altare massiccio ed azzurrognolo e delle colonne naturali e artificiali con degli anelli. Più oltre delle fosse nel terreno colme di serpenti velenosi. Verso il fondo del lato alla nostra sinistra si erge una piramide di pietra alta una ventina di metri che culmina con una piattaforma: adagiata su di essa, fra molti cuscini, c'è Hypatia Masters, la fotografa della spedizione Carlyle, ma è completamente deformate da un ventre dalle dimensioni abnormi e sul suo volto regna la follia. Sussurra cantilene senza senso, le uniche parole intelligibili che pronuncia ogni tanto suonano come "sarò la madre di un Dio". Il suo ventre, di dimensioni smisurate, è teso al massimo e lascia trasparire l'interno da cui due puntini luminosi, un paio di occhi neri dalla malvagità inconcepibile scrutano fuori. Rimaniamo tutti sconvolti, specialmente Mabus che sviene e Angela che lancia un urlo terrorizzato e fugge dalla parte opposta della caverna gridando "diverrò anch'io così, diventerò come lei!". Dobbiamo agire: Robin tranquillizza Angela e insieme al dottore la conducono al riparo nascosti dietro un anfratto dalla parte opposta della sala. Mabus si riprende dopo circa cinque minuti: ha realizzato che dal ventre di Hypatia un Dio sta per nascere. Il tempo stringe. Mabus e John iniziano a salire i dieci gradoni della piramide aiutandosi a vicenda con l'intento di far saltare la puerpera con la nascitura divinità in un unico "botto". I gradoni sono molto alti e ricoperti di una melma verde e viscosa che cola in un rivolo dalla sommità e che rende ancor più complicata la scalata. Nel frattempo, come se la situazione non fosse abbastanza disperata, odiamo il vociare di una folla provenire dal cunicolo da cui siamo giunti. John e Mabus proseguono la scalata dal lato opposto della piramide, nascosti ai nuovi arrivati dalla mole della struttura mentre Angela, Robin e Alain osservano dal loro nascondiglio l'ingresso nella sala di numerosi energumeni che conducono una folla di prigionieri seguiti da una portantina sulla quale troneggia M'Weru. Quest'ultima scende davanti all'altare e sgozza un bimbo. Il sangue della creatura imbeve le pietre dell'altare mentre il corpo avvizzisce visibilmente. Con un rombo si spalanca l'ingresso dietro l'altare e si trasforma in una rampa mastodontica che porta in basso, all'esterno, dove altre decine di migliaia di cultisti provenienti da tutto il mondo attendono adoranti la nascita e l'avvento della loro divinità di morte e terrore. Il tremare della roccia provoca la caduta di John e Mabus... tutto è perduto? No, i nostri si rialzano indomiti, mentre M'Weru, brandendo una specie di sciabola rituale, ordina che le sia portata una prigioniera kikuyu: la solleva con forza sovrumana e dopo averla gettata sull'altare le recide le braccia. Brevi e strazianti urla mentre l'altare pulsa di luce blu e assorbe il sangue della vittima. La folla scandisce parole senza senso apparente: "Niasciattan, niasciattan". John e Mabus continuano a scalare arrivando a una decina di metri dalla vetta. Intanto la sacerdotessa si fa portare un bimbo e procede con il suo folle rituale. Si ode un boato, il grido parossistico della folla se possibile aumenta ancora "Niasciattan, niasciattan, niasciattan..." quando ad esso si sommano le grida strazianti di Hypatia. Sulla scala esterna ricolma di gente di tutte le etnie piomba una mano colossale che ne preleva a decine... è troppo per la mente provata di Robin che cede di botto: la psicologa piomba in stato catatonico e prende a sua volta a sillabare "Niasciattan, niasciattan". Per fortuna la mente di Alain, che resta solo insieme alle due donne in preda alla pazzia, per adesso resiste.
Mabus e John decidono di lanciare i candelotti in alto verso la puerpera ma, sbilanciati anche dal boato, falliscono la mira. Delacroix gioca l'ultima carta a sua disposizione e libera dalla gabbia il piccolo camaleonte di Bundari, "Colui che non è ciò che sembra": in effetti l'esserino una volta libero cresce a dismisura fino a raggiungere dimensioni dieci volte maggiori di un essere umano, e inizia a far strage dei cultisti in adorazione davanti all'altare. La nenia di M'Weru giunge all'apice e dopo un ultimo possente urlo "NIASCIATTAN" si ode un boato assordante. Alain approfitta della confusione creata dal camaleonte gigante per fuggire dalla strada per la quale è arrivato trascinando con se Robin e Angela. Il boato che provoca smottamenti della grotta sbilancia i due sulla piramide. Dall'alto rotola giù un oggetto rotondeggiante: è la testa di Hypatia con uno sguardo attonito e stranito, l'ultimo della sua triste e inutile vita. Qualcosa è venuto alla luce. In alto si ode un fruscio e all'improvviso un tentacolo saetta verso il basso afferrando il cultista più vicino solo per trascinarlo subito verso la sommità della piramide. I nostri due eroi tentano un secondo lancio di granate ma nella concitazione falliscono nuovamente. Il candelotto di Mabus ricade sui gradoni fra i loro piedi, ma John riesce con prontezza a calciarlo verso la folla prima che esploda. A questo punto, in preda alla disperazione ma valutando ancora la situazione con mente lucida, prepara lo zaino colmo degli esplosivi rimasti per piazzarlo sotto il mostro appena nato, ma proprio mentre sta per tentare la fuga viene afferrato da un tentacolo. Capisce di non avere più speranze ma, dal guerriero indomito che è sempre stato, realizza che non se ne andrà da solo. Tira una spoletta della granata con i denti e infila l'ordigno nello zaino andando incontro in un abbraccio mortale al suo avversario. KABOOOOM Intanto Alain continua nella sua fuga disperata, rallentato da Robin e Angela che non sono in grado di intendere e di volere. Quando i tre hanno quasi raggiunto l'uscita dell'ultimo tunnel il professore ode dei passi in corsa dietro di lui: si prepara a vedere cara la pelle con lo shotgun spianato ma all'ultimo secondo, al buio, invece di fare fuoco intima l'"altolà, chi va là". Per fortuna di entrambi è il dottor Mabus, che approfittando della confusione è miracolosamente riuscito a fuggire a sua volta dopo l'eroico sacrificio di John. In lontananza, dalle viscere del vulcano, si ode un'eco di un lamento e i due moltiplicano le energie per la fuga, trascinando le due donne. Finalmente, stremati nel corpo e nella mente, i quattro raggiungono il campo al limitare della foresta dove sono rimasti solo Mariga e Deborah, che per fortuna sta molto meglio. I portatori sono fuggiti portando con se buona parte dei viveri quando hanno udito strani suoni e nubi che si raccoglievano formando la figura di una treppiede che sormontava la Montagna del Vento Nero. Mabus farfuglia che il figlio di Hypatia è morto, esploso con John quando veniamo investiti da un vento pestilenziale che porta odore di morte e putrefazione proveniente dal vulcano. Decidiamo di procedere e di allontanarci il più possibile, nonostante i superstiti si sentano spossati.
domenica 12 luglio 1925
Dopo aver viaggiato tutta la notte Mariga e Deborah hanno preparato all'alba un campo di fortuna e hanno lasciato riposare gli altri fino a mezzogiorno. Il dottor Mabus, ancora sconvolto, racconta gli ultimi attimi in quell'antro di follia: "Abbiamo cercato di colpire Hipatya con i candelotti ma purtroppo abbiamo fallito. Il mostro è venuto alla luce e ha catturato John con un tentacolo. Io sono caduto di sotto e per questo mi sono salvato. Aveva un corpo piramidale con dei tentacoli. John si è immolato per salvarci. Dopo l'esplosione M'Weru è accorsa verso il mostro, mentre il camaleonte completava la sua strage prima di svanire. Sono fuggito approfittando del vuoto lasciato da quella bestia". Riprendiamo il cammino diretti verso il villaggio di Bundari. Realizziamo che non abbiamo più soldi: le lettere di credito di John erano nominali e fra noi possediamo appena 150 dollari...
lunedì 13 luglio 1925
Nelle pause del cammino Mabus tenta di parlare con Robin, per capire se sia o meno recuperabile. La psicologa infatti resta catatonica. Non riesce ad avere nessun risultato.
martedì 14 luglio 1925
mercoledì 15 luglio 1925
Mabus tenta di psicanalizzare Angela, ma anche con la giornalista nessun esito.
giovedì 16 luglio 1925
venerdì 17 luglio 1925
Alain chiede a Mabus se si senta in grado di risolvere la faccenda di Angela... è incinta dello stesso padre di Hypatia e si trova in stato di incoscienza perenne... altro problema da risolvere. Mabus risponde che si, può provvedere, ma avrà bisogno di trovarsi un un ambiente adeguato con strumenti che ora non possiede.
sabato 18 luglio 1925
Finalmente al villaggio: Okomu ci accoglie e gli raccontiamo tutto. Ci farà parlare col saggio Bundari, intanto ci rifocilla e rimpingua le nostre scorte che erano quasi esaurite (durante il viaggio abbiamo razionato il cibo).
domenica 19 luglio 1925
Veniamo ammessi nella tenda di Bundari, che dopo due ore si riscuote. "Il mio cuore è colmo di gioia nel rivedervi, quasi tutti. In questi giorni ho viaggiato molto ma la comprensione dei misteri del sigillo va oltre le mie capacità. Ho sentito grida di dolore ma anche una vibrazione benigna. Grazie a tutti voi anche a nome di tutto il nostro popolo". Alain chiede consiglio per Robin e Angela, il saggio prima parla sottovoce alla psicologa con una sorta di nenia, poi passa ad Angela e scuote la testa: "E' quasi perduta, occorrerebbe un rituale ma necessito del vostro aiuto". Accettiamo, affidiamo i nostri spiriti al vecchio e piombiamo nell'oblio.
lunedì 20 luglio 1925
Ci svegliamo nelle nostre tende: Angela e Robin sembrano sempre nello stesso stato. Okomu dice che occorre avere pazienza e ci restituisce il sigillo infranto. L'indomani partiremo per Nairobi.
martedì 21 luglio 1925
Nel primo pomeriggio giungiamo nei pressi di Nairobi. Mariga va a chiamare Kenyatta, che ci raggiunge felice di vederci. Gli spieghiamo la situazione e dice che ci farà salire sul treno per Mombasa in incognito. Ci congediamo consigliandogli di diffidare di Tandoor e Ahja Singh, e se possibile di tenere sotto controllo le loro attività.
mercoledì 22 luglio 1925
Verso le cinque del mattino il contatto locale di Mariga e Kenyatta, Jermin, ci camuffa con della fuliggine e ci fa salire in fondo sul convoglio riservato ai passeggeri di colore. Il viaggio è scomodo ma almeno è tranquillo.
giovedì 23 luglio 1925
Scendiamo a Mombasa. Jermin ci porta da amici di colore che ci ospiteranno a casa loro in un quartiere povero e periferico. Ci consiglia di tenere un profilo basso e di non farci vedere in giro. C'è ancora da risolvere il problema dei soldi.
venerdì 24 luglio 1925
Alain, sempre camuffato e senza dare nell'occhio, va a fare due passi al porto e trova ancora ancorato lo yacht con il quale sono arrivati. Dei marinai stanno pulendo il ponte. Insieme a Deborah sale sulla scaletta e si fanno riconoscere dall'ufficiale. I gentiluomini non sono ancora rientrati e loro non ne hanno notizie. Alain chiede se deve riferir loro qualcosa. L'ufficiale risponde che l'equipaggio gradirebbe sapere i programmi dei prossimi giorni e Alain si offre di riferire. A questo punto l'uomo rientra e dopo aver scritto e sigillato una missiva per Wickman la consegna a Delacroix e Deborah. Tornati all'alloggio, la Lee chiama l'albergo di sir Wickman a Nairobi chiedendo di poter parlare con Valvita. Purtroppo la viziata signorina non c'è, è fuori per una battuta di caccia, ma al telefono viene l'assistente Jade. Dice che il professor Sterling è rimasto molto soddisfatto della spedizione, che sono molto affaticati e che stanno approfittando della volubilità di Valvita per riordinare il materiale raccolto. Adesso però sarebbe giunto il tempo di ripartire. Deborah si congeda dicendo che richiamerà lei la signorina. La sera Deborah telefona nuovamente all'hotel di Nairobi e questa volta riesce a parlare con Valvita: la volubile fidanzata di Wickman saluta calorosamente e annuncia di essersi annoiata e di voler tornare a casa. Deborah legge il messaggio per Wickman che dice: "Il piroscafo è a posto, l'equipaggio anche. Siamo pronti a partire".
sabato 25 luglio 1925
Il dottor Mabus, visto che si prospetta una lunga permanenza sul posto per attendere l'arrivo dei fondi, ne approfitta per prendere in cura le due donne catatoniche, Angela e Robin. Il professor Delacroix telefona al giovane figlio che abita a Marsiglia chiedendogli di contattare per lui il suo vecchio alunno e ora professore di storia Armand Lussac. Poi chiama a New York Jonah Kensington della Prospero Press per informarlo degli sviluppi e della morte di John. Lo incarica anche di sbrigare le pratiche necessarie a farsi inviare fondi, indispensabili per proseguire il viaggio. Delacroix si fa inviare 1500 dollari, Deborah 100 dollari, ma ci vorranno alcune settimane.
domenica 26 luglio 1925
Armand Lussac contatta telefonicamente Delacroix che gli spiega in sommi capi la situazione. In nome della loro amicizia accetta di raggiungerlo a Mombasa il prima possibile, ma non riesce ad ottenere fondi dal figlio di Alain.
lunedì 27 luglio 1925
martedì 28 luglio 1925
mercoledì 29 luglio 1925
giovedì 30 luglio 1925
venerdì 31 luglio 1925
sabato 01 agosto 1925
domenica 02 agosto 1925
lunedì 03 agosto 1925
martedì 04 agosto 1925
mercoledì 05 agosto 1925
giovedì 06 agosto 1925
venerdì 07 agosto 1925
sabato 08 agosto 1925
domenica 09 agosto 1925
lunedì 10 agosto 1925
martedì 11 agosto 1925
mercoledì 12 agosto 1925
Armand Lussac ci raggiunge a Mombasa e ascoltata a grandi linee l'incredibile avventura nella quale ci siamo ritrovati catapultati si lascia convincere ad accompagnarci nel prosieguo del viaggio. Il problema dei soldi rimane, i fondi a sua disposizione sono ben lontani dalla somma che ci necessiterebbe per poter proseguire agevolmente con le nostre indagini.
giovedì 13 agosto 1925
venerdì 14 agosto 1925
sabato 15 agosto 1925
domenica 16 agosto 1925
lunedì 17 agosto 1925
martedì 18 agosto 1925
mercoledì 19 agosto 1925
giovedì 20 agosto 1925
venerdì 21 agosto 1925
sabato 22 agosto 1925
domenica 23 agosto 1925
Una novità positiva, finalmente. Mabus ha terminato il suo lavoro psicologico su Robin, riuscendo a ripristinare nella salute mentale della psicologa una certa normalità, vedremo quanto stabile. Se non altro adesso interagisce normalmente con il prossimo e non è più chiusa in se stessa. Col tempo dovrebbe migliorare ancora.
lunedì 24 agosto 1925
Finalmente i soldi sono arrivati, ma i biglietti per Hong Kong costano tantissimo. E' dura la vita del giramondo senza poter disporre dei fondi illimitati garantiti dai fratelli della famiglia Howard. Comunque ci accingiamo a partire dopo aver acquistato per tutti con i fondi di Delacroix i biglietti per un imbarco in terza classe.
martedì 25 agosto 1925
mercoledì 26 agosto 1925
giovedì 27 agosto 1925
venerdì 28 agosto 1925
sabato 29 agosto 1925
domenica 30 agosto 1925
lunedì 31 agosto 1925
Facciamo scalo a Zanzibar. E' dura viaggiare in terza classe quando si è abituati al lusso e alle comodità della prima. Ma un fine superiore ci muove e ci fa superare tutte le avversità.
martedì 01 settembre 1925
mercoledì 02 settembre 1925
giovedì 03 settembre 1925
venerdì 04 settembre 1925
sabato 05 settembre 1925
domenica 06 settembre 1925
lunedì 07 settembre 1925
martedì 08 settembre 1925
mercoledì 09 settembre 1925
giovedì 10 settembre 1925
venerdì 11 settembre 1925
sabato 12 settembre 1925
domenica 13 settembre 1925
lunedì 14 settembre 1925
martedì 15 settembre 1925
Scalo a Bombay, in India. Non vediamo l'ora di arrivare per poter scendere sulla terraferma e abbandonare per sempre questa stia per polli che chiamano "terza classe". Mai più...
mercoledì 16 settembre 1925
giovedì 17 settembre 1925
venerdì 18 settembre 1925
sabato 19 settembre 1925
domenica 20 settembre 1925
lunedì 21 settembre 1925
martedì 22 settembre 1925
Ultimo scalo: Singapore. Ancora una settimana di "dolore e spavento". Per il resto, niente di nuovo da segnalare tranne il fatto che di notte tutti sogniamo la tavola del capitano e la sala da ballo dei ponti superiori con gli stucchi, i tendaggi, le stoviglie di porcellana firmata e le posate d'argento. Ah, quanto darei per un buon whisky scozzese invecchiato vent'anni...
mercoledì 23 settembre 1925
giovedì 24 settembre 1925
venerdì 25 settembre 1925
sabato 26 settembre 1925
domenica 27 settembre 1925
lunedì 28 settembre 1925
martedì 29 settembre 1925
mercoledì 30 settembre 1925
Finalmente a destinazione. Siamo sbarcati a Hong Kong dopo un viaggio da incubo, soprattutto per i più "attempati".
L'unico lato positivo delle cinque settimane di viaggio è stato il tempo libero, nel quale il dottor Mabus ha approfittato per dedicarsi completamente al recupero psichico di Angela. Per fortuna e bravura ha saputo trovare la chiave giusta per penetrare l'inconscio della giornalista e rimuovere i blocchi che la rendevano catatonica: adesso è di nuovo fra noi. Purtroppo è ancora incinta e Mabus non è ancora riuscito a determinare lo stato della gravidanza. Il denaro, inoltre, sarà un problema anche qui in oriente. Andiamo subito all'ambasciata dove Angela si fa spedire lettere di credito per 500 dollari e Robin per 200, mentre Mabus sostiene di non avere risparmi.
giovedì 01 ottobre 1925
Per risparmiare abbiamo noleggiato un appartamento, non una reggia ma decoroso e pulito, in un quartiere non troppo malfamato della città.
Lasciate a casa le donne a riprendersi dalle fatiche del lungo viaggio, Armand, Mabus e Alain decidono di andare allo "Yellow Lilly", il bar dove Nelson sosteneva di aver incontrato Jack Brady. E' frequentato soprattutto da europei. Mostriamo al barman la foto di Brady e questi dice che il tipo gli deve quindici dollari che naturalmente dovremo pagare noi se vogliamo informazioni. Buttato altro denaro veniamo a sapere che il tipo che cerchiamo, che il barman conosceva sotto il nome di "John Smith", beveva forte. Non lo vede da sei mesi. Veniva sempre da solo tranne la prima volta quando era in compagnia di un individuo che aveva un cappello a tesa larga calcato sulla faccia e non voleva chiaramente farsi riconoscere. Secondo lui è partito per Shanghai. Facciamo tappa al consolato statunitense e apprendiamo dalla portineria gli indirizzi delle strutture ospedaliere abbastanza dignitose da poter ospitare pazienti anglosassoni con almeno discrete possibilità finanziarie. Delacroix approfitta della sua reputazione per prendere un appuntamento con il console che gli viene fissato per il pomeriggio successivo. Angela e Deborah intanto raggiungono la biblioteca dove dopo una ricerca abbastanza difficoltosa riescono a trovare le mappe stellari utili per determinare la data fatidica dell'anno 1926 che stiamo cercando fin dalla nostra tappa in Egitto e che, presumibilmente, potrebbe essere la stessa che ossessionava Jackson Elias nella lettera inviata alla Prospero Press. Il dottor Mabus contemporaneamente va all'ospedale centrale accompagnato da Robin e Armand, mentre Alain rimane all'appartamento per tenere sotto controllo i nostri pochi averi. Mabus chiede alla reception notizie di Jack Brady e gli viene risposto di ripassare il giorno successivo, nel pomeriggio. Tornando all'appartamento decidono di fermarsi a chiedere informazioni ai negozietti dove si vende tabacco nei paraggi dello "Yellow Lilly", e al terzo tentativo hanno successo: un anziano venditore cinese sembra aver avuto Brady come cliente. Lo ricorda come un accanito fumatore di sigarette di marca americana. Purtroppo la sua memoria funziona male a causa dell'età, almeno finché Armand non gli scuce in rapida successione due banconote da cinque dollari. I ricordi del matusa riaffiorano miracolosamente: l'uomo che cerchiamo non passa ormai da settimane, secondo il vecchio avido era un marinaio che abitava nella zona "internazionale" del porto e a quanto lui sa, si deve essere imbarcato. Nonostante la stanchezza è il momento di fare un ultimo sforzo: riaccompagnate a casa le signore e prelevato Alain i tre uomini decidono di non perdere tempo e andare subito a fare una visita ai locali della zona internazionale del porto di Hong Kong. Nell'arco della serata, dividendosi la zona in tre aree, riescono a "battere" tutti i bar, purtroppo senza alcun esito: del "vecchio" Jack non sembra esserci alcuna traccia.
venerdì 02 ottobre 1925
Ci svegliamo di buon mattino, riposati ma alquanto sconfortati per la mancanza di piste percorribili. Deborah decide di rimanere in appartamento e dedicare il suo tempo alla lettura e l'apprendimento dell'antico manoscritto che lei chiama "Gorgoroth". Alain esce con Angela e vanno all'università, dove riescono a parlare con un assistente del docente di matematica, anch'esso matematico. Lo conducono nella biblioteca dell'università per fargli ricavare una data dall'incrocio delle mappe stellari con le foto e i dati in nostro possesso. Il giovane orientale, che per nostra fortuna parla un buon inglese, sembra convinto che il 30 novembre 1926 sia la data che ci interessa. Lo ringraziamo e ci congediamo, rimanendo d'accordo che ci rivedremo il lunedì successivo per avere conferma dal matematico che detiene la cattedra. Passata quasi tutta la mattina sui libri, è giunta l'ora dell'appuntamento con il console statunitense. Il diplomatico è abbastanza cordiale ma non crede che Alain e Angela abbiano fissato un appuntamento soltanto per avere notizie di alcuni amici in città. Per cavarsela Alain denuncia un furto di denaro ai suoi danni e riesce a convincere il funzionario di polizia che intanto è stato convocato. Si congeda chiedendo di Brady e Carlyle, e l'ambasciatore mostra di conoscere il secondo nome, anche se non è a conoscenza di una sua presenza in città. Saluta il professore e la giornalista dicendo loro di non fare troppo affidamento sul recupero della refurtiva. Il dottor Mabus, la psicologa Robin e Armand intanto sono andati fuori città per controllare anche gli altri due istituti di igiene mentale. Nel primo non trovano nessuno e così, quasi sconsolati, si recano al secondo.
Qui un inserviente consente loro di fare un primo giro fra i pazienti comuni ma, neanche a dirlo, senza alcun esito. Quando stanno per andarsene e abbandonare la ricerca l'inserviente saluta dicendo che a breve dovrà completare il giro nella sezione dove sono tenuti i pazienti più facoltosi, a cui viene ovviamente riservato un trattamento particolare. Le antenne dei nostri si drizzano: forse un'ultima speranza di trovare Brady o il suo misterioso accompagnatore. Chiedono così di incontrare il primario responsabile dell'istituto di cura e Armand chiede il permesso di vedere i pazienti "speciali" ricevendo un cortese ma fermo rifiuto. Mabus si presenta al professore come suo collega medico e spiegando di avere il sospetto che un suo facoltoso ex paziente newyorchese sia stato internato da una persona estranea alla famiglia rinnova la richiesta di vedere, naturalmente in compagnia del primario stesso, i pazienti per scoprire se effettivamente Roger Carlyle sia loro ospite. Dice anche di essere stato incaricato dalla sorella del rampollo di fare ricerche sullo scomparso, e che in caso di ritrovamento la famiglia Carlyle si sarebbe mostrata sicuramente molto riconoscente con l'istituto. Il professore, osservando la foto di Roger, dice di non aver nessun paziente che corrisponda alle caratteristiche, ma ammette che i soggetti affidati alla sua custodia possono essere profondamente cambiati rispetto agli anni in cui conservavano le loro facoltà mentali. Sottolinea ancora una volta che le somme consistenti versate dai parenti degli internati comprendano sia il trattamento dei loro cari sia il mantenimento della loro privacy, nella maniera più assoluta e rigida possibile. Mabus fa notare al suo interlocutore di non essere un semplice visitatore, ma un medico tenuto al segreto professionale. Inoltre aggiunge che fra i pazienti l'unica persona che avrebbe una qualsiasi possibilità di riconoscere sarebbe proprio il suo ex paziente, e nel caso di sua assenza ovviamente non potrebbe violare nessuna privacy, non conoscendo i soggetti. Il primario finalmente accetta di accompagnare Mabus, e soltanto lui, a fare un giro nelle camere. I pazienti, nelle condizioni più disparate, sono sistemati a letto ma purtroppo nessuno di essi corrisponde alle foto in nostro possesso dei componenti della spedizione. Mabus ringrazia lo stesso, ma mentre si avvia all'uscita conversando con il suo accompagnatore incrocia nel corridoio un nuovo paziente sorretto per le braccia da due inservienti. Lo supera di alcuni passi quando si rende conto che qualcosa dello sguardo del poveretto lo ha colpito e subito si informa sull'identità del paziente. Gli viene risposto che si tratta di Randolph, di ritorno dal suo trattamento giornaliero. Chiede il permesso di vedere anche lui e il primario accetta, consigliando di attendere qualche minuto affinché il soggetto si calmi e si ambienti della sua stanza. Dice che è loro ospite da tempo, e che non risponde ad alcuno stimolo. Finalmente Mabus entra nella stanza e non ha più dubbi: con un tremito alle gambe ha l'assoluta certezza che il tremante relitto umano dai capelli ingrigiti e con un'espressione di terrore indicibile nello sguardo è stato una volta il ricco playboy invidiato da tutto l'occidente, il giovane rampollo della famosissima famiglia Carlyle, Roger. Ripresosi dopo alcuni istanti dalla scoperta rivela il vero nome al professore. Questi risponde che quello che Mabus chiama Roger Carlyle è stato internato con il nome di Randolph Carter, e il suo tutore si chiama John Smith, che ogni tanto viene a trovarlo. Non lo vede però da alcune settimane. I due medici, su richiesta di Mabus, provano a infrangere il muro dietro il quale Roger Carlyle si è trincerato, ma nonostante gli accenni all'Africa e alla Montagna del Vento Nero non ottengono risultati e il paziente non reagisce. Si rendono soltanto conto che il soggetto è costantemente in preda a terrore e angoscia. Mabus, resosi conto della situazione, preferisce non fare nomi per non turbare ulteriormente il paziente che sembra già al limite umano della sopportazione. I due escono chiudendo dietro di loro la porta rinforzata di inferriate che separa dal resto del mondo nella sua stanza ben ordinata e decorosa quello che appena qualche anno prima era stato uno degli uomini più potenti della terra. Mentre camminano Mabus chiede un ultimo favore: il contatto del sedicente John Smith, che lui ormai è sicuro essere il nome dietro il quale si nasconde il fedele amico di Roger, Jack Brady. Raggiungendo il suo ufficio e aggirando la scrivania, il primario dell'istituto risponde con un lieve sorriso sulle labbra: "Caro collega, le ho già detto che queste informazioni sono legate dal vincolo di segretezza: non potrei mai dirle che i caso di emergenza dobbiamo contattare il tutore di Raldolph, John Smith, presso il bar della "Tigre ubriaca" a Shanghai". "Capisco - risponde Mabus stringendo la mano del professore - e la ringrazio per la sua preziosa collaborazione".
sabato 03 ottobre 1925
Confortati dalla nuova pista cerchiamo di risolvere una volta per tutte il problema dei fondi. A questo proposito pensiamo sia una buona idea telefonare a Erica Carlyle per informarla delle rivelazioni sconvolgenti sul fratello che credeva morto. Speriamo che si riveli all'oscuro di tutto e che sia felice di riavere indietro il fratello maggiore (ed erede del patrimonio di famiglia). Così chiamiamo Jonah Kensington e una volta ottenuto il numero contattiamo l'ereditiera. Purtroppo il segretario che risponde al telefono e che riconosce Alain ci informa che la signorina non è a New York e tornerà dal suo giro di affari non prima di nove giorni. E' il momento di partire per Shanghai e decidere se arrivare per terra o per mare. Visto che di viaggi in nave in terza classe ne abbiamo tutti avuto abbastanza acquistiamo dei biglietti di treno in una carrozza di prima classe, ben più convenienti. Una volta provveduto alla sistemazione in carrozza il viaggio procede piacevolmente. Alain si dedica alla lettura dei giornali e mentre sfoglia lo "Shanghai Corrier" viene colpito da una notizia quantomeno curiosa: il titolone è "Efferati delitti a Lantern Street", guarda caso la stessa via dove si trova il bar che stiamo cercando. Al numero civico 88 dopo la mezzanotte una donna (Reparita Wong, residente sul luogo del delitto) ed un uomo (Chin Hsi-chou) sono stati trovati straziati con una crudeltà inaudita. Secondo le testimonianze raccolte dall'ispettore Chong il killer sarebbe un pipistrello gigante. Sempre Chong conclude l'articolo con un appello a chiunque abbia notizie sulle due vittime.
domenica 04 ottobre 1925
lunedì 05 ottobre 1925
martedì 06 ottobre 1925
Arriviamo alla stazione di Shanghai e ci diamo da fare per trovare una sistemazione decorosa compatibilmente con le nostre limitate disponibilità economiche. La scelta cade su un appartamento nel quartiere internazionale abbastanza vicino alla zona malfamata dove si trova il locale e lo affittiamo per una settimana a 35 dollari.
mercoledì 07 ottobre 1925
Dopo una lunga discussione concordiamo che Mabus telefonerà al bar spacciandosi per Nails Nelson, mentre Alain e Armand andranno sul posto di persona. I due entrano nel locale e ordinano. Il barista sembra un mezzosangue e parla un ottimo inglese. Alle 21, come concordato, arriva la chiamata di Mabus, ma gli viene risposto che non esiste nessun John Smith. Ne deduciamo che Brady ha preso le sue precauzioni e che avremo riscontri solo usando la carta della clinica. La serata finisce infruttuosa.
giovedì 08 ottobre 1925
Alain e Angela vanno all'università, ma ben presto si rendono conto che per muoversi in città sarà indispensabile un traduttore. Vanno così al consolato americano dove viene loro sconsigliato di rimanere in una città squallida come Shanghai, ma nel caso vogliano rimanere di provare a trovare uno studente che si presti alla funzione di interprete. Angela e Alain provano a chiedere ma senza successo. Nel primo pomeriggio Deborah fa una pausa dai suoi studi e tenta a sua volta: riesce a trovare uno studente che lavora come bibliotecario all'università. Si chiama Li Wen-Cheng, ha 21 anni e ha lasciato il taoismo per passare al cattolicesimo andando incontro alle ire dei genitori. Per questo ha bisogno di soldi e lo ingaggiamo per 1 dollaro al giorno. Da domattina ci accompagnerà nelle nostre indagini. Il dottor Mabus intanto pensa al da farsi riguardo alla gravidanza indesiderata di Angela, ma giunge alla conclusione che tentare un'operazione in ambiente non sterilizzato come quello fornito da una clinica comporterebbe troppi rischi per la vita dell'attempata giornalista.
venerdì 09 ottobre 1925
La nostra guida arriva puntuale. Deborah rimane in appartamento a continuare i suoi studi, gli altri si fanno accompagnare all'università per farsi aiutare nella determinazione di una data attraverso le foto delle mappe astrali che abbiamo, ma senza successo. Non troviamo nessuno in grado di aiutarci in questa faccenda. Ci trasferiamo così alla sede dello Shanghai Corrier, il giornale di lingua inglese della città. Alain si dedica alla lettura integrale degli ultimi due numeri ma non trova nessuna notizia degna di interesse, così si trasferisce con Cheng alla redazione di un giornale in lingua cinese. Anche qui nessuna novità. Gli altri restano al Corrier e dedicano quasi l'intera giornata alla ricerca, risalendo nella lettura anche ai numeri delle settimane e dei mesi passati. Tirando le somme ci sono due articoli che colpiscono: "Incendio sulla Chin-Ling Road" del 7 settembre 1925 e "Danneggiato il club dei marinai" del 17 agosto 1925.
Le notizie raccolte su Ho Fong collimano: è un ricco signore di mezza età dalla reputazione irreprensibile, esponente della nuova Cina che avanza. Non è un modaiolo e ha un unico eccesso: la sua imbarcazione, uno yacht chiamato "La nostra Signora". Torniamo a casa e ci riposiamo, preparandoci per la serata. Ripetiamo il piano della sera precedente, con la telefonata al bar da parte di Mabus e la presenza al bancone di tutti gli altri. Deborah non percepisce malvagità con il suo scacciamosche. Mabus stavolta dice di essere il responsabile della clinica di Carter, chiede di poter parlare urgentemente con Brady, Smith o comunque si faccia chiamare ma senza esito, esattamente come la sera prima. Alain esce e va a chiamare la clinica per avere ulteriori informazioni dal direttore ma quest'ultimo non rientrerà prima della mattina dopo. Gli altri attendono invano la chiusura del locale e seguono il barista fino alla sua abitazione poco distante. A questo punto tornano a letto.
sabato 10 ottobre 1925
Dopo colazione, come concordato la sera precedente, Alain ritelefona alla clinica di Hong Kong per parlare con il primario, Questi risponde, ma afferma di non aver mai utilizzato il numero telefonico lasciatogli per contattare "Smith". Saluta rimanendo d'accordo per risentirsi verso l'ora di cena per comunicare da dove arrivino i bonifici per la custodia di Randolph Carter alias Roger Carlyle. Deborah resta in appartamento per continuare al meglio i suoi studi. Gli altri escono con il giovane Cheng per essere accompagnati alla redazione del "Brilliant Poppy Lane", il giornale per cui lavora il cronista Liu Chendai che ha raccolto le testimonianze sul rogo al padiglione nel Giardino delle Nubi Purpuree d'Autunno. Liu conferma che le vittime erano dei monaci e che altri monaci hanno testimoniato che le fiamme parevano avere una volontà propria. Drizziamo le antenne, la faccenda ci ricorda troppo vicende vissute in prima persona. Decidiamo così di andare sul luogo dove veniamo cordialmente accolti da Chung, il maestro dei religiosi. Questi ci racconta dell'incendio confermando i nostri sospetti: la giornata era umida, esclude che possa essere partito dai bracieri e per giunta era anche piovuto da poco tempo. Risponde anche alle altre nostre domande: il monastero è un luogo di insegnamento e le tre vittime si occupavano di insegnare letteratura ai loro studenti. Conferma anche che al momento della tragedia era presente un occidentale che era venuto per conferire con i tre. A questo punto mostriamo al maestro Chung la foto di Brady e questi in effetti lo riconosce come quella persona. Non era però mai venuto prima e tanto meno l'ha rivisto successivamente. Non sa nemmeno di cosa abbia parlato con le vittime. Ci congediamo dopo aver sorseggiato una buonissima tazza di thè e corroborati dalla bevanda passiamo a dare uno sguardo al porto, individuando la sede e il magazzino dell'Import - export Ho Fong, davanti al quale è ormeggiato il lussuoso yacht "La nostra Signora". Torniamo verso il quartiere dove abbiamo alloggio e decidiamo di fermarci all'abitazione del barista della "Tigre ubriaca". Dopo qualche tempo il tipo esce di casa e alla luce del giorno i suoi lineamenti tradiscono le sue origini di mezzosangue orientale e occidentale. Lo abbordiamo e lo accompagniamo nel tragitto verso il locale, decidendo di giocare finalmente a carte scoperte e chiedendo di Brady ma la reazione resta la stessa dei giorni precedenti. Dice di non sapere niente e di voler essere lasciato in pace e in risposta alla nostra insistenza sbotta e si rinchiude dentro il bar, arrivando addirittura a richiedere l'intervento della forza pubblica e richiamare i suoi concittadini. Si forma una ressa e visto che la situazione rischia seriamente di degenerare decidiamo di desistere e lasciamo il campo con la coda fra le gambe prima che si verifichi il peggio. Ci incamminiamo verso il nostro appartamento a testa bassa: tirando le somme ci appare essenziale riuscire a metterci in contatto con Brady, ma la cosa si è rivelata ben più complicata rispetto a quanto ci apparisse subito dopo averne ottenuto il contatto alla clinica di Hong Kong. La cena, necessariamente frugale a causa degli scarsi fondi, non contribuisce di certo a migliorare l'umore generale. Alain esce per telefonare al primario che si dimostra ancora una volta molto gentile e collaborativo. Da questo apprende che il bonifico che consente il soggiorno nella clinica di Roger Carlyle viene fatto a nome di un certo Sung Lee e giunge regolarmente. La banca è quella di Cina. Delacroix ringrazia e riattacca incamminandosi verso il suo letto e pensando che in definitiva non ha saputo molto, ma sempre meglio di niente. Mentre passeggia l'umore è pessimo: la situazione esaminata a mente fredda è estremamente difficile e le piste a disposizione sono poche e lacunose. Dove sarà finito Brady? Sarà ancora vivo? Abbiamo sbagliato qualcosa nei nostri tentativi di contattarlo? Con queste domande in testa l'anziano archeologo afferra la maniglia del portone d'ingresso dell'appartamento, la apre e mente sta per imboccare le scale con passo stanco la sua mente evidenzia un'immagine perfettamente normale eppure fuori posto registrata un attimo prima con la coda dell'occhio: nella casella della posta c'è una lettera. Nessuno, tranne la giovane guida cinese, conosce il loro recapito qui a Shanghai. E dunque? Chi può aver scritto loro? Con timore, ma anche un barlume di speranza, raccoglie la piccola busta bianca e la porta con se al piano superiore per condividerla con gli altri. Bussa con i tre colpi più due concordati e Deborah, ancora immersa nei suoi studi, apre. Alcuni sono già a letto ma vengono svegliati. Apriamo la busta non senza un certo timore, dovuto al ricordo di eventi legati alla situazione quasi analoga avvenuta di Nairobi, ma stavolta niente fiamme. Trattasi di carta "vulgaris". All'interno c'è un biglietto che ci invita la sera stessa alle 23 ad un incontro al bar che si affaccia sui Giardini dei Ciliegi in Fiore. Soppesiamo i pro e i contro delle nostre azioni e alla fine, vista la situazione, concordiamo che non ci resta molta scelta: dobbiamo andare all'appuntamento al buio. Sarà Robin a rimanere a casa, incaricata di portare avanti l'opera di tutti noi in caso cadessimo in un'imboscata. Usciamo determinati e pronti a tutto, ma non sembra necessario. Il posto si rivela essere un locale di lusso e appena giunti all'ingresso ci rendiamo conto di non essere abbigliati nella maniera che si confà ad un ambiente di così alto livello. Nonostante questo piccolo contrattempo, con qualche mugugno e qualche sguardo sdegnato di troppo riusciamo a convincere il responsabile di sala che abbiamo un appuntamento e siamo attesi. Ci fanno accomodare ad un tavolo un po' appartato e un cameriere fin troppo zelante accorre a prendere le ordinazioni: sulla carta i prezzi sono se possibile di livello ancor più alto del locale. Ordiniamo qualcosa da bere alla modica cifra di quaranta dollari e ci diamo uno sguardo in giro speranzosi di averli spesi bene e di individuare qualcuno che anche lontanamente assomigli a Brady ma, manco a dirlo, di lui neanche l'ombra. Delacroix esce con la scusa di prendere una boccata d'aria, fa due passi all'esterno ma anche qui nessuna nuova. Rientrando fa il giro della sala ma ancora una volta non trova nulla di interessante e adesso nessuno sembra fare caso al nostro tavolo. Le bevande sono quasi finite e siamo quasi convinti di essere stati presi in giro, iniziamo anzi a temere per Robin che è rimasta sola a casa. Stiamo per alzarci e andare quando una giovane donna accosta Alain e gli sussurra all'orecchio: "Una coppa di champagne? Un Chateau Lafitte del 1917 è quanto di meglio si possa desiderare per suggellare questo nostro primo incontro". L'archeologo, già nervoso di suo per molti motivi, risponde bruscamente con una frase di circostanza ma la donna dimostra di sapere del nostro invito e parla di amicizie comuni. Inoltre sostiene di essere a conoscenza di molte cose a differenza di noi e a questo proposito accenna anche a quella che lei definisce "la piazzata" di poche ore prima con il barista della "Tigre ubriaca". Di colpo la signora ha tutta l'attenzione di Delacroix e gli altri. La invitano a sedere e mentre il cameriere porta la bottiglia ordinata e versa, inizia la conversazione con l'interlocutrice che si scusa per la sua sbadataggine e si presenta come Valery Cox. Rivela di aver scritto lei il biglietto per invitarci e ci propone un patto, una sorta di transazione commerciale: per ogni risposta o notizia che le daremo lei ne fornirà una a noi. In segno di buona fede inizia lei rivelandoci che siamo seguiti (cosa che peraltro sospettavamo da tempo). In cambio vuole sapere chi stiamo cercando con tanta determinazione. Con qualche riluttanza le facciamo il nome di Brady ma lei, contrariamente alle nostre speranze, dice di non conoscerlo. Tocca di nuovo a noi: la persona che stiamo cercando è amico di un facoltoso rampollo americano e abbiamo seguito i suoi spostamenti fino a Londra e in Egitto. In base a quello che ci dirà potrà cambiare il destino di tutti. Brady ha vissuto come testimone oculare alcuni avvenimenti che vogliamo comprendere meglio per poter salvare il mondo da una cospirazione mondiale trasversale che ambisce a sovvertire l'ordine naturale delle cose. Tocca di nuovo a Valery: la persona che ci segue da giorni è Isoge Taro, controammiraglio della flotta giapponese. La nostra nazionalità ci ha resi sospetti come possibili inviati del governo statunitense com il compito di verificare la fondatezza di certe voci su qualcosa di planetario che si svolgerebbe a Shanghai. Quando esce fuori nella conversazione il nome di Ho Fong la signorina sembra molto interessata a qualsiasi notizia al riguardo e a proposito ci dice che il nome dell'imbarcazione del ricco importatore cinese non è quello che ci ha tradotto il nostro interprete. A questo punto diffidiamo anche di lui, e la nostra interlocutrice ci insinua il dubbio che il giovane cinese sia lui stesso una spia incaricata di seguire i nostri movimenti. Infine la Cox accetta di cercare per noi di rintracciare Brady in cambio del permesso di parlare con lui quando lo troveremo. Accettiamo e ci separiamo dandoci appuntamento fra due giorni sempre nello stesso locale. Torniamo da Robin guardandoci le spalle, ma non notiamo nessuno che ci segua.
domenica 11 ottobre 1925
Di buon mattino Armand e Mabus tornano al porto per verificare il nome dell'imbarcazione di Ho Fong. Purtroppo non hanno molta fortuna e non riescono a trovare nessuno che parli inglese e che possa tradurre per loro la scritta sulla fiancata. Così la copiano pedissequamente e la portano a far tradurre nella redazione che avevano già visitato. Effettivamente il nome non è "La nostra Signora", ma "Oscura Signora" e questa rivelazione conferma i dubbi che ci sono stati instillati sulla buona fede della nostra guida. Nel frattempo gli altri continuano a cercare notizie su riviste e giornali, specialmente riguardo a Ho Fong: nonostante non abbia cariche politiche è comunque un uomo ricco e influente, come sapevamo si occupa di Import-Export ed è considerato pratico e saggio. Più tardi Angela, Alain ed Armand vanno al numero 88 di Lantern Street con l'intenzione di entrare nella casa dove hanno appreso essere avvenuto lo strano duplice omicidio che ha attirato la loro attenzione, solo che non si tratta di un'abitazione, ma di una casa di piacere, anche abbastanza affollata. Decidono così di desistere e cambiare meta. Il nostro nuovo obiettivo è il Club dei marinai nella zona internazionale, ma anche qui non ci sono locali che parlino inglese e così rimandiamo tutto all'indomani.
lunedì 12 ottobre 1925
Al mattino, puntuale, arriva Cheng e lo facciamo salire per interrogarlo sulla sua traduzione sbagliata: Questi si scusa e scoppia in lacrime: sostiene di aver "edulcorato" il termine, che per lui è sconveniente. Ammette che significa "Oscura Signora", o "Donna Malvagia". Sembra distrutto e sincero e decidiamo di tenerlo con noi, anche per controllarlo meglio. Chiarita per il momento la faccenda, ci incamminiamo con lui verso il porto per tornare al Club dei Marinai. Grazie a Cheng parliamo con un vecchio pescatore che ha la barca ormeggiata davanti al locale e ci racconta cosa ha visto la sera del fatto. Stava prendendo una bella sbronza quando ha visto il mare incresparsi e delle figure umanoidi che si sono arrampicate su una palafitta per poi sfondare la parete e tornare in mare senza portare niente con loro. Secondo lui nella palafitta alloggiava in affitto un americano, che però al momento dell'incursione non c'era. Ci facciamo accompagnare dal proprietario della catapecchia e ci conferma tutto, con l'aggiunta che il tipo è sparito senza pagarlo. Nelle nostre menti scatta un campanello d'allarme: mostriamo al cinese una foto di Brady sostenendo di essere anche noi suoi creditori e questi ci conferma che si trattava proprio di lui. A questo punto ci da il permesso di rovistare nella stanza e la controlliamo da cima a fondo senza trovare niente di particolare tranne dei segni di solchi nel legno dei pilastri che sostengono la palafitta dalla parte della parete ormai mancante che da sul mare. Troviamo anche tre romanzi con dei foglietti come segnalibro e con cinque dollari convinciamo il padrone di casa a caderceli. Torniamo all'appartamento e esaminiamo pagina per pagina i libri senza però trovare nessuna traccia di appunti o annotazioni. L'unica cosa interessante è che unendo i tre foglietti usati come segnalibro otteniamo una scheda del museo etnologico di Shanghai, che presumibilmente sarà la nostra prossima meta di investigazione viste le pochissime piste che ci rimangono. Alla sera infatti incontriamo di nuovo al solito posto Valery Cox, ma neanche lei è riuscita a trovare traccia di Jack Brady, che evidentemente si sente (a ragione) braccato e fa di tutto per tenersi nascosto. Salutiamo Valery con 35 dollari in meno a causa del buon vino che le abbiamo offerto e la promessa che se avrà notizie del nostro amico sarà lei a contattarci.
martedì 13 ottobre 1925
Puntuali alle nove del mattino ci presentiamo al museo etnologico, che si trova nella città vecchia. L'edificio è di architettura internazionale e contrariamente alle nostre aspettative è molto frequentato, soprattutto da studenti locali. E' composto da un museo e da una biblioteca e tratta prevalentemente del periodo pre-Manchu. Attraverso il nostro interprete Cheng veniamo a sapere che nessuno degli inservienti al bancone parla inglese. Soltanto l'assistente generale Mao. Alain fa valere la sua reputazione accademica per chieder un incontro, purtroppo però l'assistente è molto occupato e dopo qualche minuto ci fa sapere di poterci concedere un appuntamento per il giorno successivo alle dieci del mattino. Nel frattempo continuiamo con le nostre domande ma di Brady nessuna traccia, nonostante mostriamo a tutti la sua foto. Chiediamo anche riguardo all'esistenza di un culto che veneri una "Oscura Signora" ma ai bibliotecari non risulta e la carta geografica che rintracciamo su un libro per appurare l'esistenza di eventuali isole fra Shanghai e il Giappone non ci aiuta molto tanto è poco dettagliata. Visitiamo anche il museo ma non troviamo niente che ci possa aiutare nella nostra ricerca. Usciamo e andiamo al quartiere internazionale per cercare dei tabaccai che vendano sigarette americane della marca preferita di Jack Brady, l'uomo più ricercato d'oriente. Ce ne sono tre, uno nella zona statunitense, uno in quella francese e uno in quella inglese, purtroppo in nessuno di questi negozi dicono di aver visto la persona che cerchiamo. Un altro buco nell'acqua. Tornando all'appartamento Deborah sente un rumore alle nostre spalle e Armand si precipita a controllare: appena dietro l'angolo c'è a terra un cinese agonizzante con la gola tagliata e in mano un pugnale... in lontananza un altro sta fuggendo. Lussac cerca di inseguirlo ma in breve lo perde di vista, mentre Mabus si adopera con tutti i suoi talenti di medico per soccorrere il moribondo che infatti dopo pochi secondi muore soffocato dal suo stesso sangue. Addosso non ha niente che sia degno di nota tranne il pugnale che ha una scimmia stilizzata incisa sulla lama e che prendiamo con noi prima di squagliarcela.
Un'ultima carta che ci resta da giocare è la visita alla casa di piacere dove è avvenuto il duplice omicidio. Armand si offre di andare e Mabus si sacrifica per accompagnarlo chiedendo l'ennesimo prestito (continua a sostenere di essere nullatenente). I nostri vengono accolti sulla porta da due ragazze e salgono al piano superiore in due camere diverse. La più carina si è appartata con Mabus e racconta (a pagamento) quello che sa sulla tragedia. La ragazza che ha visto tutto è rimasta sconvolta e non lavora più. Con un altro sovrapprezzo i due hanno anche la possibilità di vedere la stanza all'ultimo piano: il luogo del delitto è rimasto intatto. Tutto è lordo di sangue e il soffitto è sfondato. Cosa ancor più interessante è che quando viene mostrata loro la foto le ragazze mostrano di conoscere Brady, naturalmente con un altro nome. John (così si è fatto chiamare stavolta) è il ragazzo di Cho Mai Ling, che da qualche tempo è stata venduta da Madame, la proprietaria della casa di piacere, forse proprio a causa di questa relazione. Da allora John non si è più visto. Mabus e Armand salutano e scendono per chiedere a Madame a chi sia stata venduta la ragazza ma la vecchia avida vuole in cambio ben 50 dollari e non accetta sconti, al punto da minacciare i due. Così, viste le ristrettezze economiche, giudicano eccessiva la richiesta e tornano all'appartamento a dormire.
mercoledì 14 ottobre 1925
Dopo colazione usciamo e ci presentiamo puntuali alle 10 al museo etnografico per l'appuntamento con l'assistente generale mister Mao. Mostriamo il pugnale col simbolo della scimmia al nostro interprete ma questi dice di non conoscere quel segno. Lasciamo a Cheng la giornata libera con l'incarico di trovare informazioni circa la presenza di isole fra Shanghai e il Giappone e dandogli appuntamento verso le 18 davanti al nostro appartamento e veniamo introdotti dal nostro ospite che ci offre del the di ottima qualità. Deborah "sonda" la malvagità dell'assistente con il suo scacciamosche, ma questi non ne emana. Gli mostriamo la foto di Brady ma anche lui non l'ha mai visto. Nonostante questo si offre di convocare i dipendenti della biblioteca per chiedere a tutti loro. Entriamo in argomento "Oscura Signora" e decidiamo di accennare a un culto internazionale che adora un'entità comune che ha come tratto distintivo l'attributo di oscurità e malvagità. Mao ci chiede chi ci abbia parlato del termine e gli raccontiamo della traduzione errata della nostra guida, delle sue giustificazioni e del ritratto che ci ha tratteggiato del padrone dell'imbarcazione, Ho Fong. L'assistente ci spiega che la traduzione modificata è plausibile in un cinese convertito al cristianesimo: rimane invece più incuriosito dal seguito. "Il vostro interprete - spiega con una punta di sarcasmo - sembra molto informato su un personaggio importante ma non così noto al pubblico come Ho Fong per essere un semplice studente... potrebbe quasi essere suo nipote". Manda a chiamare uno studioso che si dimostra interessato ma dice che questa "divinità" non è presente nella tradizione cinese. Dopo altre spiegazioni maggiormente dettagliate da parte nostra dice che forse ha sentito parlare di qualcosa del genere, in particolare dal direttore del museo Mu Hsien, che però è occupatissimo con i suoi studi. Lui ha soltanto sentito parlare proprio dal suo superiore di una cultura ancestrale tipica delle comunità piratesche. Il popolo Fu Kien era conosciuto come dei feroci pirati che si riconoscevano in un'entità malvagia e grassa. Non sa altro. Gli mostriamo anche il pugnale con la scimmia e lo riconosce: è un simbolo noto nel nord della Cina dei Mandarini e si riferiva a una certa regione: Kwei-Lin. Congediamo lo studioso con molti ringraziamenti e chiediamo a Mao un appuntamento con Mu Hsien. Questi dice che farà il possibile ma che ha bisogno di spunti da parte nostra per dimostrare l'importanza della nostra ricerca, che dovrebbe essere molto grande per distoglierlo dai suoi studi. Così gli raccontiamo una parte significativa della nostra storia tralasciando soltanto alcune cose, fra cui i nomi. Mao si mostra molto interessato anche se - commenta - tutta la faccenda sembra incredibile. Come ulteriore prova Alain gli mostra l'Ankh che ha appeso al collo rinvenuto all'interno della Sfinge e l'assistente rimane sbalordito dalla fattura aliena del manufatto. Dice che garantisce il massimo impegno. Intanto convoca i dipendenti ma questi confermano che nessuno ha visto Brady. Ci congediamo dandoci appuntamento per il giorno dopo. Arrivati all'appartamento non troviamo la nostra giuda all'esterno come invece avevamo concordato. Pensando a un semplice ritardo o contrattempo saliamo e una volta dentro vediamo Cheng legato a una sedia imbavagliato, tremante e in lacrime. Chiudiamo la porta e sentiamo una voce alle nostre spalle che ci da la buonasera... è un giapponese che si presenta come Isoge Taro. Per prima cosa si inchina davanti a noi chiedendo scusa per l'intrusione: voleva parlarci in privato e il nostro assistente cinese si era rifiutato di farlo entrare, quindi è stato costretto a immobilizzarlo. Lo libera e ci chiede di congedare il ragazzo, che si getta ai piedi di Alain implorando per mantenere il lavoro e se ne va felice quando Angela lo convoca per la mattina successiva regalandogli cinque dollari extra per lo spavento. Una volta soli Isoge Taro dice di sapere che stiamo cercando Brady, ci ha visto fare domande al bar della Tigre Ubriaca. Rivela di averci seguito perché lui stesso sta cercando la stessa persona, ma resta molto vago sul motivo parlando di interessi superiori che potrebbero salvare molte vite. Dice che hanno setacciato gli alberghi ma non hanno trovato tracce. Ci prega, nel caso lo trovassimo, di spiegargli che lo vuole incontrare nel luogo e alle condizioni che riterrà migliori. Ci conferma quello che sospettavamo, non siamo i soli a cercarlo. Armand cerca di sondare il terreno iniziando a rivelare qualcosa delle nostre vicende e dei nostri scopi, supponendo che coincidano con quelli del giapponese, ma questi rimane fin da subito abbastanza stupito e mostra incredulità, quindi Lussac non insiste. Taro dice di essere interessato a quello che sta facendo ora Brady, non a quello che può aver fatto in passato. Ci spiega che uno dei soggetti che ci stava seguendo l'ha fatto eliminare lui. Dietro tutto questo ci sarebbe una donna. Gli affidiamo il coltello con la scimmia perché lo faccia esaminare a una persona di sua conoscenza, e lo preghiamo di mettere qualcuno a sorvegliare gli spostamenti del nostro interprete Cheng. Ci congediamo dandoci appuntamento dopo tre giorni. Per contattarlo ci basterà lasciare una lettera a Chi Ghian Thao, il gestore di una bettola in Lantern Street. E' il momento di concederci qualche ora di meritato riposo.
giovedì 15 ottobre 1925
Scendiamo dopo una veloce colazione e ci incontriamo con Cheng che ci aspetta puntuale. Troviamo un biglietto nella posta: "Una gita in barca? Può essere un bel modo per viaggiare per Shanghai. Incontriamoci domani sera alle 19 al molo 4. Vostra Valery Cox". Accompagniamo Mabus a una clinica di lusso per occidentali per trovare lavoro, ma la cosa non va a buon fine. Ci presentiamo così al museo Etnografico con i reperti che abbiamo raccolto durante gli ultimi mesi. Mao ci accoglie calorosamente e ci annuncia che Mu Hsien ha accettato di incontrarci. E' rimasto molto colpito dalla nostra storia - dice - e anche se probabilmente sarà eccessivo nel fare domande dovremmo avere pazienza perché è molto anziano. Mao ci introduce nel salottino del giorno precedente e ci offre del the con i pasticcini: mentre siamo parlando del culto che tentiamo di debellare e cerchiamo di individuare quale sia la sua manifestazione "cinese" una voce fine come pergamena termina la nostra frase con le parole "è la setta della Femmina Obesa". Un uomo molto basso e anziano è entrato nella stanza e dopo un profondo inchino nei nostri confronti si è seduto pregandoci di andare avanti e apparentemente assopendosi: si tratta di Mu Hsien. Deborah ci segnala che non riscontra malvagità in lui. Quando gli raccontiamo della statua rinvenuta nello scantinato della fondazione Penhew nella cassa contrassegnata "Ho Fong" ci chiede una descrizione accurata e sembra corrispondere alle sue aspettative: "un essere oscuro, senza testa e con molte mammelle". Mostriamo le foto con le mappe e i tre punti contrassegnati da gioielli ipotizzando che il pericolo venga dal mare, ma l'incartapecorito studioso ci interrompe nuovamente: "Non dal mare, il pericolo viene dal cielo". Riveliamo i dettagli della nostra vicenda decidendo di fidarci completamente e mostrando ai due gli oggetti che abbiamo portato con noi. Hsien ci esorta a sbarazzarci dei frammenti della maschera kenyota rotta, bollandola come sommamente malvagia. Non mostra particolare interesse per nessuno degli altri oggetti finché non gli mostriamo il sigillo infranto della piramide rossa. Chiede di poterlo trattenere per qualche giorno per esaminarlo al meglio, poi ce lo restituirà e ci farà sapere l'esito dei suoi studi. Hsien si congeda abbastanza bruscamente adducendo stanchezza dovuta all'età. Mao ci prega di scusarlo e dice che conoscendolo andrà a studiare la cosa e a meditare sulle nostre rivelazioni. Salutiamo Mao chiedendogli di trovare qualcuno che sappia interpretare temporalmente e geograficamente le nostre foto, che gli lasciamo in consegna facendo delle copie per noi per ogni evenienza. Usciamo in strada verso le una del pomeriggio ed Alain inizia a girare gli hotel di lusso internazionali per cercare tracce di Brady. Nessuno l'ha visto, e quando il professore sta tornando all'appartamento si rende conto che qualcuno lo sta seguendo. Nel frattempo Armand cerca nei bordelli notizie di Cho Mei Lihn, ma senza successo. Mabus tenta di trovare lavoro presso un'altra clinica e questa volta sembra che siano interessati al suo operato. Gli viene chiesto di ripresentarsi con delle credenziali, lettere di referenza e diploma. Nel tardo pomeriggio decidiamo che all'appuntamento con la signorina Cox si presenteranno soltanto i più giovani: Deborah, Armand e Mabus. Al molo 4 è ormeggiata una barca, la "Princess two". Due marinai cinesi fanno cenno ai tre di salire a bordo dove è apparecchiato un succulento banchetto. La barca molla gli ormeggi e dopo qualche minuto vengono raggiunti dalla loro ospite, elegante come sempre. Valery inizia a parlare di sette religiose rimanendo sul vago e alludendo chiaramente a qualcosa d'altro, mentre accompagna i tre sul ponte e mostra loro uno scorcio dei moli con un grande magazzino. I nostri intuiscono che si tratti di uno di quelli di Ho Fong, ma non notano niente di strano. Lei sorride aggiungendo che non dovrebbero notare qualcosa di particolare, piuttosto concentrare la loro attenzione su cosa manchi. In effetti manca l'imbarcazione "Oscura Signora", e la Cox sostiene di sapere dove sia andata. Riaccompagna Mabus, Deborah e Armand sulla terraferma proponendo un ennesimo scambio: rivelerà la meta dell'Oscura Signora in cambio del contatto con Brady. I nostri scendono e mentre si allontanano vengono raggiunti dalla voce leggiadra della signorina: "Un'informazione gratuita: attenti alle scimmie".
venerdì 16 ottobre 1925
Al mattino scriviamo una lettera da lasciare alla bettola di Lantern Street per contattare Isoge Taro. Alain telefona ai genitori di John per informarli della morte tragica in Kenya del secondo figlio ma il padre non si rassegna alla notizia e continua a credere che sia tutto uno scherzo organizzato dal discolo. Alain decide di non insistere oltre e lasciare che la speranza sopravviva nell'uomo. Telefona poi a Erica Carlyle e riesce finalmente a parlare con lei. La informa del fatto che il fratello Roger è ancora vivo ma lei sulle prime pensa sia una delle molte telefonate che riceve tese a spillarle soldi con false rivelazioni. Il professor Delacroix, di cui lei sembra non avere memoria, riesce a suscitare l'interesse della ricca signorina dicendo di non volere soldi e rivelando il luogo, la situazione e il nome fittizio (Randolph Carter) dove si trova il fratello creduto morto. Lei annota il numero telefonico della clinica di Hong Kong e dice che chiamerà. Se risulterà tutto vero prega Delacroix di presentarsi alla sua villa a New York al suo ritorno. Alain la saluta lasciandole un contatto telefonico. Usciamo tutti insieme per andare al Museo Etnografico nel caso ci fossero novità, ma dopo poco che ci siamo incamminati un uomo intabarrato in modo che non si veda il volto urta Angela e gli cade un foglietto. Mentre si china per raccoglierlo sussurra alla giornalista: "Sono Jack Brady, incontriamoci più tardi al Club dei Marinai. Non andate al Museo". Poi si allontana rapidamente confondendosi fra la folla e facendo perdere istantaneamente le sue tracce...
Angela finge uno svenimento e si fa riaccompagnare dagli altri nell'appartamento per concordare la linea d'azione all'insaputa della guida. Prendiamo in considerazione l'ipotesi di uscire non visti usando la polvere di Ibn-Ghazi preparata da Deborah, ma la scartiamo per i troppi rischi legati alla durata, che lei stessa non conosce precisamente. Decidiamo così di dividerci in due gruppi: prima escono Mabus e Robin che si fanno accompagnare alla redazione dal nostro traduttore, successivamente gli altri scendono e prendono due risciò per depistare più facilmente eventuali inseguitori. Armand nota che effettivamente un tipo ha preso un altro risciò subito dopo di noi, e ci segue a una trentina di metri di distanza. Comunica la sua scoperta agli altri e dopo qualche minuto Alain ordina al suo ciclista di svoltare a destra in un vicolo e proseguire nel suo giro mentre scende al volo insieme agli altri. L'operazione va abbastanza bene, considerando l'età e le condizioni fisiche del nostro gruppo: Alain e Armand non hanno problemi, Deborah inciampa ma riesce a riprendersi prima di cadere. Soltanto Angela, forse anche a causa dello stato di gravidanza, atterra in malo modo procurandosi una brutta distorsione alla caviglia. Gli uomini la sollevano per le braccia e la trascinano rapidamente all'interno di un bar molto frequentato dove si confondono fra i locali appena in tempo per veder passare dalla vetrata il risciò col tipo che ci insegue che prosegue ignaro del nostro depistaggio. Facciamo passare qualche secondo e poi ci rituffiamo in strada, cercando un'arteria principale per noleggiare due nuovi risciò che ci conducano all'appuntamento al Club dei Marinai. Finalmente giungiamo sul posto, ma Armand è nuovamente convinto che qualcuno ci stia ancora seguendo nonostante le nostre precauzioni. Ormai siamo in ballo e non possiamo farci niente: entriamo nel locale che è molto affollato. Tutti i tavoli sono occupati, ma notiamo subito in fondo alla sala una persona seduta da sola con un cappello calcato sulla testa che ne nasconde il volto: è l'uomo che ha urtato Angela al mattino, ma ancora non sappiamo chi effettivamente sia. Ci avviciniamo e questi alzando la testa e mostrando i lineamenti europei esclama beffardo: "Finalmente, ce ne avete messo di tempo". Adesso ne abbiamo la certezza: dopo tanti tentativi falliti siamo al cospetto di Jack Brady, l'uomo più ricercato d'oriente, che dopo averci invitato a sedere inizia a parlare:
"Mi chiamo Jack Brady. Ho sentito che mi cercate. Posso concedervi poco tempo e risponderò ad alcune domande. Ho saputo anche che non siete riusciti a parlare con Jackson Elias. Se per voi è lo stesso, voglio raccontarvi alcune cose; le domande a dopo. "Per quanto ne so, siamo tutti nei guai fino al collo. Più la situazione diventa chiara, più sono spaventato. Quando ho vuotato il sacco con Jackson pensavo che qualcuno avrebbe letto il suo libro e avrebbe preso iniziative contro il culto. Mi dispiace che abbia fatto una brutta fine, poveraccio; eravate amici? Non importa. Comunque lo misi sul chi vive e gli spiattellai tutta la verità. E voglio avvisare anche voi: il culto fa il gioco duro! O forse - aggiunge ridacchiando - anche delle pappemolle come voi lo sanno già? "Bene, sapevo fin dal principio che la negretta di Roger ci avrebbe messo nei pasticci. Era furba, e lo teneva in pugno. Anche lui avrebbe dovuto capire che quella donna era una fonte di guai: più le stava intorno, più gli incubi peggioravano. Pensai così che andare in Egitto fosse un'ottima idea: capite? Voglio dire, la storia con la negra sarebbe finita e tutto sarebbe tornato come prima. Voglio bene a Roger... gli devo molto! "Per un po' tutto sembrò procedere per il meglio. La tappa a Londra è stata piacevole, ma dopo l'arrivo al Cairo Roger cominciò di nuovo a sognare l'incontro con un Dio e fesserie del genere. Ma a quel punto aveva smesso di bere, e la squinzia non c'era più; in pratica, il Roger "guarito" prese a comportarsi in modo ancor più strano del "vecchio" Roger! Caro Jack (mi son detto) ti aspettano grane ancor più grosse! "Pagai Faraz Najir per il suo ciarpame, e Roger, dopo averlo esaminato per un bel pezzo, cominciò a dar fuori di testa. Tra le altre cose c'era un busto nero, che Roger stava a guardare per ore ed ore, ed una mappa che non si stancava mai di studiare, come se fosse una bella pupa, mi capite? Cominciò a dirmi che avremmo incontrato il Dio dopo che lui avesse distrutto l'occhio ed aperto la strada. "Quel dannato strizzacervelli di Houston avrebbe dovuto curare Roger, ma ottenne solo di incoraggiarne la follia. Poi, la prima notte a Dahshur, dopo aver risalito il Nilo, Roger uscì dalla tenda e si arrampicò sulla Piramide Rossa. Avete mai scalato una piramide? Beh, che cavolo, sono molto ripide! Ma Roger si arrampicava come una scimmia. Non guardava mai indietro e non aveva la minima esitazione: mi convinsi che era ormai completamente impazzito. Ma - aggiunge ridacchiando amaramente - lo seguii. "Sì, dovevo essere diventato matto anch'io! La Piramide Rossa è fatta per i primi due terzi di grossi blocchi, disposti come se un bambino un po' scemo avesse ammucchiato qualche milione di mattonelle da costruzione. In origine gli spazi tra un blocco e l'altro erano coperti di pietra liscia e levigata, ma in seguito gli egiziani se la sono fregata per usarla come materiale da costruzione: solo che la parte più alta era troppo difficile da sgraffignare, vedete, così lasciarono l'opera a metà. Ma Roger si arrampicava rapido e sicuro anche sulle pietre più levigate; continuavo a stargli dietro e mi dolevano gli occhi per la continua ricerca di appigli per non scivolare e sfracellarmi ai piedi di quella dannata piramide! Comunque, sul cocuzzolo c'era un piccolo spiazzo. Qui Roger indossò una veste e cominciò a recitare strani versi; era del tutto fuori di sé. Poi, all'improvviso, ci fu una stramaledetta esplosione, accompagnata da boati di ogni sorta e da un intenso lampo rosso. Mi schiacciai contro la parete fin quando ritenni passato il pericolo. Roger mi guardò negli occhi e mi disse: «L'occhio è andato, Jack. Adesso possiamo essere degli Dei». "Furono queste le sue esatte parole. Accanto a lui c'era un grosso squarcio nella pietra, che sembrava dannatamente recente. Quando sono tornato sul posto, il giorno dopo, lo squarcio era stato riempito, come se la piramide si fosse riparata da sola. Però ho trovato vicino alla base della piramide un frammento di pietra che sembrava adattarsi alla perfezione allo squarcio che avevo visto. E, sul frammento, era impresso questo simbolo". (Scarabocchia un simbolo misterioso, che a una prima analisi al professor Delacroix sembra proprio essere la parte mancante che completerebbe quello impresso sul sigillo in loro possesso).
"Adesso so cos'era: la sua potente magia teneva in scacco le forze del male e Roger, deliberatamente, l'aveva infranta. "Due giorni dopo, tutta la banda (Penhew, Roger, Houston e Patty) mi piantò in asso e sparì dentro quella piramide sbilenca. Alcuni operai egiziani, incaricati di cercarli, uscirono di corsa urlando che la piramide aveva divorato i rispettabili scienziati, ahimè, ahimè, ahimè! Tombola! Il campo fu deserto in un battibaleno, e dopo cinque minuti ero solo come un cane. Bene, entrai da solo. Ma dentro non c'era davvero nessuno. Cominciavo a preoccuparmi. Comunque, dopo un bel pezzo, tutti riemersero dalla piramide. Roger disse che erano stati in Egitto, nel vero Antico Egitto: e questa è la cosa più sensata fra quelle che disse! Penhew sembrava ringiovanito di cinque anni, ed anche Patty e Houston sembravano in qualche modo cambiati. Nessuno volle spiegarmi dove erano stati e non sembravano preoccupati della difficoltà di trovare nuovo personale. "Da quel giorno, tutte le volte che mi svegliavo nel cuore della notte li sentivo parlottare in una strana lingua, che non avevo mai sentito prima. Un sera, infine, Roger disse che voleva mostrarmi il potere che aveva acquisito. Andò nel deserto con un manipolo di arabi, e tutti cominciarono a gridare ed a cantare strofe incomprensibili, mentre Penhew batteva sul tamburo che avevamo avuto da Najir. Quando quelle creature disgustose cominciarono a sbucare dalla sabbia e a divorare gli arabi, mentre Roger e gli altri ridevano come matti, pensai che era il momento di squagliarsela, sapete com'è, naturalmente urlando a squarciagola. Roger mi ritrovò il giorno dopo e mi avvisò che avrei fatto meglio a cambiare atteggiamento. Sapete, gli ero debitore e non lo avrei abbandonato, ma da quel giorno cominciai a vedere le cose sotto una luce ben diversa". "Poi - continua concitato - andammo in Kenya, e durante il viaggio Roger mi istruiva. Avevamo trovato un vero Dio, diceva, che avrebbe governato la Terra; e noi con lui, poiché eravamo i prescelti. Il Dio ci aveva scelto per aprire la strada del suo ritorno. Avevo sentito (e soprattutto avevo visto) abbastanza per dargli retta. Con il trascorrere delle settimane sembrava sempre più giovane e vigoroso, mentre Patty era quasi sempre malata. Stavamo per lasciare Nairobi, diretti da qualche parte tra le montagne, in un luogo dove non c'erano fiumi, nè ferrovie, nè polizia, e nessuna faccia amichevole. Ho immaginato che il vecchio Jack non sarebbe sopravvissuto a lungo da quelle parti, così cercai di giocare in anticipo. L'ultima notte che trascorremmo a Nairobi ho narcotizzato Roger, sono salito con lui su un treno fuori programma e con biglietti di sola andata per Mombasa. "In seguito, lessi sui giornali che i miei timori erano anche troppo fondati. Le notizie parlavano di numerosi morti, ma Penhew, Houston e Patty Masters non erano tra i cadaveri. "In ogni caso, il mio piano procedeva senza intoppi; succede sempre così quando pensi poco e hai soldi a sufficienza. Appena arrivati a Mombasa, trovai un pescatore disposto a portarci a Zanzibar per pochi dollari. Lì prendemmo un battello arabo fino a Durban, da dove (dopo esserci tinti i capelli ed aver comprato abiti decenti) salpammo alla volta di Perth. "Sul treno per Mombasa, Roger si era fatto una bella dormita, ed al risveglio sembrava cambiato... oserei dire guarito. Pensai che la lontananza dagli altri lo avrebbe presto riportato alla normalità, e gli dissi che eravamo nei guai fino al collo e che dovevamo nasconderci; gli ricordai degli arabi uccisi in Egitto, di tutte le varie panzane sugli Dei e via dicendo. Ricordava tutto, ma in un modo o nell'altro sembrava non attribuire molta importanza a quegli avvenimenti. Comunque, Roger capiva la situazione. Dopo circa una settimana, però, gli incubi ricominciarono, e stavolta gli diedero il colpo fatale... probabilmente perché cominciava per la prima volta a rendersi conto di quali atti orribili si era macchiato! "Sotto le armi ero stato a Shanghai, ed avevo molti amici in questa città. Purtroppo però, una volta arrivati ad Hong Kong Roger non era più in condizioni di proseguire: aveva paura anche delle ombre ed urlava di terrore al solo cadere di una foglia! Allora l'ho ricoverato in un manicomio di Hong Kong... ho speso quasi tutti i soldi rimasti per sistemarlo nel migliore dei modi. Poi sono venuto a Shanghai; pensavo che non avrei più rivisto nessun membro di quella dannata spedizione, a parte il povero Roger, e continuai a pensarlo fino a quando, un giorno, guardando col binocolo, non ho visto, che mi venisse! Proprio Sir Aubrey Penhew che si pavoneggiava sul ponte della Oscura Signora".
Dopo questo lungo sfogo che conferma i nostri peggiori sospetti abbiamo poco tempo per le mille domande e curiosità che ci assillano, visto che Brady ci assicura che il luogo è sicuro e qui è in mezzo ad amici, inoltre pensano che il posto sia già stato battuto.
Prima però mostriamo al nostro interlocutore lo schizzo della parte di sigillo che abbiamo lasciato al museo (Jack ci rivela che anche lui ha lasciato il suo al saggio Mu Hsien che sta studiando il tutto). L'unione dei due schizzi completa il sigillo, che rappresenta l'Occhio della Luce e delle Tenebre. Mu Hsien si sta dedicando anche allo studio dei libri di Hasan, che lo stesso Brady ha rubato a Lin Tang Yu, un vecchio mandarino (il cui simbolo è la scimmia) che ha sguinzagliato i suoi seguaci in giro per recuperare il maltolto. Il libro serve per apprendere come sigillare di nuovo quello che è stato liberato con la rottura del sigillo. Raccontiamo rapidamente tutte le nostre peripezie, avendo conferma dell'appartenenza al culto fra gli altri di Omar Shakti, Ahja e Tandoor Singh. Appena il tempo per raccomandarci di nuovo di non andare al museo e attendere che loro siano pronti per l'azione che il nostro buon Jack cambia espressione dicendoci "Effettivamente eravate seguiti". Nel locale entra Isoge Taro con due scagnozzi e si avvicina al nostro tavolo. "In ogni caso, volenti o nolenti - dice - mi avete condotto dalla persona che cercavo". Sostiene di inseguire l'americano perché questi si starebbe occupando di un'arma molto potente, non meglio descritta. Il Giappone - spergiura - non vuole che i progetti cadano in mani sbagliate o vengano venduti a paesi nemici, preferisce distruggerli. Brady ribatte di non sapere di cosa si stia parlando e Taro se ne va dicendo di non prenderlo in giro e che concederà all'americano qualche giorno per pensarci su e poi contattarlo. Jack si congeda dicendoci che preferisce non incontrare nessuno e rimanere nascosto, e così suggerisce di fare a noi in attesa della sua convocazione per passare all'azione. Si dilegua da una porta sul retro mentre noi, appena usciti sul molo, veniamo affiancati da un'imbarcazione dalla quale proviene una voce femminile ormai nota: si tratta di Valery Cox che ci invita a salire a bordo per un passaggio, nel frattempo potremmo parlare. Notata la nostra riluttanza si appella al professor Delacroix che alla fine convince anche gli altri a salire. Mentre viene servito un pasto succulento Valery dimostra di sapere del nostro incontro recente: ci rivela di essere un agente che lavora per il governo degli Stati Uniti incaricata di fare indagini su una non meglio identificata arma che sarebbe l'obiettivo anche di numerose potenze straniere, fra cui il Giappone dell'individuo che ha visto uscire dal Club. Si appella al nostro amor di patria per convincerla ad aiutarla e a parlare con Brady, che lei sembra ritenere come il contrammiraglio giapponese la chiave della sua missione. Le facciamo presente che secondo il nostro modesto parere sta prendendo un abbaglio come il suo collega nipponico, e che quella di cui hanno sentito parlare molto probabilmente non è un'arma del senso convenzionale del termine. Le insiste, dice che il suo governo ha intercettato una nave commerciale proveniente dall'India diretta probabilmente da Ho-Fong carica di pannelli metallici (simili a quelli visti da Deborah nel cortile sul retro della fondazione Penhew?) con elettronica incomprensibile per gli scienziati statunitensi. Prima di lasciarci scendere ben sazi e satolli ci comunica che nel caso volessimo tornare a New York una nave militare in cui potremmo salire partirà a breve. Detto questo, ci lascia un biglietto con un numero di telefono per contattarla. Noi le consigliamo di tenere d'occhio Ho Fong e di farci avere delle carte nautiche del sud est della Cina.
sabato 17 ottobre 1925
Dopo la movimentata giornata di venerdì cerchiamo di muoverci il meno possibile e Angela, Alain e Armand vanno allo "Shanghai Carrier" per non dare troppo nell'occhio. Qui leggono le ultime notizie e trovano una notizia inconsueta. La zona portuale è stata flagellata da omicidi efferati le cui vittime sono state trovate senza braccia. La polizia parla di un maniaco. Per il resto niente da segnalare. Deborah riprende a dedicarsi allo studio dell'antica pergamena egizia.
domenica 18 ottobre 1925
"L'Oscura Signora" di Ho Fong è attraccata di nuovo al porto.
lunedì 19 ottobre 1925
Finalmente Deborah riesce a penetrare i segreti racchiusi nei vecchi geroglifici: si tratta di un incantesimo che consente alla persona che lo apprende di mutare il proprio aspetto fisico in quello di chiunque si abbia una buona conoscenza visuale. Non resiste alla tentazione e lo prova davanti ad Armand. Dopo alcuni minuti in cui cantilena in una lingua arcana, si trasforma effettivamente sotto gli occhi del francese in una copia perfetta, anche negli atteggiamenti, di Valery Cox. Dopo qualche minuto inverte il processo e torna se stessa, rimanendo sconvolta dall'operazione, così come lo è Lussac.
martedì 20 ottobre 1925
Un cinese bussa alla nostra porta e ci lascia il pranzo: all'interno c'è un cartiglio firmato da Brady che ci convoca per la sera successiva alle 22 presso i magazzini Sung.
mercoledì 21 ottobre 1925
Passiamo la giornata a riposare, in attesa dell'appuntamento serale. Usciamo dopo cena cercando per quanto possibile di non essere seguiti e ci rechiamo ai magazzini luogo dell'appuntamento con Jack. Brady è già arrivato e ci fa entrare nel capannone che è pieno di cinesi abbigliati in maniera particolare e con cinture di colori diversi. Ci presenta il signor Sung, proprietario del magazzino (è, ci sovviene, l'autore del bonifico per la clinica psichiatrica che ospita Carlyle) e il signor Chu, capo dell'organizzazione "Nuova Cina" che mira a rovesciare il corrotto governo attuale. Dice che ci aiuteranno nella nostra difficile impresa. Dopo pochi minuti ci raggiunge Mu Hsien accompagnato da Mao. Il saggio ha terminato le sue ricerche: si sta preparando qualcosa di doloroso. "Adesso conosciamo la localizzazione - esclama Jack - non sarà facile ma ci opporremo. Avevo sperato che Elias avrebbe pubblicato il suo libro e aperto gli occhi a molti, che saremmo stati in tanti a ribellarci. Purtroppo è stato ucciso prima di poter divulgare la notizia e ora tocca a noi lottare per la salvezza del genere umano". Prende la parola Mu Hsien che spiega le conclusioni a cui è giunto: "Dopo aver tradotto e studiato i testi ed aver esaminato le vostre due parti di sigillo ho capito che con la collaborazione di molti "giusti" e "sangue innocente" ce la faremo. Abbiamo individuato l'obiettivo: un insieme di scogli chiamato l'"Isola del Drago Grigio". Si tratta di un'isola vulcanica inattiva a sud est di qui dove i nostri infiltrati pescatori hanno scoperto, alcuni pagando con la vita, che ogni tanto si raccolgono assembramenti di persone. L'isola è sorvegliata, ma la sorveglianza si allenta in concomitanza di certi giorni. Occorre ripristinare il sigillo, sia laggiù che nel sito in Africa, e occorre farlo in fretta, prima della data fatidica indicata anche dalle vostre foto che sarà il 14 gennaio del 1926, quando un'eclissi molto estesa interesserà metà del mondo, collegando i due punti attraverso l'altro che avete segnato nella foto ad est dell'India. Agiremo fra due giorni, quando prevediamo ci sarà minor sorveglianza. Ci divideremo in tre squadre: due saranno comandate da Chu e Brady, che attaccheranno l'isola da ovest e est per ripulire il passaggio. Sung si occuperà delle retrovie e dell'artiglieria. Io partirò con lui e con voi, se volete partecipare, dopo circa mezz'ora quando la strada sarà sgombra. Ci terremo in contatto con dei segnali luminosi. Una volta a terra dovremo cercare e trovare il punto esatto dove ricomporre il sigillo attraverso un rituale che creerà l'"Occhio della Luce e delle Tenebre". Inutile aggiungere che qualcosa ancora ci sfugge: come conciliare l'impegno dei "giusti" con la necessità di "sangue innocente"? Probabilmente soltanto una volta giunti sul posto avremo le risposte che cerchiamo. Nel frattempo discutiamo della faccenda in privato con Mu Hsien, che ci traduce il testo integrale del brano scelto dai sette Manoscritti criptici su cui ha studiato. Non riusciamo però a trarre conclusioni certe e i pareri su come agire sono discordanti. Sappiamo soltanto che la notte della prima luna occorre riprodurre il rituale che creerà il sigillo. La pupilla dell'Occhio della luce e delle tenebre andrà riempita di sangue innocente ogni ora, ripetendo una formula arcana, fino al tramontare della luna. Il sigillo, che andrà posto vicino all'origine del male e in un luogo elevato, entrerà in funzione soltanto la notte successiva alla sua realizzazione. Mentre Jack ripassa con noi ancora una volta il piano, descrivendoci l'isolotto su cui effettueremo l'attacco, Angela ne approfitta per farsi visitare da un medico cinese di fiducia di Mu Hsien e... sorpresa: il dottore dice che sta bene e non è in stato interessante. Che Mabus abbia preso un abbaglio? Informato, la visita a sua volta e conferma la sua diagnosi: secondo lui è incinta. Deborah sventola il suo scacciamosche sulla giornalista e continua a percepire una grande malvagità. Per evitare la possibilità di essere seguiti decidiamo di non tornare al nostro appartamento e attendere nel capannone la partenza, che è prevista per la sera del giorno dopo. Andiamo a riposare.
giovedì 22 ottobre 1925
Rimaniamo nascosti per l'intera giornata mentre fervono i preparativi. Le tre imbarcazioni che impiegheremo nel raid vengono caricate di tutto il necessario da anonimi operai cinesi, mentre i cinquanta esperti di arti marziali e di uso dell'arma bianca che ci accompagneranno riposano. Alle 20 i tre motopescherecci puntuali levano l'ancora: siamo tutti imbarcati con Jack tranne Deborah che è sull'imbarcazione con Mu Hsien che impiegherà il tempo del viaggio per tentare di insegnarle il rituale di creazione del sigillo. Nella terza imbarcazione c'è invece mister Chu. Dopo qualche ora di navigazione ci rendiamo conto che stiamo dirigendoci verso sud est, ben lontano dal luogo segnato sulla nostra foto. Lo facciamo presente a Brady che acconsente ad accostare all'imbarcazione di Mu Hsien per discutere con lui della rotta. Dopo un breve conciliabolo con l'anziano saggio, ed esaminando anche il punto segnato in Africa e le coste delle varie terre, ne deduciamo che il punto sia solamente indicativo e approssimativo. Per inciso, seguendo questo ragionamento, Mu Hsien chiede al professor Delacroix quale sia secondo lui il punto dove piazzare il sigillo in Africa: presso la montagna del Vento Nero in Kenya oppure in Egitto alla piramide romboidale. Alain risponde che secondo lui il punto è quest'ultimo, basando il suo ragionamento sulle profezie ottenute dalla Signora dei gatti di Baste nella città dei morti al Cairo e dal vecchio saggio Bundari in Kenya. Entrambi si sono raccomandati di "ripristinare il sigillo infranto prima della data fatidica" che, ormai ne siamo quasi certi, sembra essere il 14 gennaio del 1926. Interrogato al riguardo, Mu Hsien rivela che secondo i libri Criptici da lui studiati "il pericolo e il male verranno dall'alto, attraverso uno squarcio nello spazio - tempo". Riprendiamo la navigazione seguendo la rotta originale.
venerdì 23 ottobre 1925
Il viaggio per mare continua tranquillamente senza novità da segnalare. L'arrivo a destinazione è previsto per il 25 ottobre.
sabato 24 ottobre 1925
Durante la notte veniamo svegliati nelle nostre cuccette da Brady, che ci convoca in coperta dicendo che abbiamo visite: guai in arrivo. Appena usciti all'aria aperta i nostri occhi vengono investiti da una grande luminosità: sono le luci di una imponente nave militare appartenente agli Stati Uniti. Jack dice che siamo richiesti a bordo e lo accompagnano Robin, Mabus, Alain ed Armand. Veniamo scortati dall'ammiraglio Clarck, che si scusa del prelevamento forzato e una volta appurata la nazionalità francese di Lussac lo fa riaccompagnare sul motopeschereccio: vuole parlare solo con cittadini statunitensi. L'ammiraglio, pur conoscendola già chiaramente, vuole sapere la nostra destinazione. Jack prova a tergiversare con atteggiamento da duro, ma appare subito chiaro che con i militari non conviene molto discutere. Ci viene fatto velatamente capire che se non collaborassimo potremmo addirittura essere accusati di tradimento, noi ribadiamo che l'arma che cercano non esiste, almeno nella forma che si aspettano, e che stiamo andando all'isola da loro definita "senza alcuna importanza strategica" per scongiurare una minaccia all'umanità. Clarck decide che ci accompagnerà e che farà sbarcare con noi sull'isola una sua squadra al comando del capitano Stewart, al quale anche noi dovremo obbedire in tutto. Noi scenderemo in qualità di consulenti accompagnati da un altro civile e dovremo restare nelle retrovie. Jack fa buon viso a cattiva sorte e spiegando che nel caso sbarcassimo non il giorno stesso ma quello successivo potremmo contare sul fattore sorpresa dimostra di parlare una lingua comprensibile all'ammiraglio, che concede di attenersi alle tempistiche previste. Veniamo congedati per essere riaccompagnati sui motopescherecci, e nell'uscire Jack non rinuncia all'ultima parola: "Noi sappiamo cosa fare e lei, ammiraglio, rischia di mandare tutto in vacca". Una volta soli facciamo il punto sulla condotta da tenersi: Brady si defilerà e si atterrà al piano originale, così come Armand e Deborah che sbarcheranno mezz'ora prima degli altri insieme a quattro cinesi e due scout, mentre Robin, Alain e Mabus andranno con i militari facendo finta di nulla e tentando semmai di indirizzarli o ritardarli a seconda delle necessità. Passiamo la giornata in attesa riposando e affinando il piano.
domenica 25 ottobre 1925
A sera Mabus, Alain e Robin salgono nuovamente sulla nave da guerra statunitense: viene data loro una pistola a testa e vengono ripetute le consegne. lo scopo è perlustrare, nessun ingaggio previsto, sparare solo per difesa. I tre faranno parte del personale tecnico e saranno accompagnati da un altro civile e da due militari, preceduti dal capitano Stewart e altri dieci soldati. Al momento dello sbarco durante le ultime raccomandazioni dell'ammiraglio Clarck questi realizza che Jack non si trova e i suoi compagni spergiurano di non averlo più visto dopo il colloquio della notte precedente. Sull'isola, in lontananza, si scorgono delle luci. Alle 23 sbarcano i gruppi comandati da Brady e da Chu, seguiti dopo circa mezz'ora da Alain e Deborah accompagnati da altri sei cinesi, uomini fidati di Chu. Nel villaggio e nei sentieri trovano dei cadaveri (i due gruppi precedenti evidentemente sapevano il fatto suo), poi Deborah ode dei lamenti provenire da una capanna: ci sono delle donne incinta piangenti. I nostri decidono di proseguire tenendo spente le torce nonostante l'assenza della luna. Si dirigono verso il cratere del vulcano dove si vedono falò e sbuffi di fumo. Dopo qualche tempo, con delle scialuppe da sbarco molto veloci e silenziose, sbarca sulla spiaggia anche il gruppo dei militari accompagnato da Alain, Robin e Mabus: scoprono che l'altro civile non è altri che Valery Cox, che dopo aver salutato confabula con i nostri dicendo "come vedete ho riferito le vostre parole, ma non sono stata creduta". I soldati iniziano l'esplorazione e ben presto trovano le prime vittime e ricostruiscono l'accaduto e le tempistiche: sono molto efficienti. In una capanna trovano anche un'enorme veste gialla e nera, che andrebbe grande anche al più robusto dei marines. Infine trovano le donne in stato interessante. Alain chiede, appoggiandosi all'intercessione di Valery di poter parlare alle donne con l'ausilio dell'interprete e ottiene cinque minuti dove apprende che le sventurate sono state rapite da un villaggio di pescatori sulla costa quando i loro uomini erano in mare e sono state costrette ad accoppiarsi con uomini da sembianze orribili. Alcune delle loro compagne di prigionia hanno già partorito ma non le hanno più viste, né loro né i figli. Le vesti gialle e nere come quella che abbiamo trovato sono indossate da tutti gli abitanti dell'isola. Il capitano parla con Alain chiedendo cosa si aspetta di trovare: il professore accenna al culto ma il militare resta molto scettico. Nel frattempo i soldati rinvengono un cadavere diverso dagli altri. Mabus lo esamina: ha le dita delle mani palmate e gli occhi sporgenti e "pallati". E' raccapricciante, ma la cosa che più stupisce è il fatto che non possieda i caratteri fisiognomici tipici degli orientali. E' uno degli esemplari che si sono accoppiati con le prigioniere. Gli esploratori tornano dicendo di aver rintracciato le orme del passaggio di alcune persone prima di loro, almeno cinque. Il gruppo si rimette in marcia. Nel frattempo Deborah e Armand hanno raggiunto le pendici del vulcano e vedono che la strada in salita è ora illuminata da numerosi falò. Deborah scorge un'apertura con ai lati impressi dei simboli che alla studentessa sembrano proprio riprodurre le figure che aveva visto stagliarsi nel cielo durante la fuga dalla sinistra magione di Edward Gavigan sul mare, in Inghilterra. Decidono di entrare: il sentiero prosegue scendendo all'interno della montagna. E' buio ma in lontananza si vede una forte luce. Contemporaneamente l'altro gruppo prosegue verso il vulcano. All'improvviso il capitano Stewart ordina a tutti di fermarsi: i due esploratori hanno riferito della presenza della grotta alla sommità del terrapieno, dopo cira un chilometro di cammino. Il militare ordina di proseguire, pronti a entrare o ritirarsi a seconda della situazione. Mabus ode un forte rumore provenire dal mare, come un tuono, ma è sicuro che non sia stato un tuono. Per un attimo si vedono anche lampi e squarci nel buio cielo notturno. Delacroix estrae dallo zaino il cannocchiale e scruta, ma sembra non esserci più niente da vedere. Valery gli chiede cosa ha visto vedendolo agitato. Cerca di tranquillizzarlo dicendo che il nostro gruppo è protetto da militari ben addestrati e dalla copertura di una nave militare in assetto da combattimento, Alain ribatte che ha un brutto presentimento, e prega di sbagliarsi. Suggerisce alla bella spia di prepararsi a vedere qualcosa che potrebbe sconvolgerle la mente e il modo di vedere il mondo. Tutti si rimettono in marcia in fila indiana e arrivano nei paraggi del terrapieno quando il silenzio dell'isola viene lacerato da un rumore terrificante: in cielo si apre uno squarcio fasci di luce verde e blu, e da esso esce una creatura da incubo alta una dozzina di metri. Un'informe massa gelatinosa indescrivibile, con ali da pipistrello assurdamente piccole rispetto al resto del corpo, artigli al posto delle dita, dei tentacoli da polpo che si protendono dalla testa e dietro di essi due occhi che esprimono tutta la malvagità esistente nel mondo. L'orrore che sprigiona dall'essere stringe le menti dei poveri esseri umani in una gelida morsa e Robin impazzisce completamente e si lancia in una fuga incontrollata verso l'ingresso della grotta. Dopo un attimo di smarrimento Stewart ordina a tutti di seguirla all'interno, mentre cerca di radunare i suoi uomini per un eroico combattimento. Mabus Valery e Alain corrono all'interno della grotta senza guardare indietro. Il professore urla al capitano di mettersi in salvo insieme ai suoi uomini, ma senza successo. I tre scendono il budello a precipizio finché non si ricongiungono col gruppo di Deborah e Armand, che intanto ha provveduto a immobilizzare una sempre più scossa Robin. Dopo un attimo di respiro tornano i quattro cinesi mandati in avanscoperta dal primo gruppo e grazie alla traduzione della Cox si scopre che più avanti il percorso termina in una enorme cavità al cui centro in molti stanno lavorando a un ordigno metallico a forma di cilindro. Alain, Armand e Mabus decidono di scendere per sincerarsi di persona della situazione. C'è effettivamente lo scenario descritto dai cinesi. Subito dopo l'ingresso ci sono scaffali e armadietti con attrezzi strani e particolari. Delacroix, con l'ausilio del cannocchiale, nota che sul "silos" ci sono degli "operai" che stanno indirizzando delle fiamme blu con dei tubi metallici verso i fianchi della costruzione, che è ancorata al suolo e sostenuta da una dozzina di cavi metallici. Ai lati ci sono due pozze: una piena di magma ribollente e una piena di acqua calma. Accanto a quella piena di magma un umanoide orribile simile a quello di cui abbiamo trovato il cadavere sembra avere qualcosa in mano. Non sembrano esserci europei. Terminata l'esplorazione i tre tornano indietro fino a raggiungere gli altri: dall'esterno intanto spari, mitragliate e urla strazianti si stanno diradando. Non c'è tempo da perdere e non ci sono altre vie d'uscita: Deborah cosparge con la polvere di Ibn Ghazi il capo di Mabus e di Armand, che invisibili entrano nella grotta con l'intento di piazzare delle granate alla base di due dei sostegni del silos metallico. I due prodi entrano determinati ma una volta vicini al centro della grotta la loro vista coglie altri particolari: a un lato della grande stanza c'è una grande nicchia chiusa da sbarre, zeppa di prigionieri cinesi urlanti e gementi che protendono le mani verso l'esterno. Poco più oltre c'è anche un grande mucchio di cadaveri, tutti privi delle braccia. Infine, ed è la cosa che fa perdere momentaneamente la ragione al dottore provocandone lo svenimento, nascosto precedentemente allo sguardo dall'enorme cilindro metallico si erge un orrido simulacro della "Femmina Obesa", dai molti aculei, e su ogni spunzone è infilzato un braccio umano. Armand piazza la carica e si dirige verso la gabbia, tornando visibile proprio mentre sta cercando inutilmente di aprirla e dietro di lui la granata esplode distruggendo il sostegno. L'essere umanoide si dirige verso il corpo privo di sensi di Mabus, ma viene accolto da una scarica di fucili degli altri appostati all'ingresso. Stiamo per precipitarci all'interno con l'intento di lanciare tutti insieme le nostre granate verso il silos facendolo crollare al suolo con sopra tutti gli operai quando una voce in inglese rimbomba nella grotta: "Fossi in voi rimarrei fermo", ci intima!
Rimaniamo spiazzati guardandoci intorno, finché da una porta ricavata nel fianco laterale della grotta non esce un giovane europeo: al professor Delacroix l'intonazione della sua voce e il modo di muoversi ricordano una persona che ha conosciuto anni prima e con cui ha lavorato, solo che quella persona era sua coetanea, mentre il tipo che si avvicina con passo sciolto non dimostra neanche trent'anni. Eppure... "Mio caro professore - sorride sir Aubrey Penhew rivolgendosi ad Alain - quanto tempo è passato". Delacroix non perde tempo in chiacchiere e presa la mira col suo fucile spara colpendolo alla spalla. Penhew si lascia sfuggire una breve risata e pur perdendo sangue non dimostra di aver subito danni dalla ferita: "Non siate impulsivo. Spero che mi abbiate raggiunto per il giusto motivo. Un uomo della sua cultura vorrà sicuramente unirsi a me. Venga con i suoi amici nella mia dimora, troveremo sicuramente un accordo. Se non farete stupidaggini i miei non vi faranno alcun male". Detto questo, si volta e torna dalla porta da dove era uscito poco prima, incurante del sangue che esce dal foro nella sua spalla. Mabus si è appena ripreso ma cammina a malapena e viene sorretto da Armand, mentre Deborah ed Alain avanzano a loro volta verso la porta. Aggirato il silos vedono per la prima volta il simulacro della Femmina Obesa e ne restano molto turbati. Delacroix in particolare rimane sconvolto al punto da svenire: i suoi nervi sono al limite. Viene soccorso a sua volta e si rianima quel poco che gli consente di camminare, se accompagnato. Non è in grado di apprezzare le meraviglie che sono contenute all'interno della prima stanza, reperti della civiltà egizia che secondo il giudizio di Deborah sarebbero invidiati da qualsiasi museo al mondo, compreso quello del Cairo. Un'ulteriore porta conduce a un'altra stanza al cui centro si trova un trono su cui è assiso il professor Aubrey Penhew. Al suo fianco si trova un sarcofago d'oro aperto e pronto ad accogliere un occupante, interamente decorato con immagini disturbanti. Penhew fa appena in tempo a dare il benvenuto che si odono delle urla strazianti provenire dalla grotta: "I vostri amici cinesi - dice - non hanno voluto darmi ascolto e ora stanno passando i cinque minuti più spiacevoli della loro inutile vita. Ma professor Delacroix, la vedo provato... non si sente bene?". "Il povero Houston ha provato più volte a intercettarvi durante il vostro viaggio, ma come avete potuto constatare, senza molto successo. Avete visto di là il prodigio della tecnica che sto mettendo a punto: aprirà le porte alla nuova fede, e grazie alle mie nuove conoscenze a un nuovo DIO, non le fanfaluche delle religioni monoteiste. Siamo di fronte a una vera potenza che ci può far diventare Dei a nostra volta. Uomini della nostra cultura devono approfittarne. Ma ora il tempo è scaduto, è il momento della scelta. Stanno arrivando i veri padroni della terra e noi saremo i loro servi, e per questo avremo enormi vantaggi. Io stesso sono stato nell'antico Egitto, nel vero Egitto, e ne sarò il padrone. Perché lasciare i suoi tesori a uomini poco più che bestie, che non sanno apprezzarne il valore? Il futuro sarà per quelli come noi. L'essere là fuori è servito soltanto a scacciare delle mosche. La grande scienza è stata trasferita nell'oggetto nella grotta e una volta pronto sarà lanciato per farlo esplodere al largo delle coste dell'India, dove aprirà un varco che permetterà agli antichi Dei di tornare. La nostra organizzazione è molto potente e ramificata, Edward tiene ancora le fila da Londra. Ed è tutto merito di quello sciocco di Carlyle che i ha permesso di ottenere fondi illimitati con i quali abbiamo contattato il Dio. Adesso arrendetevi. Avete visto che le armi sono inutili, quindi posatele a terra. Professor Delacroix, prenda la sua decisione e convinca anche i suoi amici". Alain e gli altri abbassano le armi, e nel farlo si rendono conto dell'assenza di Valery. Tutti seguono Penhew che torna nella grotta incamminandosi verso il silos, che ormai abbiamo capito essere un enorme missile ancora privo dell'ogiva (dopotutto i governi di Usa e Giappone non avevano tutti i torti sulla presenza di un'arma spaventosa). Mabus e Alain camminano a fatica, sorretti dagli altri, e mentre osservano nella più cupa disperazione i corpi dei quattro cinesi che gli hanno accompagnati giacere al suolo privi di braccia e in un lago di sangue, all'improvviso da un'altra porta esce correndo la Cox che tenta di fuggire stringendo al petto dei rotoli di carta. Dalla polla piena di magma esce un enorme tentacolo che la afferra per la caviglia facendola cadere. Valery si volta e spara al tentacolo liberandosi, poi lancia una granata e fugge precipitosamente ma sbaglia mira e fa esplodere un altro sostegno del missile, che privo del secondo supporto inizia a inclinarsi pericolosamente sugli altri tubi di ferro, rompendone altri due. L'accaduto sembra finalmente incrinare la sicurezza di Penhew che si fa sfuggire un'orribile imprecazione e urla: "Pazzi, cosa state facendo?" - e si lancia di corsa verso la porta da dove era uscita la spia americana. Armand e Deborah ne approfittano per piazzare altre due cariche alla base di due degli ultimi sostegni e, dopo aver lanciato un'ultima granata nella porta dove è entrato Penhew si precipitano alla massima velocità possibile verso l'uscita sostenendo i compagni e evitando miracolosamente altri tentacoli che dalla polla si protendono ad afferrarli. Il missile , privo ormai di sostegni, crolla ed esplosioni si susseguono ad esplosioni finché una ancor più grande giunge dall'apertura laterale sommandosi alle altre in un unico enorme botto che distrugge mezza isola. Dal cratere qualcosa viene proiettato verso l'alto dei cieli per poi esplodere a sua volta. Una Valery Cox irriconoscibile è l'unica superstite a salire sulla nave militare, che si allontana dal luogo maledetto. Sul ponte, nella brezza notturna, Angela osserva con la morte nel cuore quel che resta dell'isola del Drago Grigio illuminata a giorno dalle esplosioni. Tutti i suoi compagni sono morti, sacrificando la loro vita per dare un futuro all'umanità. Tutto quello che resta di loro è il testamento del professor Alain Delacroix, contenente le sue ultime volontà. Angela soffoca le lacrime e volta la testa tornando sottocoperta, una mano che accarezza il ventre prominente nel quale sta crescendo una nuova vita... oppure uno dei Mille volti di Nyarlathotep!
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